L’AQUILA – “Quando è uscito Verba Manent, ho molto candidamente specificato che c’era anche la voce di Mario Magnotta in una delle canzoni. Un giorno siamo stati contattati da un avvocato, dal suo avvocato. Per ‘regolare la questione’, allora, abbiamo messo sotto contratto Magnotta, con l’idea di provare a fargli fare un disco, poi mai realizzato. Già che c’era, però, gli ho dato una lista di nomi da urlare al microfono. La traccia l’ho incisa su un vinile stampato in cento copie insieme agli altri scratch usati in un tour del 1998. Di questo disco, detengo ancora nove o dieci esemplari”.
Ha dispensato saggezza e profondità d’animo e di pensiero, ma non c’è da sorprendersi, e svelato chicche non così impensabili Francesco Di Gesù, per tutti Frankie hi-nrg mc, uno dei migliori rapper e produttori discografici che l’Italia abbia mai “sfornato”, in un’intervista che chi scrive riteneva, a torto, semplicemente non realizzabile, con al centro non chissà quale gigante della musica, della poesia, o del cinema, ma “il sig. Mario Magnotta”, il bidello aquilano, scomparso nel gennaio del 2009, che ha conquistato una enorme ed inaspettata notorietà a partire dagli anni ‘80 dell’ormai, possiamo dircelo, secolo scorso, “grazie” agli scherzi telefonici ai suoi danni firmati da due ex alunni della scuola in cui lavorava, Antonello De Dominicis e Maurizio Videtta.
Era il 1993 e l’allora ventiquattrenne Frankie hi-nrg mc pubblicava il suo primo album in studio, il capolavoro hip hop Verba Manent, all’interno del quale c’è una canzone, Disconnetti il potere, che contiene un “no!” lunghissimo e urlato a squarciagola: uno dei “no!” “esplosi” alla fine dello scherzo “della lavatrice” da Magnotta. Da “quel Mario Magnotta”, all’epoca personaggio ancora “sotterraneo” ma che di lì a poco sarebbe esploso, conquistando nel tempo moltissimi ammiratori, alcuni dei quali, Frankie compreso, a dir poco insospettabili: dal cantautore Simone Cristicchi, che qualche anno fa lo ha citato nella canzone L’Italia di Piero e che, da direttore del Teatro Stabile d’Abruzzo, ha persino ipotizzato uno spettacolo teatrale su Magnotta; al comico Dario Vergassola, che lo omaggia spesso e volentieri; ai fumettisti Antonio Recupero e Fabrizio Di Nicola, autori del fumetto Magnotta Wars.
Un caso, quello del bidello aquilano, che rappresenta anche per il rapper da noi intervistato “Il primo, vero contenuto virale della storia italiana”, amatissimo da chi lo ha ascoltato, quando internet non esisteva, su audiocassetta negli stereo delle automobili, soprattutto in notturna, con gli amici, fino ad arrivare ai cd e alle piattaforme online.
“Perché ho campionato la voce di Magnotta in una mia canzone? Perché nulla come la genuina esasperazione di un uomo portato sull’orlo del tracollo, riesce a restituire il ‘no’ che bisogna dire di fronte a una situazione che poi è quella che racconto in Disconnetti il potere, cioè una televisione già all’epoca forsennata, fatta di parole miste a escrementi, a cosce, a questa sorta di valanga di melma accattivante, a cui la soluzione più drastica, e forse neanche la più adatta, ma comunque quella del momento che veniva in mente al me ventenne, era fatta con quei ‘no’ di Mario, tra l’altro le uniche ‘porzioni’ trasmissibili rispetto al resto che è più ‘delicato’ (ride, ndr). Ho campionato, con naturalezza, il primo, vero contenuto virale della storia italiana”, dice Frankie hi-nrg mc ad AbruzzoWeb, come se fossimo nello studio di registrazione nel lontano, ma poi neanche tanto lontano, 1993, in una immersione tra ricordi e motivazioni che col tempo hanno acquisito e non smarrito la forza, pur in un periodo difficile segnato dal Covid-19.
“Ho scoperto Magnotta grazie agli ‘adepti’ romani. Il punto di propagazione era Roma. Poi è emerso, dopo lo scherzo finale, cioè quello della ‘lavatrice’, altro materiale, i ‘b-side’ di Magnotta, con altri personaggi”, svela il rapper classe 1969.
“Quando è uscito il disco – racconta quindi in un rifiorire di memorie – ho molto candidamente specificato che c’era la voce di Mario Magnotta. Poi, di colpo, veniamo contattati da un avvocato, dal suo avvocato. Persona molto gentile e molto ragionevole. Per ‘regolare la questione’, abbiamo messo sotto contratto Magnotta (stavolta un contratto tutto regolare, senza clausole capestro e senza lavatrici e altri elettrodomestici da acquistare fino alla fine dei giorni, nda), con l’idea di provare a fargli fare un disco, poi mai realizzato. Con la sua voce, comunque, sono stati creati migliaia di pezzi, tra house ed altri generi. Del resto, la sua è una metrica incredibile, Mario aveva un vigore oratorio pazzesco e, tra l’altro, solo quando era incazzato”.
