DIOCESI TERAMO: VESCOVO LEUZZI AI GIOVANI “DUE VERBI, CURARE E COSTRUIRE, PER RIPARTIRE”

7 Gennaio 2021 09:00

Teramo - Cronaca

TERAMO – “Cari giovani, vorrei condividere con voi la mia grande gioia quando nel passaggio dal 2020 al 2021 ho ascoltato pronunciare dal Papa e dal Presidente della Repubblica due verbi a me molto cari: curare e costruire. Sono i due verbi che ci aiutano a capire perché è nato Gesù: per curare e costruire. Senza di Lui i nostri verbi sono: guarire e contrapporsi. È la via più semplice, ma che conduce al fallimento della vita, sia personale che comunitaria”.

E’ uno dei passaggi della consueta lettera mensile che il vescovo di Teramo-Atri, Lorenzo Leuzzi, ha inviato ai giovani della diocesi. Rinnovando gli auguri di inizio anno e invitando a non dimenticare il messaggio di Natale, il prelato teramano, impegnato fin dal suo insediamento alla ricostruzione materiale e spirituale post sisma del 2009, 2016 e 2017 del territorio aprutino, manda un messaggio di speranza che, “mai come quest’anno” di emergenza sanitaria, è finalizzato alla ripartenza che può avvenire solo attraverso la prevenzione e la costruzione.

Rivolgendosi ai giovani, il vescovo domanda che importanza ha Gesù nella loro vita e perché sia nato, trovando risposta nei due verbi pronunciati da Papa Francesco e dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “curare e costruire”.

E’ il momento di avere la consapevolezza di prendersi cura dell’altro, come ha ricordato il presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno “ognuno dipende dagli altri”. Allo stesso modo il Santo Padre che, nell’omelia del 31 dicembre, esorta a non tralasciare il “vaccino per il cuore: la cura” oltre a quello per il corpo.





Senza mai citare la parola coronavirus, Leuzzi sottolinea il ruolo della prevenzione e della costruzione, che mai come quest’anno, attraverso la cura del sentirsi parte di una comunità, sono fondamentali per la società odierna, non lasciando spazio all’improvvisazione. Al contrario, il “desiderio di guarire mi porta a non prevenire, perché in tutti i casi sarò guarito” e “il desiderio di contrappormi mi esonera dal pensare, dal riflettere. Basta che io dica il contrario per esistere”, secondo il vescovo sono “la via più semplice, ma che conduce al fallimento della vita, sia personale che comunitaria”.

La riflessione a cui giunge è che così “oggi, nel mondo virtuale nel quale siamo immersi, non si costruisce il futuro!”. Da qui il suo invito ai giovani a riprendere la vita della scuola, dell’università e delle attività lavorative con scelte sagge e coraggiose, poiché solo essendo “costruttori” oggi la società potrà ripartire.

LA LETTERA

Cari giovani, buon anno 2021. Inizio la mia lettera rinnovando gli auguri che, mai come quest’anno, sono animati dal grande dono della speranza per ripartire con entusiasmo e creatività. Vorrei con voi condividere l’invito a non dimenticare quel Bambino che abbiamo accolto nella notte di Natale e che crescendo non ci sarà più nel presepe.

Lo abbiamo visto con Giuseppe e Maria nella grotta di Betlemme, ma ora non è più là. Anzi è venuto per non restare nella grotta! Cari amici, noi lo ricordiamo con gioia nella grotta, ma oggi nella mia vita che importanza ha? Dov’è? Certamente in cielo, perché si presume che sia Dio. E poi? Tutti gli dei sono in cielo! Anche lui? Dobbiamo allora ritornare alla domanda decisiva per capire quel Bambino.

Perché è nato? Per tornare in cielo? Cari giovani, vorrei condividere con voi la mia grande gioia quando nel passaggio dal 2020 al 2021 ho ascoltato pronunciare dal Papa e dal Presidente della Repubblica due verbi a me molto cari: curare e costruire. Sono i due verbi che ci aiutano a capire perché è nato Gesù: per curare e costruire. Senza di Lui i nostri verbi sono: guarire e contrapporsi. Se guardiamo insieme il mondo nel quale viviamo, tutti vogliono guarire ed essere antagonisti.





È la via più semplice, ma che conduce al fallimento della vita, sia personale che comunitaria. Il desiderio di guarire mi porta a non prevenire, perché in tutti i casi sarò guarito.

Il desiderio di contrappormi mi esonera dal pensare, dal riflettere. Basta che io dica il contrario per esistere. Non so se ricordate il famoso detto cartesiano: “Penso, dunque esisto”. Oggi, nel mondo virtuale nel quale siamo immersi, siamo portati a dire: “Mi contrappongo, dunque esisto”. Ma in tal modo non si costruisce il futuro! Vorrei ricordare l’invito del Presidente della Repubblica: “Questo è il tempo dei costruttori”.

Riprendendo la vita della scuola, dell’Università e le attività lavorative, vorrei che ciascuno di voi portasse nel cuore quel Bambino che non è più nel presepe ma nella vostra vita. Il presepe siamo noi, la nostra esistenza.

Se Lo porterai con te, Lui ti aiuterà a saper curare le attività quotidiane senza lasciarle all’improvvisazione, come se fossimo in balìa del caso. Lui, con pazienza e delicatezza, ti inviterà a conoscere, ad essere prudente quando parli, a fare scelte sagge e coraggiose.

Ma soprattutto ti inviterà a scoprire che, per costruire, bisogna sentirsi parte: della tua famiglia, della scuola, dell’Università, dell’azienda… di ogni comunità nella quale ti trovi. Sarai allora costruttore! È ciò di cui ha bisogno la nostra società in questo tempo di ripartenza. Sono certo che noi adulti potremmo contare su di voi! Grazie per il vostro impegno. Vostro, X Lorenzo, Vescovo

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