L'AQUILA – Lavoratori nei cantieri inquadrati come metalmeccanici o come addetti ai servizi, invece che come edili. Con mancate retribuzioni anche del 30 per cento di quello che sarebbe dovuto. Lavoratori che non denunciano gli straordinari non retribuiti, le prestazioni in nero, ed anche gli infortuni, per paura di perdere il posto.
Benvenuti nel far west dell'edilizia, nel mondo grigio e sommerso, dove regna lo sfruttamento, i pericoli per l'incolumità fisica e che fanno concorrenza sleale, con offerte al massimo ribasso, alle tante aziende serie che invece rispettano la legge.
Piaghe non certo ignote, diffuse in tutta Italia e che rivela ad Abruzzoweb Luigi Di Donato, segretario generale Feneal Uil della provincia dell’Aquila, sono purtroppo diffuse anche nei cantieri della ricostruzione post-sismica 2009, nel cantiere più grande d'Europa.
Di Donato sta ingaggiando una battaglia il particolare contro il cosiddetto dumping contrattuale, assieme anche all'Ente paritetico per la formazione, la sicurezza e la salute in edilizia (Ese-Cpt) della Provincia dell'Aquila, costituito dall'Ance, l'associazione nazionale dei costruttori, e dalle organizzazioni sindacali.
“C’è capitato di verificare casi non certo isolati – spiega a questa testata Di Donato – che chi in un cantiere fa i ponteggi non ha un contratto edile, ma metalmeccanico. Chi fa un tetto è inquadrato come addetto dei servizi. Ci sono poi operai muratore qualificato, di secondo livello, e muratore specializzato terzo livello, assunti come semplici manovali, al primo livello, e dunque sottopagati.
E questo perché il dumping permette costa molto di meno, anche di 300 400 euro al mese. Ma in questo modo, oltre a togliere legittime spettanze ai lavoratori, e le prestazioni di welfare aggiuntivo in cui un edile inquadrato come tale si sottraggono risorse alle casse previdenziali, si fa concorrenza sleale alle tante imprese che invece si comportano correttamente, anche qui nel cratere 2009. Si compromette formazione, sopratutto per la sicurezza, a cui ha accesso chi ha regolare contratto”.
Ed infatti il dumping contrattuale, ad essere pignoli, è un reato, ma che non è facile da scoprire.
“La legge 81 parla chiaro: se stai in un cantiere deve avere un contratto edile. Purtroppo i controlli a livello nazionale, non solo qui in Abruzzo sono ridotti, in quanto l'Ispettorato del lavoro, l'Inps e Inail che non hanno personale a sufficienza per monitorare con costanza e d efficacia migliaia e migliaia di cantieri, grandi e piccoli”.
Un aspetto che favorisce questo fenomeno, come denunciano da tempo i sindacati è la mancata reintroduzione, nel cratere sismico 2009, del Documento unico di regolarità contributiva (Durc) di congruità, come accade per i terremoti del centro Italia 2016-2017.
Le imprese impegnate nella ricostruzione post-terremoto abruzzese hanno avuto l’obbligo di presentare il Durc fino al 31 dicembre 2016, poi, in nome della sburocratizzazione, con una legge nazionale è stato varato il Durc on line (Dol), una sorta di autocertificazione, molto meno efficace per verificare la regolarità dei contratti dei lavoratori, ed anche per il contrasto al lavoro nero.
“Il vecchio Durc – spiega infatti Di Donato – restituiva la fotografia esatta e verificabile del numero degli addetti e dei contratti applicati, un documento cartaceo, vidimato e verificato dagli organi preposti. Il Dol è molto meno efficace, ha tempistiche di comunicazione più lunghe. Ecco perché importante battersi per tornare alla vecchia disciplina”.
Ma non è tutto, il sindacalista denuncia anche il fatto che spesso gli operai “sono costretti a fare straordinari non retribuiti, ma raramente denunciano questi abusi, perché c’è la comprensibile paura di perdere il posto di lavoro, che di questo tempi non rappresenta uno scherzo. Lo stesso accade per casi di lavoro in nero: sempre per esasperazione nessuno denuncia, accade solo se qualcosa va storto, magari se il diretto interessato non viene pagato, entra in rotta di collisione con l’azienda”.
C’è poi il capitolo infortuni: nel corso del 2018 In Abruzzo, calcola l’ Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro sono stati 12.089. E di questi 19 hanno avuto esito mortale. Nel 2017 era andata molto peggio, ma il dato della mortalità resta ancora superiore alla media nazionale. L’84,6 per cento degli incidenti si sono verificati durante l’attività lavorativa, (542.743 casi), mentre il 15,4 per cento si è verificato nel tragitto casa-lavoro. I decessi registrati dall’Inail in tutta Italia nel 2018 sono stati 1.133.Ma anche qui c'è una zona d'ombra di cui tener conto.
“Siamo orgogliosi di quanto fatto nel cratere sismico: in dieci anni non ci sono stati morti nei cantieri, e pochi infortuni nessun morto, grazie all’azione preventiva dei dall'Ente paritetico per la formazione, la sicurezza e la salute in edilizia (Ese-Cpt) della Provincia dell'Aquila, costituito dall'Ance, l'associazione nazionale dei costruttori, e dalle organizzazioni, che fanno consulente preventive sui livelli di sicurezza nei cantieri, e formazione agli addetti. Però al netto di tante aziende serie, ci sono anche i soliti “furbetti”. Ed accade ad esempio che ci sia chi non denuncia l'infortunio di cui è stato vittima, perché sopratutto se ha una certa gravità, l'Inail deve intervenire, e si va sul penale, si rischia il blocco del cantiere”.
Infine Di Donato esprime forte perplessità sul decreto Sblocca Cantieri, che è ad un passo dalla conversione in legge.
“Va bene snellire le procedure, ma la norma intende estendere il ricorso al subappalto, e il rischio è che il far west aumenterà, ci sarà ancor più la corsa al ribasso nelle gare, con tutto quello che ciò comporta, in termini di diritti dei lavoratori, rischi per la loro incolumità e di qualità delle opere”, osserva il sindacalista.
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