MORTI SUL LAVORO PER COVID, 24 IN 18 MESI, IN ABRUZZO PERCENTUALI ELEVATE

DATI INAIL ELABORATI DA VEGA ENGINEERING MESTRE; IN ITALIA 682 VITTIME IN 18 MESI DI PANDEMIA + 6,7% NEL MESE DI GIUGNO; LOMBARDIA, CAMPANIA, LIGURIA E MOLISE LE ALTRE REGIONI A RISCHIO. 176.925 LE DENUNCE DI INFORTUNIO SUL LAVORO LEGATE AL CORONAVIRUS IN TUTTO IL PAESE, CRESCIUTE DELLO 0,9 % NEL MESE DI GIUGNO

di Mariangela Speranza

29 Luglio 2021 07:37

Regione - Cronaca, Sanità

L’AQUILA – Con 24 vittime negli ultimi 18 mesi e un indice di mortalità pari a 43,0, l’Abruzzo risulta essere tra le regioni italiane con il più alto rischio di decessi per Covid sul lavoro rispetto alla popolazione occupata.

È questo uno dei risultati più significativi nell’ultima indagine elaborata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre sull’emergenza sanitaria nel Paese sulla base di dati Inail secondo cui, da gennaio 2020 a giugno 2021, in Italia si contano ben 682 decessi. In giugno ancora 43 vittime che si aggiungono a quelle rilevate a fine maggio 2021. Con un incremento rispetto a maggio pari al 6,7 % (era +6,5% nel mese di maggio rispetto ad aprile).

Insieme all’Abruzzo, sono Lombardia, Campania, Liguria e Molise a riconfermarsi i riconfermano come regioni con il più alto rischio di mortalità per Covid sul lavoro rispetto alla popolazione occupata in 18 mesi di pandemia. Mentre tra quelle in cui il rischio di mortalità risulta essere meno elevato si trovano Trentino Alto Adige, Basilicata, Sardegna, Toscana e Veneto.

Ed è proprio il Veneto che anche nel mese di giugno risulta essere la regione con il minor rischio di mortalità tra le regioni con il più alto numero di occupati. Infatti, rispetto ad un’incidenza media nazionale pari a 29,8, il Veneto fa registrate un indice di 14,7. Ben lontano dai più preoccupanti valori di Lombardia (41,5) e Lazio (30,8). Tra gli indici più preoccupanti quelli di Molise (75,7), Campania (49,5), Abruzzo (49,1), Liguria (41,6).

“Le denunce di infortunio continuano a crescere, ma gli incrementi rispetto ai mesi precedenti sono pressoché invariati per quanto riguarda quelli mortali; e sono addirittura dimezzati per quelli non mortali – spiega Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre – I nostri grafici continuano a far rilevare un miglioramento dell’emergenza nei luoghi di lavoro, confermando l’effetto benefico e prezioso dei vaccini”.





In Lombardia il maggior numero di vittime sul lavoro per Covid con il 26,8% delle denunce (183 decessi), seguita da: Campania (80 decessi), Lazio (72 decessi), Piemonte (54), Puglia (47), Emilia Romagna (44 decessi), Sicilia (37), Veneto (31), Liguria (25 decessi), Abruzzo (24), Toscana (22), Marche (19), Friuli Venezia Giulia (9), Molise e Calabria (8), Umbria (6), Sardegna (5), Provincia autonoma di Trento (3), Valle d’Aosta e Basilicata (2), Provincia Autonoma di Bolzano (1).

Gli uomini rappresentano oltre l’83 % delle vittime.

Sul fronte della mortalità per settore, scopriamo come l’89% delle denunce di morti sul lavoro per Covid continui a rientrare nell’Industria e Servizi. E in questa macroarea produttiva ancora con il 24,1% delle denunce con esito mortale, troviamo ancora il settore Sanità e Assistenza Sociale; seguono con il 12,7% il settore Trasporti e Magazzinaggi e con il 12,2% dei casi le Attività Manifatturiere (lavorazioni prodotti chimici, farmaceutica, stampa, industria alimentare…); con il 10,4% invece si trova il settore dell’Amministrazione Pubblica e Difesa (attività degli organi preposti alla sanità es. Asl, legislativi, esecutivi) e con il 9,8% quello del Commercio.

Intanto, in 18 mesi di pandemia e di emergenza, anche le professioni più colpite dal dramma sono e rimangono anche a fine giugno 2021 quelle dei tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti) con il 10,3% dei casi. E la stessa percentuale di mortalità la troviamo anche per impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali (10,3%). Seguono conduttori di veicoli a motore (7,3%), i medici (5,7%). E ancora: operatori sociosanitari (4,3%), il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli) (3,4%).

Le denunce di infortunio totali legate al contagio da gennaio 2020 a giugno 2021 sono 176.925. L’incremento nel mese di giugno rispetto a maggio è dello 0,9% (era il 2% a maggio e al 3,8% nel mese di aprile).





Ancora sette contagiati su dieci sono donne. La fascia d’età maggiormente coinvolta è quella tra i 50 e i 64 anni.

Come rilevato per i decessi anche per le denunce di infortunio totali è l’Industria e Servizi il macrosettore più colpito con il 97,1% dei casi. E così accade anche per il settore più colpito, ovvero quello della “Sanità e Assistenza Sociale” che fa registrare anche a giugno il più elevato numero di denunce con il 65,6% del totale. A seguire troviamo: il settore dell’Amministrazione Pubblica (vale a dire: attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con il 9,2% delle denunce; il settore dei servizi di vigilanza, attività di pulizia fornitura di personale e call center (4,4% delle denunce); trasporto e magazzinaggio (3,5%) e le Attività Manifatturiere (3% delle denunce).

Per quanto riguarda la classifica delle professioni più coinvolte, rimane piuttosto stabile anche a giugno 2021. E scopriamo, infatti, che il 37,6% delle denunce di infortunio riguardano i tecnici della salute, seguiti dagli operatori sociosanitari OSS (assistenti nelle case di riposo) con il 18,4% delle denunce; dai medici (8,6%), e dagli operatori socioassistenziali (nelle strutture ospedaliere) 7%. E ancora dal 4,7% del personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli); dal 4,5% di impiegati amministrativi; dal 2,3% del personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli.

Ancora la Lombardia costretta a guidare le classifiche delle denunce di infortunio legate al Covid con il 25,5% del totale nazionale. Seguono: Piemonte 13,2%, Veneto 10,6%, Emilia Romagna 8,3%, Lazio 6,6%, Campania 5,8%, Toscana 5,4%, Liguria e Puglia 3,8%, Sicilia 3,1%, Friuli Venezia Giulia 2,5%, Marche 2,4%, Provincia Autonoma di Trento, Abruzzo e Provincia Autonoma di Bolzano 1,6%, Sardegna 1,5%, Umbria 0,8%, Calabria 0,7%, Valle D’Aosta e Basilicata 0,5%, Molise 0,3%.

 

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