L’AQUILA – Arriva dalla Puglia la certezza di tirare fuori dalle “secche” del precariato, ossia internalizzare, le centinaia e centinaia di lavoratori che loro malgrado ne fanno parte nelle quattro Asl provinciali abruzzesi.
Nella regione guidata dalla Giunta di centrosinistra di Michele Emiliano, infatti, grazie a un iter, stabilito nel giugno del 2020 dalla delibera n.951, con il quale è stato possibile tracciare le nuove Linee guida in materia di organizzazione e gestione delle società in-house delle aziende sanitarie, si sono “messe in moto” le internalizzazioni di diversi servizi delle Asl regionali, come quella di Bari che lo scorso febbraio ha avviato le internalizzazioni di circa 450 lavoratori, da parte di Sanutaservice Bari, società in-house di cui la Asl barese è socio unico, dei servizi 118 e Centro unico di prenotazione (Cup) in virtù della clausola sociale che tutela la continuità occupazionale dei precari che lavorano per società esterne alle Asl.
“La Puglia – spiega ad AbruzzoWeb Domenico Ficco, segretario generale regionale Cgil Funzione Pubblica – si è dimostrata un luogo in cui certe istanze trovano terreno fertile, che è tale quando ci si mette di buona volontà per centrare l’obiettivo. Poi, come sempre accade, le cose non si fanno da soli, ci vuole anche la volontà politica che a volte stenta a far decollare determinati progetti. Sicuramente, la nostra insistenza e la nostra caparbietà hanno fatto sì che, nonostante l’emergenza, questa partita la si riuscisse a portare a casa”.
“Non è di oggi – continua Ficco – la modifica delle linee guida che hanno reso possibili queste internalizzazioni, però, non appena la pandemia ha mollato un po’ la presa, abbiamo preteso che fossero portate a compimento. Ad oggi, la situazione non è ancora omogenea su tutto il sistema sanitario regionale, motivo per cui nei nostri territori si sta insistendo affinché le nuove internalizzazioni previste siano portate a casa nel più breve tempo possibile. Nel frattempo noi della Cgil, a livello regionale, stiamo chiedendo ed insistendo con la Regione Puglia di avviare un tavolo di confronto per la verifica delle procedure di internalizzazioni e per la verifica di una sorta di ‘substrato’ di omogeneità in queste procedure, poiché ciascuna Asl ha proceduto facendo le proprie valutazioni e mettendo in piedi dei bandi ad hoc, quindi senza una vera e propria regia regionale. E, visto che crediamo al fatto che tutti questi sistemi, tutte queste attività di supporto al sistema regionale sono assolutamente strategiche, vogliamo che ci sia una garanzia di equità di trattamento dei lavoratori e di qualità del servizio su tutta la nostra regione”.
“Ci siamo mossi con delle procedure selettive riservate a tutti coloro oggetto di clausola sociale, superando ogni ostacolo nel rispetto della legislazione vigente regionale e nazionale”, afferma quindi Ficco.
Confermando, di fatto, quanto sancito nelle recenti sentenze a diversi livelli che hanno affermato l’obbligo, più che la semplice possibilità, di applicazione delle clausole sociali di continuità occupazionale anche da parte delle società in-house, cioè controllate totalmente dagli enti pubblici. In tal senso, due sono le sentenze più rilevanti: quella delle Sezioni Unite della Cassazione (n. 7759 del 2017) e quella del Tar del Lazio (n. N. 05496 dell’11 maggio 2021); quest’ultima in particolare ha citato il significativo precedente in tema costituito dalla sentenza 2986/2014 del Tar Puglia, sezione staccata di Lecce, che in sintesi ha affermato quanto segue: “Non vi è violazione dei principi del pubblico concorso e del buon andamento, ma mero rispetto delle garanzie dei diritti dei lavoratori previste dalla legge e dai contratti collettivi per le ipotesi di subentro nell’appalto e di trasferimento d’azienda, nella clausola sociale nota come clausola di ‘protezione’ o di ‘salvaguardia’ sociale o ‘clausola sociale di assorbimento’, trattandosi di istituto previsto dalla contrattazione collettiva e da specifiche disposizioni legislative statali”.
Ma il buon esito della battaglia a favore dei lavoratori, secondo Ficco, è stato possibile anche grazie alla unità sindacale: “Le altre sigle si sono affiancate alla Cgil, che, come sempre, è quella a cui un po’ tutti fanno riferimento quando le vertenze diventano di grandissima portata – afferma a tal proposito il sindacalista – E questa è una vertenza ampiamente rappresentata da numeri consistenti di lavoratrici e lavoratori, dunque le altre sigle sindacali non potevano che essere al nostro fianco, in una vera e propria azione comune”.
“Cosa significa per un lavoratore passare da una cooperativa a una situazione con più garanzie e per la Asl che può contare su un lavoratore con più garanzie? È evidente – conclude Ficco – che passare da una situazione di precariato, perché è ancora di precariato che si parla quando si insiste in una catena di appalti, ad una situazione di stabilità e di miglior vantaggi in termini di istituti contrattuali e di retribuzioni, visto che i lavoratori passano da contratti meno favorevoli a contratti più favorevoli che sono quelli della sanità privata che per noi non possono che essere quelli, porti serenità e tranquillità che inevitabilmente si riflettono positivamente sulla qualità del servizio all’utente e che per noi ha la priorità fondamentale”. (red.)
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