“Un giorno – prosegue nel racconto al telefono, con l’intervistatore letteralmente incredulo di fronte a un simile pezzo di storia – lui e il suo avvocato sono venuti da noi nel nostro studio di Città di Castello. Da qualche parte ho le foto insieme a Magnotta. E ti dirò di più: già che c’era, gli ho dato una lista di nomi da urlare al microfono. Non riusciva a pronunciare ‘Piotta’ (ride di nuovo, ndr), gli veniva ‘Pialla’. Questa traccia l’ho incisa su un vinile stampato in cento esemplari assieme agli altri scratch usati nel tour del 1998. Erano cento copie di un vinile ‘di servizio’ che usavano i deejay ‘Schizo’ e ‘Zac’ con tutti i ‘pezzettini’ che servivano nelle varie canzoni durante lo spettacolo, perché alla fine della serata il vinile poteva anche essere buttato via visto che il deejay aveva la libertà di ‘massacrarlo’ quanto voleva, non essendoci il rischio di non averlo più. E, visto che c’era spazio, oltre alla versione ‘a cappella’ del ritornello di Quelli che benpensano, rarità inarrivabile, e ad altri ‘pezzettini’ di mie voci sempre ‘a cappella’, c’è una frase del Magnotta. Di questo disco, detengo ancora nove o dieci esemplari”.
“Forse lì non sono stato abile a ‘capitalizzare’ il tutto – ammette con la sincerità di chi ha mantenuto una coerenza intellettuale ed artistica fuori dal comune nel cosiddetto, maledetto show business – E questo perché negli scherzi a Mario, che sono esilaranti, dopo i primi ascolti ci siamo innamorati di quell’uomo, dell’umanità di quella persona. Qualunque speculazione avrebbe dovuto attingere a quelle bestemmie e a tutto il resto, ma, in realtà, così facendo, saremmo andati a impoverire la profondità che noi ci siamo costruiti. Cioè: Magnotta, nel crescere in questa storia, nel sapere che quello lì non era uno scherzo, più lo scoprivo e più mi si dipingeva come un uomo vessato dalla vita, un uomo che avrebbe regalato il frigorifero alla figlia nell’eventualità che questa un domani si fosse sposata e pure ’asciugacapelli pure, visto che a lui non serviva (risata, sincera, pure qui, ndr). Non lo abbiamo sfruttato, non abbiamo voluto farne una sorta di fenomeno da circo ‘Barnum’. Non ci interessava. Anche perché stava già accadendo qualcosa, la gente finalmente si decideva, dopo anni, a campionarlo per farci dei pezzi da discoteca, alcuni orrendi, altri fantastici, con i dialoghi degli scherzi”.
“Sono sicuro – dice a questo punto il 52enne rapper che nel 2019 ha pubblicato la sua biografia dal titolo Faccio la mia cosa, che poi è il titolo di una delle tracce del già menzionato capolavoro Verba Manent – che nelle piste in cui quella musica andava, ma pure adesso, i locali sono impazziti. E impazzirebbero pure adesso. Le piste saltano, ragazzi. Con un Magnotta che urla, le piste saltano. Non tieni fermo nessuno. Perché era spontaneo, genuino, vero, un uomo disperato che a un certo punto non sapeva più che cazzo fare. Come me, come te, con le Poste, o con la Telecom. Lui si è fatto voce, lui si è fatto verbo per tutti noi, ha compiuto qualcosa di divino con quelle bestemmie. È incredibile Magnotta. È un bel capitolo per me”.
Non poteva mancare, infine, una “passata” sull’Aquila che Frankie hi-nrg mc non ha conosciuto prima del terremoto del 6 aprile 2009, ma che ha omaggiato e aiutato a modo suo in quel terribile momento mettendo faccia e voce nella canzone Domani 21-04-2009 (“Ogni vita che salvi, ogni pietra che poggi, fa pensare a domani ma puoi farlo solo oggi”, canta Frankie), cover di un brano di Mauro Pagani realizzata da diversi artisti italiani, Pagani compreso, per testimoniare una vicinanza artistica alle popolazioni terremotate.
L’Aquila che dal 2009 è senza Magnotta e dal 2012 senza “Guru”, il deejay Enrico Di Paolo, che ha smesso di incrociare i groove dopo un ennesimo Capodanno in consolle e che, come sa bene chi non solo all’Aquila ha capito anche grazie a lui che in discoteca poteva e doveva essere imposta musica di qualità, chiudeva ogni serata con Quelli che benpensano di Frankie hi-nrg mc (“Ma davvero?”), una tradizione che porta avanti con orgoglio Luca Graziani, aquilano di Onna – una delle frazioni distrutte dal sisma – “allievo” di Di Paolo che vive da anni a New York.
“Ho avuto lo straordinario privilegio di entrare in un’Aquila ferita e poterla testimoniare. Credo che i miei racconti di allora, oggi sarebbero contemporanei, con quei borsoni ancora pieni di ‘giunti’, quelli piccoli, cazzo, perché quelli piccoli, fuori standard… Vaffanculo”, si incazza, ma con la classe di sempre, il rapper torinese di origini siciliane cresciuto a Città di Castello, in provincia di Perugia.
Che non si capacita della morte di Claudio Coccoluto, altro fuoriclasse della consolle, che ti spiega che “Puoi passare insieme al tempo, puoi muoverti insieme a lui. Se resti fermo e guardi il tempo che passa, è un casino” e che, sui messaggi lanciati quasi trent’anni fa a dir poco attuali nel 2021, ti piazza l’esempio della bicicletta: “È come quando impari a guidarla. Non ti rendi conto di quanto ti serve fin quando non diventi grande e scopri di averla. Alcune cose che ho sentito mi hanno aiutato in quel senso, mi fa piacere che alcune cose che ho fatto aiutino qualcuno in quel senso”.
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