GAS LAGO BOMBA: ENERGIA VS AMBIENTE, E’ SCONTRO. SINDACI IN TRINCEA, PATTO ABRUZZO SPACCATO

ESPLODE IL CONFLITTO POLITICO DOPO IL VIA LIBERA DEL MINISTERO AL PROGETTO DELLA LN ENERGY PER L'ESTRAZIONE DI UN MILARDO DI METRI CUBI DA TRASFORMARE IN COMBUSTIBILE LIQUIDO. VOLANO STRACCI TRA AVS E AZIONE, CENTRODESTRA IN REGIONE A FAVORE

9 Ottobre 2025 17:09

Chieti - Cronaca, Politica

BOMBA – È destinato nei prossimi mesi a diventare un fronte politico esplosivo, il progetto di estrazione di gas nel lago di Bomba, in provincia di Chieti, per il quale la società LN Energy di Pescara, associata a Confindustria Abruzzo Medio Adriatico, ha avuto il 24 luglio il via libera del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, e manca ora solo il decreto finale di compatibilità ambientale e il rilascio della concessione.

Il centrodestra in Consiglio regionale, del presidente Marco Marsilio, di FdI, tiene un basso profilo, Nicola Campitelli, anche lui di Fdi, delegato all’Energia, ha annunciato di volersi fare promotore di “un tavolo permanente di confronto tra Regione, unico ente titolato a farlo, e l’azienda titolare del progetto”. Non mancando di ricordare che si davanti ad un “progetto che risponde ai requisiti richiesti e fugherebbe ogni dubbio legato alla sicurezza delle persone e dei luoghi”

I sindaci del territorio del lago di Bomba al contrario sono già sulle barricate, e non solo quelli del centrosinistra, e si ricorda che  quel giacimento è già stato respinto due volte dal Comitato Via della Regione Abruzzo e bocciato anche dal Consiglio di Stato, per il rischio di subsidenza.

Ben più esplosiva è la situazione del Patto per l’Abruzzo, dove invece la spaccatura è evidente e plateale, con Azione favorevole, e Alleanza Verdi e sinistra e Movimento 5 stelle ferocemente contrari, mentre il Pd non prende in queste settimane ancora una posizione netta, a differenza del passato, e il coordinatore Luciano D’Amico, ex rettore dell’Università di Teramo, fatica sempre di più a garantire una linea politica unitaria.

È un dato di fatto che tutta l’opposizione ha approvato la proposta di legge di Avs regionale per l’istituzione della Riserva naturale regionale “Lago di Bomba”, che non sarebbe compatibile con l’attività estrattiva.

Ma al di là dei posizionamenti politici all’Emiciclo, ancora una volta si prende la scena in Abruzzo l’eterno scontro tra sviluppismo e ambientalismo, tra il “sì” e il “no” alle grandi opere impattanti, che già si è manifestato con prepotenza sulla vicenda della piattaforma petrolifera Ombrina mare al largo delle coste teatine, non più realizzata, e sul metanodotto Snam, per quale c’è stato il via libera, e in altre occasioni ancora.

Tra chi, in questo caso, ritiene prioritaria una relativa autonomia energetica, anche da fonte fossile, a beneficio delle imprese energivore già insediate o in fase di insediamento, nel nucleo industriale della Val di Sangro, dove venti di crisi soffiano sul settore trainante dell’automotive, e chi invece ritiene che un simile impianto non sia compatibile con l’Abruzzo regione verde di Parchi, e comprometterà per sempre la vocazione ambientale e turistica del lago di Bomba e del suo comprensorio.





Dopo il via libera al Ministero, sul progetto “Small Scale Lng – Giacimento Gas Collesanto”, a inizio settembre è stato firmato un protocollo d’intesa tra Ln Energy, di cui è amministratore delegato Mark Frascogna e Confindustria Abruzzo Medio Adriatico, con il presidente Lorenzo Dattoli, per dare priorità di approvvigionamento alle industrie del val di Sangro.

