VIAGGIO NEL CRATERE/44. MORICONI: ''IL SISMA E' QUASI LASCIATO ALLE SPALLE''

FANO ADRIANO: ”BARCA, IL CONTRIBUTO AGEVOLATO E’ FONDAMENTALE”

di Cristina Alexandris

13 Gennaio 2013 10:00

Teramo - Gallerie Fotografiche

FANO ADRIANO – Un passato che si sta lasciando alle spalle per il piccolo comune di Fano Adriano (Teramo).

Oltre a non aver fortunatamente fatto nessuna vittima, il terremoto infatti non ha nemmeno lasciato il ricordo di sé con la “zona rossa” del caso, nemmeno nei primi giorni di emergenza.

Tuttavia la metà dei caratteristici edifici medievali del comune, di indubbio valore architettonico, risulta danneggiata e si prevedono ancora quattro o cinque anni di lavori, a detta del sindaco, Adolfo Moriconi, per riportare la situazione agli “antichi splendori”.

Il piccolo comune teramano di “Fanum Adriani” è sito alle falde del massiccio del Gran Sasso all'interno del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, lungo la valle del Vomano e conta circa 400 abitanti e si estende per una superficie di 25,43 chilometri quadrati.

È lo stesso sindaco a fare ad AbruzzoWeb il punto della situazione del comune.

Quante vittime e quali danni ha fatto il terremoto?





Fortunatamente non ci sono state vittime tra la popolazione ma il 50 per cento del patrimonio edilizio del territorio comunale ha subito forti danneggiamenti.

Com’è stata risolta l’emergenza abitativa?

La prima emergenza, cioè quella dei giorni direttamente successivi al terremoto, è stata supportata dagli sforzi della popolazione stessa che, in quel momento di estremo sconforto, ha dato prova di enorme spirito di solidarietà e unione. Con il tempestivo intervento della Protezione civile nazionale si è proceduto alla verifica della staticità dei fabbricati di tutto il territorio comunale portando alla dichiarazione di inagibilità di molti di essi. L'amministrazione comunale ha primariamente ospitato la popolazione la cui abitazione era stata dichiarata inagibile presso le strutture turistiche presenti sul territorio comunale e ha proceduto velocemente alla requisizione di alcuni immobili destinati a seconde case per alloggiare le famiglie dei residenti sfollati. Le disposizioni normative hanno permesso, in seguito, di ristrutturare un fabbricato in disuso presente nel capoluogo e riqualificarlo per la realizzazione degli alloggi abitativi provvisori per i nuclei familiari residenti senza dimora a seguito del sisma.

Quali sono le condizioni della zona rossa?

Non è stata individuata alcuna “zona rossa” all'interno dei centri abitati del territorio comunale, nemmeno il primo periodo di emergenza, fortunatamente.

A che punto è il piano di ricostruzione nel suo Comune?





I piani di ricostruzione, a lungo discussi e ipotizzati, sono in attesa dell’approvazione da parte degli enti competenti in materia delle procedure di assegnazione e realizzazione.

A oggi, qual è il problema più urgente da affrontare?

Sicuramente la definitiva redazione del piano, strumento fondamentale per la concreta e fattiva rinascita dei principali centri storici presenti nel territorio comunale.

Cosa vorrebbe dire al ministro Fabrizio Barca, inviato del governo per la ricostruzione?

È sicuramente a conoscenza dell’importanza che lo strumento del “finanziamento agevolato bancario” e della “programmazione Infrastrutturale” hanno per la concreta ricostruzione dei nostri territori e la fondamentale rilevanza che assolvono nella gestione finanziaria e civile nel rilascio dei contributi ai privati cittadini a conferma della fondamentale presenza dello Stato in questo momento di cruciale coerenza sociale.
 
Quanto ci vorrà per ricostruire il suo paese?

Ottimisticamente prevediamo almeno ulteriori quattro o cinque anni di lavoro. Sempre sottolineando la fondamentale approvazione dei piani di ricostruzione.

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