DALL’ALBANIA ALL’AQUILA, PEDRO E IL SUO RISTORANTE: ”IL MIO FUTURO E’ QUI, ALL’INIZIO DORMIVO IN PULLMAN…”

di Eleonora Marchini

8 Dicembre 2017 08:00

L'Aquila -

L’AQUILA – Ventisei anni fa, l’Italia vista dall’Albania doveva apparire come l’America per gli italiani che emigravano fin dalla fine dell'Ottocento: un paradiso in cui trovare fortuna e ricominciare una nuova vita.

È stato così anche per Bedri Mahmutaj, meglio conosciuto all’Aquila come Pedro, che gli ultimi ventisei anni della sua vita li ha trascorsi proprio in città, iniziando a lavorare come muratore, poi entrando nel mondo della ristorazione e riuscendo, dopo tanti sacrifici, ad avviare nel 2005 il suo ristorante nella frazione di Coppito. 

Una storia forse simile a quella di tanti emigranti che lasciano il proprio Paese in cerca di un futuro migliore ma che si scontrano con le difficoltà dettate dalla lingua diversa, dal lavoro che non è poi così facile da trovare e dal procurarsi, nel frattempo, un posto per dormire. 

“Nei primi tre mesi in Italia ho dormito in un pullman abbandonato, insieme ad altri connazionali – racconta Pedro ad Abruzzoweb – Non mi vergogno di dirlo, anzi, ne vado fiero. Ci siamo aiutati a vicenda per andare avanti. Si viveva alla giornata, con i lavoretti che ci procurava qualche conoscente”. 





Ha imparato il mestiere, poi, di ristoratore, lavorando per tanti anni in un noto locale della zona, finendo per appassionarsi e poi di avviare la sua azienda, quindi mettersi in gioco, affrontare i rischi legati a un’attività imprenditoriale.

E alla fine, Pedro nemmeno il terremoto aquilano del 2009 è riuscito a fermarlo, visto che i pochi danni subiti gli hanno permesso di riaprire e tornare al lavoro in breve tempo. 

“È stato difficile trovare spazio come in tutti i settori, poi con l’impegno e con i sacrifici siamo riusciti a creare un’azienda dove oggi lavora una decina di persone, compresi me e mia moglie – afferma orgoglioso Pedro – in una città cui sono molto legato e in cui ho trascorso la maggior parte della mia vita”. 

“Mia moglie è albanese come me, ma i nostri figli sono nati e cresciuti in Italia e sono italiani a tutti gli effetti – aggiunge – e come loro tanti figli di nostri connazionali sono nati e cresciuti in questo Paese. Per diffondere la nostra cultura e le nostre tradizioni e portare avanti uno scambio sempre più efficace abbiamo fondato un’associazione che si chiama Shqiponjia (si legge Scipogna), che in albanese vuol dire L’Aquila”. 

Un’associazione italo-albanese, di cui Pedro è presidente, che accoglie famiglie composte da genitori albanesi e figli del tutto italiani.





Nazir Dakaj, consigliere straniero al comune dell’Aquila, è il vice presidente, Vito Colonna, consigliere comunale di Forza Italia ne è il segretario e il colonnello dell’Esercito Michele Longo invece si occupa della comunicazione e dei rapporti con i media. 

“Favorire l’integrazione, far avvicinare la cultura albanese a quella italiana. Questo il nostro scopo – spiega l'imprenditore – Festeggeremo la ricorrenza dell’Indipendenza albanese con qualche giorno di ritardo rispetto alla data ufficiale del 28 novembre. L’evento è stato organizzato per il 10 dicembre prossimo al centro sportivo Arcobaleno, sulla via Mausonia all’Aquila e per la prima volta vedrà la partecipazione di un rappresentante del Governo albanese, il ministro della Diaspora albanese Pandeli Majko, oltre all’ambasciatore albanese in Italia, alla senatrice Stefania Pezzopane, al deputato Fabrizio Di Stefano, al sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, all’assessore alla cultura Sabrina Di Cosimo, numerosi sindaci dei comuni del territorio aquilano”. 

Un evento particolare, tra canti tipici e piatti tradizionali, che richiama oriundi albanesi da tutta la penisola: in Puglia, Calabria e Molise, ad esempio, ci sono addirittura comunità che si sono trasferite in Italia fin dal 1400. 

“È importante mantenere il legame con la propria cultura e la propria terra. Sarebbe bello, un giorno, se i nostri figli imparassero a scuola la loro lingua, che ora purtroppo conoscono ma non a fondo essendo nati qui. Anche se io ormai mi sento aquilano a tutti gli effetti. Torno in Albania un paio di volte l’anno, ma posso dire che la mia vita è qui, il mio futuro è qui”, conclude. 

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