Il progetto prevede l’estrazione di gas in uno dei più grandi giacimenti su terraferma, con un potenziale di due miliardi standard metro cubo (smc),  di gas, il quale però sarà trasformato in gnl sottoponendo il gas naturale dopo vari trattamenti di depurazione e disidratazione, a successive fasi di raffreddamento e condensazione, per portello poi trasportare senza il ricorso a metanodotti, questo per 40.800 tonnellate l’anno in media. Inoltre, ci sarà una contestuale produzione di idrogeno da elettrolizzatore e cattura e la liquefazione della CO2 per circa 1.400 tonnellate l’anno non immesse in atmosfera.

L’investimento previsto è di circa 70 milioni di euro, con 500 posti di lavoro durante la costruzione. Nel progetto si precisa che “non ci saranno nuove perforazioni rispetto ai pozzi presenti e già perforati”.

Assicura poi Francesco Di Luca, responsabile del sito minerario di Collesanto, “rispetto al precedente progetto è stata ridotta del 50% la capacità produttiva del giacimento per abbattere i rischi legati a subsidenza e deformazioni e sono state previste attività di monitoraggio geofisico e ambientale in continuo”.

Commenta entusiasta la Confindustria Medio Adriatico, con il presidente Dattoli: “Il Gnl, è il carburante della transizione permette di sostituire combustibili più inquinanti come carbone e petrolio nei settori industriale e dei trasporti, garantendo una maggiore sicurezza energetica, offre una maggiore flessibilità nelle forniture, consentendo di diversificare le fonti di approvvigionamento e di rispondere meglio alle fluttuazioni della domanda. Inoltre svolge un ruolo cruciale nell’integrazione delle energie rinnovabili nel sistema energetico come un ponte verso un futuro energetico più pulito”.

Il fronte ambientalista però contesta questa rosea previsione e tuonano gli agguerriti ambientalisti del Forum H20: “è ridicolo parlare di sostenibilità, le emissioni di gas clima-alteranti saranno di ben 4 milioni di tonnellate, generate dall’uso finale di questo gas, che sarebbe bruciato in aziende e per i trasporti. I conti sono presto fatti: bruciare 1 mc di metano comporta l’emissione di circa 2 kg di gas serra. Se saranno estratti ed utilizzati 2 miliardi di mc di gas dal giacimento ci saranno emissioni per circa 4 milioni di tonnellate di CO2”.

Viene poi contestato il procedimento di Valutazione di impatto ambientale, con il richiamo “ad una storica decisione della Corte Suprema inglese che aveva chiarito che un procedimento Via non può limitarsi a valutare le emissioni locali connesse alla mera estrazione ma deve valutare gli effetti anche dell’utilizzazione finale di quanto estratto. Secondo la Corte Suprema è evidente che l’estrazione di combustibili fossili è finalizzata al loro utilizzo e combustione. Quindi il carbonio sarà prima o poi rilasciato nell’atmosfera contribuendo al riscaldamento globale”.

Sulla stessa lunghezza d’onda un gran numero di sindaci del territorio,  che su input di Arturo Scopino, sindaco di Montelapiano e presidente dell’Unione montana dei Comuni del Sangro, hanno istituito un tavolo permanente. La provincia di Chieti di cui è presidente il sindaco di Vasto, Francesco Menna del Pd, ha approvato una mozione contro il progetto di estrazione di gas

Tra i più agguerriti nel fronte del “no” è Alessio Monaco, sindaco di Rosello e capogruppo Alleanza Verde e Sinistra in consiglio regionale, che ha già presentato una risoluzione urgente che impegna la Giunta ad attivarsi immediatamente presso il governo nazionale e il Ministero dell’Ambiente per ottenere la revoca del parere favorevole, e ha chiesto anche la convocazione di un consiglio regionale straordinario.





