DA ASSESSORE LEGA A CANDIDATO SINDACO CENTROSINISTRA: VOTO CAMPLI, CLAMOROSA MOSSA DI QUARESIMALE

3 Aprile 2024 21:12

Teramo - Politica

TERAMO – L’avvocato Pietro Quaresimale da assessore regionale leghista a candidato sindaco civico nella sua Campli, in provincia di Teramo, dove è già stato primo cittadino, pronto a dire addio ai salviniani, mancata la rielezione all’emiciclo, ferito dai colpi bassi di un partito diventato un vespaio.

Appoggiato addirittura dal Pd e altre forze del centrosinistra, contro il già ricandidato sindaco uscente del centrodestra, Federico Agostinelli.

Un colpo di scena clamoroso che è più di una ipotesi: domani il Pd si riunirà per valutare questa strada ritenuta machiavellicamente la migliore per sconfiggere un centrodestra dato in forte vantaggio, e già il lavoro dietro le quinte era stato avviato all’indomani delle regionali del 10 marzo, dai due big incontrastati del territorio, il rieletto consigliere regionale del Partito democratico, Sandro Mariani, camplese doc, e il presidente civico di centrosinistra della Provincia, e sindaco di Valle Castellana, Camillo D’Angelo, che ha solide amicizie anche nel centrodestra.





Quaresimale sotto le insegne della Lega fu nel 2019 tra i più votati in regione, con 8.838 preferenze, e questo gli valse l’assessorato, pesante, al Sociale, all’Università e all’Istruzione. Il 10 marzo complice il declino della Lega, ha preso comunque 5.596 voti, non sufficienti per la rielezione, di cui 918 nella sua Campli, molti per un comune di 6.630 abitanti, battuto però nel derby casalingo con 932 voti da Sandro Mariani.

Quaresimale ora è fuori dai giochi, neanche preso in  considerazione nella partita della giunta o di altre postazioni di potere nelle trattative avviate dal segretario regionale della Lega, Luigi D’Eramo, sottosegretario di Stato all’Agricoltura, con il rieletto presidente Marco Marsilio, di Fdi, e gli altri partiti della coalizione.

Quaresimale è dunque deluso dalla Lega, dal mancato appoggio dei vari referenti in provincia, e anche dal vicesegretario regionale, e sindaco di Giulianova, Jwan Costantini, che si dice abbia fatto votare non la Lega, il suo partito, con buona pace dunque anche di Quaresimale, ma il teramano Paolo Gatti di Fratelli d’Italia, che torna in Consiglio con oltre 10mila voti. Prima della clamorosa ipotesi del cambio di campo alle comunali di giugno, era circolata la voce di una candidatura di Quaresimale non con la Lega, ma con la lista del presidente.

Fatto sta che Quaresimale dopo il voto, è stato assente alla convention di Roma della Lega, e pure  alla segreteria regionale sulla analisi del voto convocata a Giulianova.





Poi dopo un lungo silenzio in un comunicato stampa ha detto che “mi dispiacerà in questa legislatura non sedere sui banchi del Consiglio regionale, ma questo non significa che non continuerò, con tutti gli strumenti, ad impegnarmi per il bene del territorio e della regione che amo”.

La fuoriuscita di Quaresimale sarebbe un ulteriore mazzata per il malconcio partito di D’Eramo, che alle regionali ha rimediato il 7,5% rispetto al 27,5% dei tempi d’oro del 2019, con 121mila voti persi per strada, anche per la fuga di metà dei dieci consiglieri e dei quattro assessori, durante la legislatura, che si sono portati dietro anche una carrettata di voti spesi a vantaggio di Fdi e Fi.

Certo per Mariani e e il Pd non sarà facile far capire all’elettorato questa scelta, che però da un punto di vista meramente tattico ha una sula logica, e basta guardare ai dati delle regionali: il centrodestra è vero che a Campli ha vinto con il 54,2% contro il 45,7% del centrosinistra del professor Luciano D’Amico, ma è anche vero che in assoluta controtendenza è la Lega il primo partito con 999 voti,  pari, al 29% contro il 17,8% di Fdi, e questi sono voti di Quaresimale, della sua roccaforte elettorale, più che della Lega. Dall’altra parte a Campli il primo partito in assoluto è il Pd, con 1.174 voti pari al 34,1%, con un quasi plebiscito per Mariani. Ergo per il centrosinistra l’unico modo per scalzare il sindaco Agostinelli, che resta il favorito, è quello di spaccare il fronte e unire le forze con chi nel centrodestra sente di aver fatto il suo tempo.

 

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