DONNA MORI’ NEL REPARTO COVID DELL’OSPEDALE AQUILANO: INFERMIERE FINISCE SOTTO PROCESSO

di Gianpiero Giancarli

20 Aprile 2023 11:56

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – Rinviato a giudizio per  omicidio colposo nell’esercizio della professione sanitaria, l’infermiere  Pietro Ciamacco, di Introdacqua, che avrebbe cagionato, secondo accuse tutte da provare, la morte di una paziente, ricoverata  all’ospedale San Salvatore per Covid.

In sede di udienza preliminare i figli della donna si sono costituiti parte civile, con il patrocinio dell’Avv. Prof.ssa Carlotta Ludovici, al fine di richiedere il risarcimento di tutti i danni subiti principalmente a titolo di danno non patrimoniale, nello specifico da perdita parentale e morale, attesa l’indiscussa gravità del fatto accaduto, avvenuto in modo tanto repentino quanto assurdo, per responsabilità da accertare nel processo.





Il Giudice per l’udienza preliminare ha accolto, quindi, le richieste avanzate dalla Procura e dalle costituite parti civili, rinviando a giudizio il presunto responsabile, al quale vengono contestati più profili di responsabilità sulla scorta della perizia medico – legale elaborata dal Collegio medico peritale incaricato dalla Procura.

La donna di mezza età, ricoverata  nel G8 Covid – 19 dell’ospecives di L’Aquila, nel reparto di terapia intensiva, poiché affetta da coronavirus, il 3 novembre 2020, subì un peggioramento delle sue condizioni di salute durante la manovra di nursing a seguito del quale verosimilmente avveniva lo spostamento della cannula tracheale dalla trachea, e l’imputato invece di rimanere accanto alla paziente per monitorare la medesima, come le linee guida impongono,  sarebbe uscito dalla stanza di degenza per andare a chiamare i medici, chiudendo la porta alle sue spalle.

All’arrivo dei medici, la porta della stanza di degenza veniva trovata bloccata e veniva aperta dal personale addetto dopo circa 15 minuti. Tuttavia, nel frattanto, la paziente che era stata lasciata sola, morì per arresto cardiaco, dovuto a mancata ventilazione polmonare.





Dalle indagini preliminari sarebbe emerso che la stanza di degenza non doveva essere chiusa dall’infermiere, il quale, invece, sarebbe dovuto restare obbligatoriamente nella stanza per prestare assistenza alla malata, la quale proprio perchè dipendente non doveva trovarsi sola e per di più in una stanza chiusa, con porta non in vetro.  Fin qui le accuse che  comunque saranno messe in discussione dalle differenti valutazioni che verranno portate all’attenzione del tribunale dalla difesa del sospettato.

L’udienza dibattimentale si terrà in Tribunale  a giugno prossimo. “L’augurio è che la sventura della  donna possa trovare Giustizia ed il colpevole pagare per le rilevanti responsabilità in cui è incorso nell’esercizio della propria attività, che richiede perizia e diligenza”,    commenta Ludovici.

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