“Dopo la pubblicazione del parere del ministero capiremo le motivazioni che ha ribaltato quello negativo della Regione – afferma Monaco -. Poi ci sarà l’autorizzazione, la concessione definitiva all’estrazione e questa potrà essere impugnata e non il parere tecnico”, e parla di “una scelta irresponsabile, che ignora le criticità rilevate dagli stessi uffici regionali: rischio idrogeologico, impatto ambientale e pericolosità per le comunità locali. Ancor più grave è il totale disinteresse verso la volontà espressa dai cittadini e dagli amministratori del territorio. Il territorio del Sangro e l’intero Abruzzo meritano rispetto e tutela”.

Il punto è però che gli alleati in consiglio di Avs, ovvero Azione sono invece più che favorevoli, con il coordinatore regionale e deputato Cesare Sottanelli e il consigliere regionale Enio Pavone.

“Non si tratta di nuove trivellazioni, ma di un’area già autorizzata. Non si può giocare sulla pelle dei cittadini, delle aziende e degli occupati della Val di Sangro che dipendono da quell’energia. Non è ammissibile sprecare un’opportunità concreta per sostenere le imprese e tagliare le bollette”.

E ancora, “non si può rinunciare a un’energia che salverà imprese, difenderà l’occupazione e abbatterà il costo delle bollette. ll gas di Collesanto, già valutato positivamente dagli organi tecnici dello Stato, può essere la leva per salvaguardare la più importante area industriale dell’Abruzzo, che vale quasi la metà del PIL regionale”.

E non si è fatta attendere la replica di Monaco: “basta proporre modelli di sviluppo vecchi, dannosi e incoerenti, come quello dell’estrazione di gas nel bacino del lago di Bomba, proprio nel cuore di un’area delicata e paesaggisticamente unica. Questa vicenda  evidenzia un nodo politico: le posizioni sono talmente distanti che occorre chiedersi, seriamente e pubblicamente, se il Patto per l’Abruzzo abbia ancora le condizioni per tenere insieme sensibilità così divergenti. Perché continuare a fingere unità dove non c’è rischia di renderci poco credibili di fronte all’elettorato”.

Dal canto suo Nicola Campitelli, nell’annunciare un tavolo permanente di confronto tra Regione,   l’azienda, spiega che “tematiche di rilievo nazionale come questa vanno affrontate con responsabilità, confronto e razionalità, senza ideologie”.

Per poi però confermare di fatto il suo sostanziale sì: “è proprio l’ideologia che negli anni ha allontanato le soluzioni, rendendoci dipendenti da altri Paesi per l’approvvigionamento delle materie prime, con gravi conseguenze, soprattutto sulla sicurezza della nostra Nazione. Le scelte vanno compiute nella massima trasparenza, nell’interesse degli abruzzesi e del nostro amato territorio”.

E conclude: “Il giudizio positivo del ministero rappresenterebbe, secondo le motivazioni prodotte, il superamento del ‘principio di precauzione’ richiamato dal Consiglio di Stato nella sentenza del 2015, che aveva bocciato il precedente progetto per il rischio di subsidenza e la stabilità della diga del lago. Parliamo di un progetto nuovo, diverso dai precedenti, che secondo il Mase risponde ai requisiti richiesti e fugherebbe ogni dubbio legato alla sicurezza delle persone e dei luoghi”.

Presa di posizione che ha scatenato le ire di Arturo Scopino: “un tavolo esiste già e lo ha creato l’Unione montana dei Comuni del Sangro, non ci stiamo a essere commissariati dal primo che si alza la mattina e che vorrebbe imporre un modus operandi che ha già fallito. Le ‘compensazioni per le comunità coinvolte’ e i ‘vantaggi concreti per famiglie e imprese’ devono riguardare i territori interessati: non siamo un bancomat per le spese allegre della Regione”. Filippo Tronca

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