FDI: NOMI “SEGRETI”, RIVOLTA CONTRO VERTICI. A L’AQUILA OK PICCININI, FEDERICO SEGRETARIO?

REGIONALI. CAOS, TENSIONE E GIORNI DI PASSIONE DOPO L’ANNUNCIO DEL CAPO DEI MELONIANI DI SCELTE FATTE E CONDIVISE MA SENZA UFFICIALIZZARE I VOTI. IMBARAZZO E RABBIA ANCHE PER IL SILENZIO DEI VERTICI, OLTRE A SIGISMONDI, MARSILIO, BIONDI E TESTA, CHE SECONDO DIRIGENTI, SINDACI E GLI STESSI PAPABILI NON RISPONDONO AL TELEFONO. “MA CHI DECIDE, CHI PORTA I VOTI O CHI HA IL POTERE?”. IL SOSPETTO DELLA PARTITA NON CHIUSA 

9 Novembre 2023 07:53

L'Aquila - Politica

L’AQUILA – Nomi dei candidati alle regionali di marzo tenuti sotto chiave dai big regionali e provinciali come se fosse un patrimonio di pochi: in seno a Fratelli d’Italia abruzzese scoppia la rivolta della base e di tanti dirigenti e sindaci. Anche se gli stessi papabili alla corsa a palazzo dell’Emiciclo brancolano nel buio in merito al loro destino.

Per ora la protesta non è emersa pubblicamente, anche se qualche mal di pancia è venuto fuori, vedi il circolo di Lanciano che rivendica la candidatura di Paolo Bomba al posto della new entry, l’assessore regionale ex Lega Nicola Campitelli, ma il malcontento è assordante in tutti gli ambienti del primo partito italiano che in regione si appresta ad essere trainante nella coalizione di centrodestra, raccogliendo il testimone della Lega nel 2019. E che vede il premier, Giorgia Meloni, eletta deputato nel collegio L’Aquila-Teramo.

A quattro giorni dal summit durato sei ore che, secondo i vertici meloniani, ha portato a sciogliere i molti nodi nei quattro collegi provinciali, è innegabile che non è andata giù a molti la scelta del senatore e coordinatore regionale, Etel Sigismondi, di comunicare in una nota stampa venerdì sera, la fumata bianca, anche se con toni poco conviventi, e di non comunicare i nomi dei candidati.

Immediatamente, è partito il tam tam delle voci, delle ipotesi impazzite in un contesto nel quale la situazione è diventata ancora più esplosiva perché i vertici non hanno risposto più ai telefoni, marinando anche le occasioni pubbliche ed il partecipato compleanno del giovane capogruppo al Comune dell’Aquila, Leonardo Scimia, che si è svolto nel pomeriggio di sabato in un locale del comune di San Demetrio, non lontano da Villa Sant’Angelo, dove abita e dove è stato primo cittadino il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, che poi ha spiccato  il volo.

E così in questi autentici giorni di passione per Fdi sul banco degli imputati sono finiti oltre a Biondi, commissario provinciale e responsabile nazionale degli enti locali, e Sigismondi, anche il presidente della Regione, Marco Marsilio, e i due vice coordinatori, il senatore aquilano Guido Liris, e il deputato pescarese Guerino Testa.

Giorni di passione che arrivano dopo un lungo periodo di tensioni per l’accaparramento del treno giusto in momento propizio, un posto che ha reso una polveriera un partito che a Roma, non solo per la vicinanza geografica, viene visto con interesse essendo considerato una roccaforte dove nel 2017 con la vittoria del comune dell’Aquila è cominciata la cavalcata vincente. Ciò in particolare per la guerra politica ed amicale tra i due ex amici Biondi e Liris, in disaccordo su tutto, le strategie ed i nomi.





In un quadro di tensioni che si incrociano con i congressi provinciali entro fine anno, c’è ci ha richiesto l’intervento di Marsilio ma ad oggi non ci sono notizie ufficiali sulle sofferte scelte: e contestualmente, sorgono dubbi sul fatto che la partita sia stata effettivamente chiusa. Con la lista che ora è sotto la lente di ingrandimento di Roma.

