PESCARA – Svolta una esercitazione su un possibile allarme bomba all’aeroporto di Pescara. Ecco i vari step. Alle ore 15.05 del 23 novembre, la control room dell’aeroporto di Pescara riceve una chiamata di un possibile ordigno presente a bordo di un aeromobile in volo, appena partito da Pescara e diretto a Charleroi.
La comunicazione ricevuta da una GPG viene da questi circostanziata secondo i protocolli e viene diramata immediatamente alla S.O. della Polizia di Frontiera che, constata la situazione attiva i protocolli previsti nel Piano Leonardo da Vinci. Si avviano immediatamente le vie di comunicazioni di emergenza con L’Enac e l’Enav (la Torre) per prevedere innanzitutto l’atterraggio in sicurezza dell’aereo in zona del sedime ben specificata. Per prendere decisioni nell’immediato viene convocato il COE aeroportuale, che in via sperimentale viene convocato su piattaforma digitale così da ridurre i tempi utili per prendere collegialmente e nell’immediato le prime decisioni (come l’attivazione delle procedure di atterraggio in sicurezza del velivolo, l’intervento dei VVFF presenti in aeroporto, l’evacuazione del sedime aeroportuale).
Il pilota viene, così, autorizzato ad atterrare e viene invitato a sostare in una zona già individuata, al sicuro dal tratto stradale e dalla struttura aeroportuale. Sul posto ad attenderlo le pattuglie dell’Ufficio Polizia di Frontiera di Pescara diretto dal dirigente Dino Petitti. Nel frattempo, viene disposta l’evacuazione dell’aeroporto; mentre la Saga con l’ausilio delle guardie giurate si prodiga a mettere in sicurezza la struttura aeroportuale. Viene emesso un notam e l’aeroporto è ufficialmente chiuso al traffico aereo, ora gli operatori possono intervenire.
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