L’AQUILA – La minaccia dei nuovi dazi da parte dell’amministrazione statunitense riapre il fronte delle tensioni commerciali globali. L’Unione Europea è nel mirino, e con essa anche economie regionali fortemente orientate all’export, come ad esempio quella abruzzese.
Ad offrire una chiave di lettura è Marco Veronese Passarella, economista, docente all’Università dell’Aquila e ricercatore all’Università di Leeds, intervistato da la Città Futura (https://www.youtube.com/watch?v=tIWIBLcHrl8&t=1).
Le sue analisi, di respiro internazionale, effettuate prima della sospensione dei dazi annunciati ad inizio aprile, offrono elementi utili anche per comprendere gli effetti che misure di questo tipo possono avere su territori a forte vocazione esportatrice come l’Abruzzo.
“I dazi annunciati da Trump non sono ancora entrati in vigore, ma quelli già esistenti, come nel settore auto, restano al venticinque per cento – spiega Passarella -. Le nuove misure prevedono un dazio base del dieci per cento su tutte le importazioni, con aliquote più elevate per alcuni Paesi. Per l’Unione Europea si parla di un dazio del venti per cento, per la Cina del trentaquattro per cento, per il Vietnam del quarantasei per cento”.
“Trump ha anche diffuso una lista di prodotti esentati, come alcuni beni farmaceutici che non sono prodotti negli Stati Uniti. In generale, però, si tratta di un provvedimento molto ampio, pensato per colpire soprattutto i Paesi con cui gli Stati Uniti registrano un forte disavanzo commerciale”.
Secondo Passarella, la logica è chiara ma rischiosa: “Dove il disavanzo è maggiore, il dazio è più elevato. Ma le economie sono sistemi complessi: muovendo dazi su scala globale, le politiche interagiscono e gli effetti possono essere molto diversi da quelli immaginati a livello bilaterale”.
A livello politico, sottolinea, c’è continuità: “Trump non è l’unico. Anche Biden ha mantenuto e aumentato i dazi, in particolare verso la Cina. È un cambio di fase. E Trump ha semplicemente gettato la maschera, rinunciando a coprire le misure protezionistiche con il linguaggio dell’universalismo”.
“Nei primi mesi dell’anno si è verificata una corsa all’acquisto di merci europee e asiatiche in previsione dei dazi, che ha contribuito ad allargare il disavanzo commerciale USA. Questo ha rafforzato l’Euro. Se la Federal Reserve dovesse ora alzare i tassi, il dollaro si rivaluterebbe ancora, neutralizzando l’effetto competitivo dei dazi”, mette quindi in guardia Passarella anche sul rischio di effetti indesiderati:
Per l’Europa, secondo l’economista, la risposta non può essere simmetrica.
“Non serve una guerra commerciale. Serve rilanciare la domanda interna e normalizzare i rapporti economici con Cina e BRICS, che oggi rappresentano quasi il quaranta per cento del PIL mondiale”, spiega il docente su questo punto.
Che poi avverte che l’impatto sui diversi comparti sarà molto diseguale: “Ci sono prodotti con domanda poco sensibile al prezzo. Chi compra auto di lusso continuerà a farlo anche con i dazi. Ma per altri beni – pensiamo all’agroalimentare – la domanda è più elastica. Se il prezzo sale troppo, si riducono le vendite e le imprese che esportano dovranno assorbire i costi, comprimendo i margini e, potenzialmente, anche i salari”.
“In questi casi – aggiunge – una parte del costo sarà pagata dai consumatori statunitensi, ma un’altra potrebbe ricadere su chi lavora in Europa. Dipenderà dalla capacità delle imprese di mantenere i margini senza scaricare tutto sui salari. In questi casi, è facile che i costi si riversino sulle fasce più deboli”.
Le preoccupazioni non sono solo teoriche. In Abruzzo, regione che ha fatto dell’export uno dei suoi motori di sviluppo, le tensioni legate ai dazi sono ormai note.
Nel solo 2024, le esportazioni verso gli Stati Uniti hanno superato i due miliardi di euro, pari a circa un quinto del totale regionale. Settori come agroalimentare, farmaceutico, componentistica e automotive rischiano di essere direttamente colpiti dalle nuove misure statunitensi.
“I dazi non sono follia. Ma se non accompagnati da politiche di sostegno, possono avere effetti asimmetrici e colpire soprattutto chi ha meno strumenti per difendersi. Le classi subalterne rischiano di pagarne il prezzo, direttamente o indirettamente”, conclude Passarella.
- DAZI USA, PASSARELLA: “TRUMP HA GETTATO LA MASCHERA, MA ANCHE BIDEN LI HA MANTENUTI E AUMENTATI”L’AQUILA – La minaccia dei nuovi dazi da parte dell’amministrazione statunitense riapre il fronte delle tensioni commerciali globali. L’Unione...