L’AQUILA – “Non scappo da responsabilità. Le critiche feriscono, quelle strumentali legate ad una richiesta di dimissioni. Quelle costruttive no, vanno ascoltate. Non esiste che qualcuno possa governare dall’esterno il nostro mondo, questo vale per la politica sia per tutti gli altri nel chiedere le dimissioni sia di Gravina che di Spalletti. Non esiste. Le elezioni Figc non si possono fare prima delle Olimpiadi, alla prima data utile lo faremo. Critiche si ma facciamole costruttive”.
Fanno sempre più discutere le parole del presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina. 70enne imprenditore, nato in Puglia e abruzzese di adozione, di Castel di Sangro, patron dell’omonimo colosso dell’edilizia, in sella alla Figc dal 2018, nella conferenza stampa definita da tanti commentatori “surreale”, al fianco del ct Luciano Spalletti, all’indomani della epica figuraccia della nazionale di calcio eliminata e umiliata agli ottavi di finale dei campionati europei dalla Svizzera. Il contratto di Gravina è in scadenza e le elezioni dei vertici della Federcalcio sono previste a marzo 2025. Ma cresce la pressione per ottenere le sue dimissioni immediate, additato tra i principali responsabili del disastro non solo degli europei, ma della situazione del calcio italiano degli ultimi anni.
Gravina a marzo di quest’anno è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di autoriciclaggio in una inchiesta della Procura di Roma, e nell’estate scorsa il suo nome era spuntato come possibile candidato alle regionali per il centrosinistra, ipotesi subito smentita anche dal diretto interessato (“non è mia intenzione entrare in politica né oggi né in futuro. Si tratta di una non notizia, peraltro nessuno me lo ha chiesto. Il mio mondo è lo sport, evitiamo strumentalizzazioni””.
Ora su Gravina, “incollato alla poltrona” da 240mila euro l’anno, si è scatenata una vera e propria “shitstorm” da parte della totalità o quasi dei tifosi e sostenitori dell’Italia, delusi per non dire disgustati e furenti dalla prestazione desolante degli azzurri. E si moltiplicano editoriali al vetriolo, da parte di pressoché tutti i quotidiani, sportivi e non.
Basti vedere, a titolo di esempio, l’apertura del Corriere dello Sport di oggi “Gravina e Spalletti: no alle dimissioni. E da oggi tutti a Ibiza”, e ancora “Subito in vacanza i protagonisti del fallimento azzurro: speriamo almeno che ci risparmino l’esibizionismo social. Il presidente FIGC e il ct: la programmazione non si interrompe”.
Dura anche la solitamente istituzionale Gazzetta dello Sport: “Spalletti chiede scusa, Gravina cerca scuse: ma così l’Italia rischia di non fare i Mondiali”
E si legge nell’editoriale di Stefano Agresti: “Almeno Spalletti ha chiesto scusa. Gravina ha cercato scuse. E ha dirottato le responsabilità altrove, comunque lontano da se stesso. Sotto la sua gestione l’Italia ha vinto un Europeo ma, dopo la grande notte di Wembley, i tifosi della Nazionale sono precipitati in un incubo. Eravamo scandalizzati dalla mancata qualificazione al Mondiale del 2018 in Russia – fallimento che era costato la poltrona a Tavecchio – e siamo riusciti a mancare anche quella a Qatar 2022, fatti fuori dalla Macedonia del Nord. Una disfatta che non ha provocato terremoti, né ai vertici della Federcalcio né attorno alla panchina di Mancini. Ora arriva questo nuovo clamoroso rovescio, il secondo in due anni. Eppure il presidente federale non si prende responsabilità: le distribuisce agli altri. In modo equo, un po’ a tutti, e pazienza se per lui non rimane niente”.
Scrive Daniele Fiori, su il Fatto quotidiano, “Gravina era diventato presidente della Figc dopo le dimissioni di Carlo Tavecchio, che aveva lasciato per la mancata qualificazione al mondiale 2018 (con lui era stato cacciato anche Giampiero Ventura). Gravina invece è sopravvissuto alla mancata qualificazione al mondiale di Qatar 2022 e ora a uno degli Europei più brutti della storia azzurra, con in mezzo il tragicomico addio di Roberto Mancini”.
Intanto, è piombato il gelo tra Gravina e il ministro dello Sport Andrea Abodi, dopo la conferenza stampa di ieri. Come riportato da la Gazzetta dello Sport, “pur non avendo commentato pubblicamente le parole del presidente della FIGC, fonti vicine al ministro riportano che non è piaciuta l’assenza di autocritica, quanto piuttosto una distribuzione generale di responsabilità, in particolare nei confronti dei club, accusati di non puntare sui giovani”.
Il governo ha ribadito la posizione di voler lasciare al calcio la sua autonomia, ma attende di vedere quali saranno le prossime mosse di Gravina. Il presidente della FIGC ieri non ha espressamente parlato di una sua ricandidatura a fine mandato, ma ha delegato la decisione al confronto che avrà con le componenti federali, tra cui la Lega Serie A in posizioni scissioniste. Di seguito un estratto dell’articolo da la Gazzetta dello Sport di oggi.
E si ricorda che “è arrivato il primo ok in commissione all’emendamento firmato dall’onorevole Giorgio Mulé di Forza Italia sul decreto sport. Se il parere del governo sarà favorevole, la Serie A acquisterà più autonomia nei confronti della Figc e, paradossalmente, lo schiaffo per Gravina sarebbe forse addirittura più doloroso rispetto all’eliminazione da parte della Nazionale per mano della Svizzera”.
All’Adnkronos a picchiare duro è anche Luciano Moggi: “il vero colpevole di questa sconfitta è il presidente della Figc Gabriele Gravina. Colpevole perché non ha saputo difendere gli interessi del nostro calcio, perché in Serie A giocano troppi stranieri che tolgono spazio ai nostri giovani. Se è vero che non si può fermare la libera circolazione dei lavoratori avrebbe dovuto fare in modo di mettere una regola che obbligasse le squadre a non farne giocare più di 5. Sarebbe bello facesse come Abete dopo i Mondiali 2014 e si dimettesse. Quando il Governo ha abolito il decreto crescita ha avuto anche il coraggio di criticare, invece avrebbe dovuto ringraziarlo perché così non sarà più vantaggioso per un club acquistare uno straniero rispetto a un italiano”.
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