ROMA – L’asticella, almeno ufficialmente, è quella delle politiche. Perché già mantenere l’exploit del 2022, quando Fratelli d’Italia balzò al 26% dei consensi, per un governo in carica da un anno e mezzo, “non è facile”.
Giorgia Meloni fissa il parametro su cui valutare il successo o meno alle prossime elezioni europee, il primo vero test per il centrodestra nonostante i diversi appuntamenti regionali che le stanno precedendo.
E se in Abruzzo il centrodestra a guida Marco Marsilio ha raggiunto lo storico secondo mandato, con FdI primo partito, cresce l’attesa per l’esito delle regionali in Basilicata e Piemonte.
In un’ intervista ad Agorà sui Rai 3, ripete che solo per “Ginevra”, la figlia di 7 anni, potrebbe lasciare la guida del Paese. O se non avesse più quel “consenso” che sta alla base della “libertà di poter incidere”.
“Non sto qua a sopravvivere”, sottolinea Meloni, che più volte in passato ha sottolineato il peso di essere a capo dell’esecutivo, che comincia a farsi sentire anche “fisicamente”, per le tante trasferte che ha fatto e che continuerà a fare a maggior ragione quest’anno che l’Italia ha la presidenza del G7.
Una “grande occasione” per porre sul tavolo “le nostre priorità”, l’Africa, la lotta all’immigrazione illegale e gli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Si tratta di un’occasione da “non perdere”, dice la premier, appena rientrata dall’ultimo – criticato a sinistra non solo a Roma – viaggio in Egitto che ha portato a siglare un accordo sulla falsariga di quello con la Tunisia “che sta dando i suoi frutti”.
Bisognerebbe essere “fieri che quella che era la proposta italiana oggi sia la realtà dell’Unione europea”, testimoniata dalla presenza al Cairo di altri 4 Paesi oltre alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
Nell’intervista andata in onda di prima mattina c’è spazio anche per ribadire gli “ottimi rapporti con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella” e la performance dell’economia italiana “sopra la media Ue” frutto di politiche che “funzionano meglio” di quelle dei governi precedenti. E per rivendicare i numeri “record” della lotta all’evasione, che smentiscono, nell’argomentazione di Meloni, le critiche di chi parla di “amici degli evasori o di condoni”.
La premier conferma anche che “le tasse non sono bellissime” ma vanno usate bene, “non per prendere i soldi da chi non ha una casa per consentire a chi ne ha due di ristrutturare gratuitamente”.
Il riferimento è al Superbonus, di matrice M5s, ma la premier ne ha anche per il Pd. “Non accetto lezioni” sulla sanità, dice ricordando le parole di Elly Schlein dei giorni scorsi perché “è questo governo a portare il fondo sanitario al suo massimo storico”. Alla segretaria dem la premier chiede anche di fermare la “demonizzazione dell’avversario” perché “la lotta nel fango” danneggia “le istituzioni”.
Pronta la replica di Schlein: “la lotta nel fango non è mai stato il mio stile”, piuttosto la premier “rispetti i cittadini e le cittadine che sta colpendo” coi tagli alla sanità o alla previdenza.
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