L’AQUILA – “I fondi a pioggia nell’ultimo consiglio regionale? Rientrano nella dimensione del folklore, perché purtroppo esiste una condizione complessiva nella quale non esistono linee di indirizzo generali, di sviluppo e strategia. Non sono riuscito a trovare in tutti questi interventi, dei singoli consiglieri regionali, un quadro unitario, mentre purtroppo invece l’Abruzzo in questo momento ne avrebbe estremo bisogno.”
A stroncare merito e metodo degli 8,6 milioni di euro erogati a pioggia nella seduta del consiglio regionale del 30 dicembre per 610 beneficiari tra comuni e associazioni, è la voce isolata di Angelo Orlando, ex senatore di Rifondazione comunista nel primo governo di Silvio Berlusconi e poi consigliere regionale con il centrodestra di Giovanni Pace, e il centrosinistra di Ottaviano Del Turco, dove ha ricoperto la carica di presidente della prima commissione Bilancio.
Docente di lettere e filosofia in pensione, classe 1949 di Guardiagrele, in provincia di Chieti, è stato autore di “Caligola e l’attaccapanni. Miserie senza splendori della politica senza cultura”, libro da cui trae anche nell’intervista ad Abruzzoweb, materia prima per giudicare in modo impietoso l’attuale classe dirigente, di un Abruzzo definito “marco provincia”, più che regione, con gli inquilini dell’Emiciclo che rappresentano “più che altro i loro territori e collegi elettorali”.
“Viviamo problemi – spiega infatti Orlando – che investono la regione la sua totalità: faccio un esempio: il rischio che corre di delocalizzazione e depotenziamento il polo industriale della Sevel, non può essere un problema sentito come prioritario da parlamentari e consiglieri regionali della provincia di Chieti. L’export della Sevel è quota parte importante dell’export regionale e il pil della provincia di Chieti e tanta parte del pil abruzzese. Tornando ai fondi a pioggia: io comprendo l’intenzione di tutelare il proprio territorio, però questo dovrebbe essere comunque accompagnato da uno sguardo un po’ più largo, da una strategia e linea di sviluppo complessiva”
Orlando ammette che però quella dei fondi a pioggia, dei cadeau di fine anno erogati a notte fonda con raffiche di emendamenti, senza bando né criteri oggettivi, non sono certo una novità e una invenzione dell’amministrazione di centro-destra di Marco Marsilio
“Anche quando ero in regione sostanzialmente avveniva la stessa cosa, sarebbe da struzzi negarlo. Però poi l’andazzo negli ultimi anni in cui sono stato consigliere è cambiato, in particolare quando è esploso il problema enorme del debito della sanità, o quando ci siamo trovati davanti all’emergenza incendi. Quello della sanità è un problema che è oggi ancora urgente, tenuto conto che la sentenza della Corte costituzionale ha dimezzato da 20 a 10 anni il tempo di rientro dal debito. Davanti a questo macigno, in fondo, la vicenda dei fondi a pioggia è folklore”.
A mutare per Orlando è stato invece il livello qualitativo della politica: “Verifico, per così dire, una certa distanza dalla necessità di studiare da parte della classe politica, e sarebbe oggi ancora più importante, perché man mano che passa il tempo i problemi diventano più complessi. Senza studio, anche di ciò che avviene altrove, è estremamente difficile trovare una linea guida di sviluppo anche per l’Abruzzo, che si trova in condizioni estremamente fragili. Altre regioni in un modo o in un altro si sono strutturate e organizzate in modo da poter affrontare le sfide, l’Abruzzo vive ancora una condizione di isolamento, rischiamo di subire una devastante delocalizzazione delle grandi multinazionali e la deindustrializzazione”.
Allargando lo sguardo al parlamento: “Basti dire questo: la Camera dei deputati ha approvato il testo della legge di stabilità 2020 con un maxiemendamento, la legge è arrivata alla camera ed è stata approvata due giorni dopo. I servizi studi ha elaborato i soliti dossier di documentazione di oltre 1600 pagine: i parlamentari mi chiedo hanno avuto tempo e voglia di leggerli, questi dossier, prima di votare? Ne dubito”.
Morale della favola: “in un clima del genere diventa molto più facile creare uno strumento di distrazione di massa come quello della lotta per la presidenza della Repubblica, e a questo proposito mi definisco, per usare un eufemismo, perplesso dall’ipotesi Silvio Berlusconi. La politica senza cultura, senza studio, è una politica che non ha più senso, che non è in grado di rispondere alle esigenze e risolvere i problemi”.
L’INTERVISTA
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