GIUNTA FATTA, MA TANTI NODI IRRISOLTI, NON SOLO CON LEGA. AMBIZIONI TRADITE, GATTI MINA VAGANTE?

9 Aprile 2024 17:45

Regione - Politica

L’AQUILA – Alla fine il riconfermato presidente Marco Marsilio, di Fdi, nella difficilissima partita della composizione della giunta, l’ha sfangata, riuscendo anche a disarticolare, nella riunione di questa mattina a L’Aquila, il patto tra Forza Italia e Lega, che avevano minacciato di aprire la crisi ancor prima che iniziasse la legislatura, e della prima seduta del Consiglio di domani. Tanti sono però i nodi irrisolti, in tutte le forze politiche, nei territori, tra i candidati eletti e non sufficientemente considerati. E questo di fatto rischia di indebolire in partenza la maggioranza di centrodestra che avuto la storica riconferma il 10 marzo.

Passiamo in rassegna dunque questi nodi, cominciando dal più tenace: la Lega, con il 7,3% non si accontenta di un solo assessorato, per l’aquilano Emanuele Imprudente, che riavrà con ogni probabilità la conferma alla delega all’Agricoltura. La telefonata decisiva ci sarà in giornata, tra Marsilio e Luigi D’Eramo, segretario regionale del carroccio, sottosegretario all’Agricoltura assente dal tavolo perché impegnato nel G7 dei ministri dell’agricoltura a Bruxelles, sostituito a L’Aquila da Francesco De Santis, portavoce regionale, nel tavolo a cui hanno preso parte per le altre forze, i segretari regionali Etel Sigismondi, senatore, per Fdi, il deputato presidente della commissione Affari costituzionali, Nazario Pagano, per Fi, Paolo Tancredi per Noi Moderati, Enrico Di Giuseppantonio, sindaco di Fossacesia, per Udc-Dc, Terenzio Rucci, coordinatore della lista Marsilio presidente.

Nomi di assessori non se ne sono fatti, nella riunione, ma quelli menzionati qui seguito sono pressoché sicuri, e molto probabili, tranne qualche possibile aggiustamento, sono anche le rispettive deleghe.

Possibile mediazione potrebbe essere quella di offrire alla Lega la vicepresidenza di giunta, all’assessore Imprudente, che già deteneva nella passata legislatura la presidenza di commissioni pesanti. E poi l’istituzione di un secondo sottosegretariato di Giunta, per l’altro eletto della Lega, il pescarese Vincenzo D’Incecco, magari con la possibilità della surroga, ovvero dell’ingresso in Consiglio del primo dei non eletti, in questo caso Daniela Sulpizio. Ma siamo nel campo delle promesse, che presupporranno la modifica dello statuto e tempi lunghi. Dunque le distanze restano, e la Lega poi fa fatica a digerire la nomina ad assessore esterno di Nicoletta Verì, per ricandidarsi con la lista del presidente, andata via dai salviniani a ridosso del voto, con regia dello stesso Marsilio. Solo uno degli addii per un partito che aveva stravinto le elezioni del 2019 con il 27% e che ha visto andar via 6 consiglieri su dieci, e due assessori su quattro, molti dei quali rieletti con Fdi e Fi.





Forza Italia come detto è uscita rasserenata dalla riunione di oggi, portando a casa fronte del 13,4% , anche il sottosegretariato di giunta, per il francavillese Daniele D’Amario, con deleghe ad Attività produttive e Turismo, postazione che si aggiunge alla presidenza del Consiglio, per l’aquilano Roberto Santangelo, vice presidente uscente, e all’assessorato per il pescarese Lorenzo Sospiri, che però, da quanto si apprende, non gradisce a pieno le deleghe gli sarebbero state assegnate, quelle al Lavoro e Istruzione, in quanto mirerebbe alle Infrastrutture e si sarebbe aspettato, per diritto di anzianità e peso politico anche la vicepresidenza di giunta, ad oggi vacante.

Sospiri poi avrebbe preferito restare forse a fare il presidente del consiglio, ma dovrà fare l’assessore per consentire con la surroga l’ingresso in consiglio di Paolo Cilli, vicesindaco di Montesilvano: dal riconteggio dei voti del 10 marzo era stato scavalcato in seconda posizione da Antonio Zaffiri, ex sindaco di Collecorvino, con 3.816 contro 3.797 preferenze, ribaltando l’esito dei dati usciti in prima battuta dalle urne. Ora invece alla luce di un riconteggio e contestuale ricorso, Cilli tornerà primo dei non eletti.