“Ma cosa è stato deciso, se qualcosa è stato davvero deciso? Chi sono i candidati inseriti in questa fantomatica lista, scritta dentro quelle quattro mura? Quando il partito nazionale ci farà sapere qualcosa?”, è la concitata raffica di domande ad oggi senza alcuna risposta, di dirigenti ed eletti, che sia pure non volendo comparire esprimono imbarazzo, amarezza e anche rabbia, a seguito delle poche informazioni ricevute nel comunicato stampa come resoconto del vertice di venerdì nella sede di piazzetta del Sole a L’Aquila, durato oltre sei ore, dei big del partito regionale, dove è stato affrontato il nodo delle candidature alle regionali del 10 marzo, per ciascuno dei quattro collegi provinciali.

Ad arrabbiarsi soprattutto un gruppo di sindaci che si chiede come possa accadere “che chi porta i voti e il consenso sia tenuto all’oscuro di tutto”: a far andare su tutte le furie il laconico comunicato stampa a firma di Sigismondi, capo del partito sempre più in difficoltà nel gestire la tensione per le troppe richieste a fronte dei pochi posti, in cui si è spiegato che era stato fatto “un lavoro importante e meticoloso” e che “nei prossimi giorni le liste saranno portate all’attenzione della Direzione nazionale per la definitiva approvazione”.

Senza dire quando il partito nazionale darà l’attesa risposta, e soprattutto con i nomi top secret, tanto che nemmeno gli aspiranti candidati sanno se sono stati messi in lista o meno. Ed è stato inutile provare a telefonare ai partecipanti di quel vertice, oltre a Sigismondi, Marsilio, ricandidato presidente per il centrodestra, i due vice segretari, il senatore Liris e il deputato pescarese Testa. Poi, il sindaco del capoluogo e commissario provinciale dell’Aquila Biondi, e i segretari provinciali delle altre tre province, Stefano Cardelli, Pescara, Marilena Rossi, Teramo e Antonio Tavani, Chieti. Unica risposta il telefono che squilla a vuoto. O il più rigoroso “non posso dire nulla”.

Ma nonostante tutto si susseguono le voci e le ipotesi, soprattutto quelle riguardanti la provincia dell’Aquila, e più precisamente, il territorio aquilano, dove ci sono i nodi maggiori da sciogliere: e qui si parte da un dato ufficiale e cioè le dimissioni delle ultime ore, entro il termine del 10 novembre, ovvero quattro mesi prima dal voto, dalle cariche motivo di incompatibilità con la candidatura, da parte dei due litiganti per un posto “utile”, ovvero Alessandro Piccinini, oramai ex presidente della Gran Sasso Acqua, la società pubblica del ciclo idrico integrato ed ex assessore, sostenuto da Biondi, e Paolo Federico, sostenuto da Liris, sindaco di Navelli,  presidente del Gruppo di Azione locale (Gal) Gran Sasso-Velino, che ha dato le dimissioni da commissario della comunità montana Montagna Aquilana, ente in fase di trasformazione in Unione dei Comuni, e da presidente dell’Asp 1 L’Aquila. Mentre Piccinini ha dichiarato ad Abruzzoweb che “ho avuto rassicurazioni dal presidente della Regione Marco Marsilio sulla mia candidatura”, Federico ha accennato, dopo le dimissioni solo alla volontà di “dedicare il mio impegno ad ulteriori attività che necessitano maggiore disponibilità sotto il profilo personale e temporale”.

C’è chi rivela che il partito per le regionali punterebbe su Piccinini e che a Federico verrà offerta la poltrona di coordinatore provinciale, una soluzione ben vista da Liris e il capogruppo in Consiglio regionale, il marsicano Massimo Verrecchia, i due che detengono la netta maggioranza delle tesseramento in provincia dell’Aquila, circa 4mila tessere sulle 8mila regionali, effettuato nei mesi scorsi e che per questo rivendicano un maggior potere in provincia rispetto al gruppo Biondi.

