DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO: LA CGIL L’AQUILA, “NON CI RASSEGNIAMO ALLA POLITICA DEI TAGLI”

8 Gennaio 2024 09:39

L'Aquila - Scuola e Università

L’AQUILA – Il 4 gennaio 2024, la Giunta Regionale abruzzese ha approvato la proposta di piano di Dimensionamento Scolastico presentata dall’assessore Quaresimale. La novità per il piano regionale riguarda il numero dei tagli effettuati che passa da 11 a 7. “Ciò è frutto di una parziale retromarcia del Governo che, nel decreto Milleproroghe, ha consentito alle Regioni di derogare fino al 2,5% rispetto al numero delle scuole da coinvolgere. Quindi in Abruzzo si è passati da undici a sette tagli di Dirigenze, così distribuiti: 3 nella provincia dell’Aquila, come già previsto; due nella provincia di Pescara e due nella provincia di Chieti. Salva la provincia di Teramo”.

“Se la FLC CGIL, organizzazione sindacale che da subito, per oltre un anno, con chiarezza e senza ricorrere a mediazioni o equilibrismi, ha dichiarato la propria contrarietà ad ogni forma di dimensionamento”  si legge in una nota, “riconosce che da parte del Governo ci sia stata una parziale modifica all’impianto iniziale, sulle scelte della Regione Abruzzo vuole, però, condividere qualche considerazione. Sappiamo che nei dimensionamenti un ruolo significativo lo gioca la politica e che la nostra posizione ai tavoli tecnici è puramente consultiva; tuttavia, proprio perché abbiamo partecipato con chiara posizione di contrasto ai tavoli tecnici e, perché abbiamo chiesto e fortemente voluto l’intervento degli amministratori locali, anche chiedendo l’apertura di tavoli di discussione laddove non ve ne erano, riteniamo che il trattamento riservato alla Provincia dell’Aquila confermi chiaramente che la linea politica, in campagna elettorale, non  poteva che essere questa”.





“Poiché la nostra contrarietà ai tagli, chiamamoli pure razionalizzazione, è dovuta soltanto ad una  profonda conoscenza del territorio e delle sue fragilità e poiché riteniamo che altre debbano essere le misure per contrastare quel fenomeno di spopolamento che, portando ad un forte e diffuso calo demografico, ha determinato che il Governo centrale non trovasse altre soluzioni se non aumentare il disinvestimento sulla scuola, ci teniamo a ricordare che non condividiamo la proposta assunta dalla Regione. Tale proposta non è, se non molto parzialmente, la proposta del tavolo tecnico: è la proposta dell’ufficio scolastico che, legittimamente, applica le indicazioni nazionali. Ricordiamo anche che la Provincia aveva chiesto ai comuni di esprimere una proposta e che solo pochi comuni hanno risposto alla richiesta, spesso con proposte che non avevano uno sguardo ampio come quello che ci saremmo aspettato. Sacrificare un istituto comprensivo storico e centrale come il Serafini Di Stefano di Sulmona, per il quale il Comune aveva chiesto una deroga sulla base delle enormi ed irrisolte criticità dell’edilizia scolastica cittadina (da noi più volte denunciate), che negli ultimi anni avevano portato alla perdita di utenza, non risolve i problemi, anzi li aumenta”.

“Ci ha stupito che il Comune di Sulmona non fosse presente a portare avanti la linea indicata nella richiesta di deroga al momento in cui questa è stata discussa in CPO. Ci stupisce ancora di più che nulla la politica abbia detto sull’accorpamento dell’IIS Torlonia Bellisario con l’IIS Croce, ad Avezzano che ha portato all’abbattimento di una Dirigenza. Si tratta, infatti, di due istituti superiori normodimensionati, con indirizzi differenziati e tutti di pari dignità. Ci stupisce che lo stesso USP abbia potuto proporre l’accorpamento del liceo artistico Bellisario con l’istituto tecnico Galilei, tra l’altro compiendo un percorso a ritroso.  Se una delle ragioni addotte al Piano nazionale di Dimensionamento era il superamento delle reggenze, in questo caso, poiché la reggenza non è dovuta ad incapienza delle iscrizioni, è chiaro che altre sono le ragioni e sono puramente politiche e poco o, ben poco, scolastiche. Il solo risultato è che Avezzano perde una Dirigenza, il prestigioso Liceo Classico Torlonia perde autonomia e un liceo viene accorpato ad un tecnico. È, come la si veda e pur chiamandola razionalizzazione, una perdita per la città. Un discorso diverso merita forse quanto accadrà alle scuole dell’Alto Sangro che perdono una dirigenza da anni in reggenza. Anche qui, una delle scuole coinvolte è uno degli unici due istituti alberghieri della nostra estesa provincia”.





“Dovrebbe essere frequentato da molti ragazzi e ragazze provenienti da buona parte della provincia aquilana (Valle Peligna, Alto Sangro, Valle del Sagittario…), visto che l’altro istituto alberghiero si trova nel capoluogo ed accoglie utenza proveniente dall’aquilano e dalla Marsica.  Usiamo il condizionale perché questo potrebbe accadere in un mondo perfetto, dove fossero in rete i servizi pubblici, a partire dai trasporti. Anche qui, la politica non trova altra soluzione che tagliare e ridurre. Quindi, se, almeno due delle quattro province abruzzesi, possono ritenere che, la deroga del decreto Milleproroghe abbia in qualche modo migliorato il piano, questo non è possibile per la provincia dell’Aquila. La FLC CGIL dell’Aquila non si rassegna alla politica dei tagli, né plaude ad una misura che non sia strutturale, significativa, condivisa e che, soprattutto, non segni un reale cambio di strategia da parte del Governo, ma anche della politica locale”.

“La retromarcia del MIlleproroghe ha valore temporaneo e parziale, ma sappiamo bene che è un passo indietro che riconosce il contrasto che in più di un anno la FLC CGIL ha portato avanti con coerenza su tutto il territorio nazionale. Continueremo a lottare contro un Piano di dimensionamento che non corrisponde al territorio e alle sue esigenze in termini di un investimento tale da scongiurare quella apatica rassegnazione alla desertificazione che esprime la politica locale, troppo spesso concentrata in soluzioni a breve termine e quasi personalistiche. Lo faremo organizzando iniziative ed assemblee e provando a far capire a chi opera nel mondo della conoscenza che c’è un limite a cui si può mettere fine esercitando i diritti di cittadinanza”.

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