L’AQUILA – Il settore Avvocatura del Comune dell’Aquila rende noto che, con la sentenza numero 155 odierna il TAR Abruzzo – L’Aquila, ha rigettato il ricorso proposto dal Comune dell’Aquila per l’annullamento del provvedimento con cui l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie delle Infrastrutture Stradali e Autostradali ha limitato fino al 30 aprile prossimo l’esercizio della Funivia del Gran Sasso, con prescrizione della sostituzione delle quattro funi portanti.
“Se ne prende atto, pur ritenendo la piena sussistenza dei gravi vizi dell’atto impugnato e pur rilevando che tutti gli approfonditi controlli eseguiti sulla funivia – i più recenti sono stati conclusi nel corso di questa settimana – assicurano la piena sicurezza dell’impianto e la regolarità del suo esercizio. Il Comune si riserva di impugnare la sentenza”.
Il blocco di esercizio era stato ordinato dal ministero dopo un esposto presentato da un appassionato di montagna e giornalista Gianfranco Cocciolone alla prefettura, pubblicato da Abruzzoweb in esclusiva, che poi ha inviato gli atti al ministero. Ora gli impianti dovranno essere chiusi il 30 aprile per i lavori di cambio delle funi, con alti costi e tempi incerti, si teme nell’ordine dei mesi.
La Funivia del Gran Sasso perderà poi l’abilitazione ed autorizzazione al pubblico esercizio, come peraltro confermato dalla nota del Dipartimento Infrastrutture della Regione Abruzzo. Condizione quest’ultima che produrrà anche la perdita della contribuzione regionale per l’esercizio del Trasporto Pubblico Locale.
A lanciare l’allarme delle gravi conseguenze dello stop era stato giorni fa la Cgil dell’Aquila.
“Fosse stata una sceneggiatura sarebbe quella di un dramma annunciato. Siamo invece al cospetto di una recita non scritta e sceneggiata, ma che al dramma riporta. Il dramma sarà quello a cui sono destinati i dipendenti del Centro Turistico del Gran Sasso che rischiano di restare senza lavoro e senza reddito. Il dramma sarà anche quello degli operatori turistici, dei loro dipendenti e delle loro famiglie, il dramma di una intera comunità”.
E ha aggiunto la Cgil: “ci siamo occupati spesso della disastrosa condizione della partecipata comunale che troppo spesso ha richiesto sacrifici ai suoi dipendenti, ritardi negli stipendi, situazioni contributive confuse, mancato ricambio delle figure necessarie al funzionamento della complessa struttura ecc. Ora però siamo alla resa dei conti”.
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