Questa scelta rimette in pista Vincenzo Uzzeo, ex assessore comunale di Castel di Sangro, che sembrava destinato alla lista civica di Marsilio. Tra le donne aquilane l’avrebbe spuntata Tiziana Del Beato che sarebbe stata preferita ad Ersilia Lancia, assessore comunale e moglie del senatore Sigismondi.

Queste soluzioni avrebbero portato alla bocciatura della proposta benedetta da Biondi e soci di eleggere come coordinatore provinciale dell’Aquila, il vice presidente della Provincia, Vincenzo Calvisi, ex componente dello staff di Liris ai tempi dell’assessorato regionale al Bilancio.





Insomma, si registra una situazione di forte tensione, nel partito che parte per confermare i risultati delle Politiche del settembre 2022, e che con un 26-28% potrebbe eleggere ben 10 consiglieri all’emiciclo, sempre che il centrodestra vinca le elezioni e Marsilio farà, caso unico nella storia della Regione, un secondo mandato. Una prospettiva che ha alimentato grandi appetiti, e una corsa a strappare un posto in lista, con il segretario regionale Sigismondi in evidente difficoltà nel gestire la situazione esplosiva, tanto che il presidente Marsilio è sceso in campo per affrontare personalmente e di petto le controversie più insidiose.

Davanti al muro di gomma, fatalmente, nella base e nelle dirigenze locali, serpeggia anche il sospetto che in realtà non si è deciso nulla di definitivo in quel vertice.

Per descrivere quanto sta accadendo, è emblematico ciò che è successo sabato pomeriggio, in occasione della festa compleanno del capogruppo di Fdi al Comune dell’Aquila, Leonardo Scimia, a Rovo carni di Villa Sant’Angelo, il paese dove vive il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi. Ebbene, Biondi non c’era, come pure non si sono visti nè Liris, nè Sigismondi. Per il terrore, si suppone di essere tempestati di domande e richieste di chiarimento, tra un arrosticino e un agnello alla brace. C’era invece Ersilia Lancia, moglie di Sigismondi, che opportunamente ha preferito parlare d’altro e glissare su liste e candidature, tema che ha dominato il pomeriggio.

Al tavolo di venerdì si era arrivati con l’ipotesi di candidare con Fdi sia Piccinini che Federico.  E visto che in lista in provincia dell’Aquila, per i candidati uomini ci sono quattro posti, e sono già in corsa nell’area marsicana, inamovibili, l’assessore regionale al Bilancio, Mario Quaglieri, ex sindaco di Trasacco, e Verrecchia,  ex parlamentare, ex dirigente regionale ed ex capo di gabinetto dello staff del presidente Marsilio, a fare un passo indietro avrebbe dovuto essere Uzzeo.

E invece neanche questa ipotesi sembra essere certa stando alle indiscrezioni non confermate, della candidatura del solo Piccinini, e a Federico, in cambio di un passo indietro, il coordinamento provinciale dell’Aquila del partito, come candidato unitario e condiviso al congresso che dovrebbe celebrarsi entro dicembre, per assegnare ora il posto occupato, come commissario, da Biondi, il quale non potrà ambire ad una conferma essendo anche responsabile nazionale enti locali, carica incompatibile con la prima.

Nella ridda di voci emerge una terza ipotesi: Federico si candiderà anche lui, ma nella lista del presidente Marsilio, visto che la contropartita del coordinamento provinciale appare poca cosa, ed occorre disinnescare il rischio che Federico, che ha un forte seguito, si veda il circolo della sola Navelli con ben 300 iscritti, possa anche decidere di passare armi, bagagli e voti nella Lega, o addirittura nel campo del centrosinistra, in una lista moderata e centrista.

Ma, appunto, sono solo ipotesi, visto che i vertici del partito sono chiusi a riccio e non dicono nulla neanche ai diretti interessati di ciò che è stato deciso, o hanno in animo di decidere. (b.s. – f.t.)

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: