EFFETTO SARDEGNA IN ABRUZZO: TENSIONE CENTRODESTRA, CAMPO LARGO CHIEDE PIÙ GRINTA A D’AMICO

LA VITTORIA DI TODDE E DEL CENTROSINISTRA A TRAZIONE PD-M5S NELL'ISOLA IMPONE CAMBI STRATEGIA PER REGIONALI 10 MARZO, CONVOCATI SUMMIT IN ENTRAMBI GLI SCHIERAMENTI. FDI SOSPETTA VOTO DISGIUNTO LEGHISTA, FATALE A TRUZZU

27 Febbraio 2024 10:01

Regione - Politica

CAGLIARI – Il centrosinistra del campo largo vince in Sardegna, la pentastellata Alessandra Todde ottiene il 45,3% contro il fedelissimo della premier Giorgia Meloni ed ex sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, candidato Fdi del centrodestra, al 45%. L’imprenditore Renato Soru, ex governatore del centrosinistra si ferma all’8,7% e non  supera la soglia di sbarramento.

Un risultato particolarmente atteso in Abruzzo, a due settimane dalle elezioni che vedranno sfidarsi il governatore uscente Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, alla ricerca del secondo mandato per il centrodestra, e Luciano D’Amico, alla guida del campo largo di centrosinistra.

Il centrosinistra dato in svantaggio, ma con una forbice che può essere colmata,  si ringalluzzisce, e trova conferma che l’alleanza Pd M5s, con dentro, anche a differenza della Sardegna, Azione e Italia viva, può essere vincente,  mentre il centrodestra teme ora l’effetto domino.





E così ora, risultato ufficiale alla mano, i due schieramenti per motivi opposti hanno convocato summit di coalizione per riorganizzare il rush finale: il voto in Sardegna ha dato insomma una sveglia ad entrambe le coalizioni che fino ad ora non avevano attivato un coordinamento facendo una campagna elettorale in cui sia il presidente sia i candidati hanno corso a testa bassa ma in maniera individuale.

Sul tavolo una critica comune ai due candidati alla presidenza, dall’interno, direttamente dai candidati.

A D’Amico viene rimproverato una insufficiente comunicazione e visibilità, una scarsa aggressività che ci si aspetterebbe da chi deve recuperare terreno, e non basta l’alibi che è un professore abituato più alle aule universitarie, che alle arene elettorali.

Sul fronte centrodestra la insoddisfazione viene sintetizzata da un dirigente ieri mattina, prima dell’epilogo sardo, “stiamo facendo di tutto per perdere queste elezioni”, e c’è chi sostiene che a tirare la carretta sono le liste, con i big del consenso che fanno il loro, mentre poco si avverte l’effetto di trascinamento e il valore aggiunto del candidato presidente Marsilio. Si ritiene che considerare la vittoria già in tasca, come molti candidati fanno da settimane, può risultare molto, ma molto pericoloso.

Lo stesso Marsilio ieri ha detto ad Affari italiani: “la Sardegna è una isola in tutti i sensi”, a voler evidenziare che lì il centrodestra ha pagato lo scontro durissimo per la scelta del candidato presidente, imposto da Giorgia Meloni, al posto dell’uscente Christian Solinas, del partito sardo d’Azione, sostenuto dalla Lega. Mentre in Abruzzo la coalizione è unita e compatta e non ha messo mai in discussione la ricandidatura di Marsilio.





Certo è che anche nelle alte sfere di Fdi c’è ora preoccupazione, tanto che ieri, informa il Messaggero, c’è stato un vertice a Roma con Giovanni Donzelli e Arianna Meloni, per ragionare sulla volata finale della campagna elettorale in Abruzzo. Passi la sconfitta, seppur cocente in Sardegna, ma una sconfitta in Abruzzo sarebbe gravissima, anche perché e considerata una roccaforte dio Fdi dove non a caso si è candidata Meloni, alle politiche del 2022.

Il voto sardo secerne veleni tra gli alleati, e questo potrebbe avere effetti anche in Abruzzo: Truzzu ha preso meno voti delle liste,  e ha registrato un clamoroso flop a Cagliari dove è stato sindaco, 34,54% contro il 53% di Todde. Tanto basta per far salire sul banco degli imputati Meloni che lo ha voluto con tutte le forze. Ma c’è di più: ora il sospetto di Fdi,  è che ci sia stata una strategia di Matteo Salvini, oggi in Abruzzo, per boicottare Truzzu, visti anche i voti disgiunti, in schede con la croce sopra i candidati leghisti e autonomisti, ma non sul candidato presidente del centrodestra. Ci sono state molte preferenze fuori liste incassata da Todde, probabilmente fatali perché la vittoria è arrivata con qualche migliaio di voti di scarto.
In realtà che ci fosse ci sarebbe stato un voto disgiunto da parte dei fedelissimi di Solinas, feriti nell’onore, era stato messo nel conto, ma la raccomandazione era quella al limite di votare il terzo incomodo Soru, non certo l’avversario numero uno Todde. E così non è stato

Dopo la sconfitta sarda rialza la testa anche Forza Italia che è pronta alle barricate contro la volontà di Meloni di non ricandidare in Basilicata, al voto ad aprile l’uscente Vito Bardi e di sostituirlo con un candidato civico.
I tre leader del centrodestra, Meloni, Salvini e Antonio Tajani si ritroveranno il 5 marzo in Abruzzo, per chiudere insieme, come fatto in Sardegna, la campagna elettorale.

E dovranno obtorto collo confermare la compattezza e sintonia, e rimandare la resa dei conti possibilmente dopo le elezioni europee di giugno.

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