Il Fi però c’è anche l’insoddisfazione di Emiliano Di Matteo, arrivato dalla Lega, riconfermato in provincia di Teramo con oltre 4mila voti, escluso dai giochi.

Anche per Forza Italia sul tavolo c’è anche la surroga per il sottosegretariato, con la citata modifica dell0 statuto, che consentirebbe l’ingresso in consiglio per il non rieletto e decano dell’emiciclo, il chietino Mauro Febbo. Certo è che però, al di là dell’accordo Fi già guarda in cagnesco le strategie egemoniche di Marsilio, che finora ha lavorato, con successo ad accrescere Fdi a discapito con la Lega, e ora potrebbe prendere di mira Fi. Non andrà nel dimenticatoio poi il trattamento che Marsilio voleva riservare agli azzurri, ovvero dare anche di meno di quello ottenuto nel 2019, quando Fi prese il 9%.

Passiamo a Fratelli d’Italia, consacrato primo partito il 10 marzo con il 24,1% e 8 consiglieri eletti.

Gli assessori saranno il marsicano Mario Quaglieri, che manterrà le deleghe a Bilancio, Personale, Sport e Aree interne, nonostante i dubbi sollevati sulla sua incompatibilità alla carica di assessore e consigliere con quella di medico chirurgo in servizio presso cliniche private, caso sollevato da una segnalazione all’Anac da parte del consigliere regionale del Pd, Pierpaolo Pietrucci, e ancora Umberto D’Annuntis, per la provincia di Teramo, con deleghe a Infrastrutture, Mobilità e Lavori pubblici, e l’ex sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca, con deleghe a Urbanistica e Rifiuti. E come detto, la pescarese Nicoletta Verì, non rieletta con la lista del presidente, che ha preso il 5,7%. Verì  manterrà la delega alla Sanità con l’assessorato esterno.





Ma gli scontenti sono tanti: il pescarese Luca De Renzis, che di voti ne ha presi oltre 4.700, resta fuori dalla giunta, a vantaggio di Verì, tenuto anche conto che a Pescara a giugno si vota. Ma del resto tra Marsilio e Verì c’era un preciso patto sancito quanto il presidente l’ha sottratta alla Lega, e le ha chiesto di candidarsi.

E c’è poi la questione dell’avvocato teramano Paolo Gatti, ex assessore di Fi tornato dopo anni in consiglio con 10.878 voti, secondo miglior risultato in assoluto.

Per lui non ci sarà nulla, nemmeno il posto di capogruppo, perché andrà al marsicano Massimo Verrecchia, già capogruppo uscente, e fedelissimo di Marsilio. Gatti aveva fatto un accordo con Marsilio, in occasione del suo ritorno in Fdi, per cui si era candidato al parlamento, per poi uscirne subito dopo, mancata l’elezione: ovvero che  non non avrebbe avuto pretese nella composizione della giunta, né avrebbe preteso cariche. Ma con tutti quei voti presi, difficile mantenere quel patto, con la provincia teramana rappresentata in giunta da chi come D’Annuntiis di voti ne ha presi 7.400. C’è dunque chi scommette che Gatti sarà una spina nel fianco e una mina vagante durante tutta la legislatura.

E un patto c’era anche con il lancianese Nicola Campitelli, eletto con oltre 8.400 voti, passato dalla Lega ad Fdi pochi mesi prima delle elezioni. Ma qui Marsilio può tirare fuori il jolly dei consigliere con delega speciale, affidando a Campitelli quella all’Energia, di cui già si è occupato da assessore nella passata legislatura.

La vice presidenza del consiglio andrà infine a Noi Moderati, che ha preso il 2,6%  e non avrà assessori, a vantaggio della sindaca di Prezza, Marianna Scoccia, che pure nella passata legislatura, eletta con l’Udc, era uscita dalla maggioranza entrando a i ferri corti non solo con la Lega, ma anche con Marsilio. Scoccia ha smentito categoricamente le voci insistenti del suo ingresso in Fdi, che escluderebbe dal consiglio Noi Moderati.

 

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