DALL’ACQUA AL GELATO: E’ L’ESTATE DEI RINCARI, FAMIGLIE ABRUZZESI IN CRESCENTE DIFFICOLTA’

25 Luglio 2023 08:28

L'Aquila - Cronaca

ROMA – Con l’arrivo del caldo intenso cambiano le abitudini alimentari degli italiani, che aumentano i consumi di prodotti freschi come frutta e verdura mentre spariscono dalle tavole i prodotti più grassi come insaccati e alcuni tipi di carne. Una modifica della dieta che si trasforma in una stangata per le tasche dei cittadini, considerato che i prezzi dei beni alimentari tipici dell’estate stanno subendo fortissimi rincari su tutto il territorio.





Aumenti che potrebbero proseguire nelle prossime settimane e investire prodotti derivati dal grano, a partire da pane e pasta: ciò come conseguenza sia dello stop dalla Russia all’accordo sulle esportazioni di grano, sia della crisi climatica che sta decimando le produzioni.

“Quest’anno preparare pietanze fresche o piatti tipici estivi come la classica insalata di riso, ma anche dissetanti aperitivi come l’intramontabile spritz, risulterà sensibilmente più costoso. – denuncia il Codacons Abruzzo – Il riso costa oggi il 32% in più rispetto allo scorso anno, i pomodori il 12,8% in più, mentre la voce radici, bulbi, funghi e altri vegetali (finocchi, carote, cipolle, aglio, asparagi, carciofi) ha subito aumenti medi del 23,6%; le patate sono rincarate addirittura del 26,9%, e per condire una pietanza con olio d’oliva occorre mettere in conto una maggiore spesa del 26,7%.

Per la verdura fresca si spende in media il 17,8% in più, con punte del +22% per i cavoli. Male anche la frutta fresca: gli aumenti sono in media dell’8,3% con punte del 16% per le arance e del 15,2% per i frutti a bacca (uva, kiwi, more, mirtilli, ecc.). Va peggio per i gelati, che rincarano del 18,9% su base annua, mentre per una birra si spende in media il 13,2% in più (+15,8% per quelle non alcoliche).





Le bevande gassate aumentano del 19.5%, i succhi di frutta del 15.8% e sono più cari anche aperitivi alcolici (+10%) e acqua minerale (+11,9%)”, analizza l’associazione. Situazione su cui incombe anche il pericolo di nuovi aumenti per il grano, come sottolinea Assoutenti.

“Lo stop della Russia all’accordo Onu per l’export alimentare dell’Ucraina, i raid che hanno distrutto 60mila tonnellate di grano e il crollo della produzione fino al -60% per gli effetti del clima, rischiano di scatenare uno tsunami che si riverserà direttamente sulle tasche delle famiglie – spiega il presidente Furio Truzzi – Un nucleo di 4 persone spende in media in Italia 1.320 euro annui per pane e cereali (pasta, riso, gallette, crackers, e derivati vari): un aumento dei prezzi al dettaglio del 10% per i prodotti derivati dal grano determinerebbe una maggiore spesa da +132 euro annui a famiglia solo per costi diretti. Ad esempio il prezzo della pasta, oggi attorno ai 2,09 euro al kg, salirebbe ad una media nazionale di 2,29 euro. Il prezzo del pane, invece, che oggi è attorno ai 3,9 euro al kg, arriverebbe a una media di 4,3 euro al kg”.

“Un rincaro che si verificherebbe proprio quando i prezzi della pasta, dopo mesi di costante salita, hanno avviato un trend al ribasso, invertendo così la rotta virtuosa a tutto danno dei consumatori che, ricordiamo, consumano ogni anno 23 kg di pasta pro capite” – conclude Truzzi. E proprio sul fronte del caro-maccheroni Assoutenti ha stilato la classifica delle città con i prezzi più alti della pasta che vede in testa Pescara con una media di 2,50 euro al kg, seguita da Cagliari, Genova e Macerata con 2,37 euro al kg. In ultima posizione Cosenza, con 1,47 euro/kg.

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