GIUNTA REGIONE: MARSILIO PADRONE, CREPE IN FDI CON FAIDE AQUILANE, VERI’ DENTRO E FUORI DE RENZIS

5 Aprile 2024 08:23

Regione - Politica

L’AQUILA – In politica si può essere vittima senz’altro delle sconfitte, ma anche, paradossalmente, delle vittorie ampie e schiaccianti. E’ quello che rischia di avvenire in Fratelli d’Italia, dopo la consacrazione a primo partito abruzzese col 24,5%  preso alle elezioni regionali del 10 marzo, con la conferma del presidente uscente, mai avvenuto prima, Marco Marsilio e ben otto consiglieri eletti.

È questo perché Fdi,  chi vive di e per la politica lo sapeva da tempo, era il carro vincente su cui salire e su cui scommettere tutto per la propria carriera, ed ora intende passare all’incasso per il contributo alla vittoria, a cominciare dalla partita per la composizione della giunta regionale, che Marsilio intende chiudere al massimo domani, con le ambizioni e le aspettative ben superiori ai posti disponibili.

In una situazione in cui il trionfatore Marco Marsilio, primo presidente della regione in Abruzzo riconfermato per un secondo mandato da quando la regione esiste, si sente in diritto di imporre la sua volontà e di avere l’ultima parola e anche la prima. E questo già crea problemi con Forza Italia come raccontato ieri da Abruzzoweb, ma anche all’interno del suo partito.

Gli assessori di Fdi, va premesso, tranne sorprese, saranno in provincia dell’Aquila, il medico marsicano Mario Quaglieri, assessore regionale al Bilancio uscente, recordman di preferenze con con oltre 11.700 voti, ma su cui però grava il caso della sua presunta incompatibilità tra l’essere consigliere regionale, e nello stesso tempo medico in servizio presso le cliniche private, nella provincia di Chieti, l’ex sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca, 9.635 voti astro nascente del partito, e infine il sottosegretario di giunta uscente Umberto D’Annuntiis,  7.416 voti, per la provincia di Teramo.

E veniamo dunque a passare in rassegna questi faglie che rischiano di aprirsi, cominciando dalla provincia dell’Aquila, dove il centrodestra ha preso il risultato più corposo. 61,3% contro il 38,6% del campo largo del centrosinistra, e con Fdi sopra la media regionale al 26,5% ma soprattutto nella Marsica, mentre nel capoluogo, dove pure è sindaco Pierluigi Biondi, responsabile nazionale Enti locali del partito di Giorgia Meloni, Fdi ha preso “solo” il 18,1%, superato dal Pd, primo partito in città.





E il voto ha cambiato le alleanze: Biondi è rimasto scottato dalla mancata elezione, per una manciata di voti, di Alessandro Piccinini, suo ex assessore ed ex presidente della Gran Sasso Acqua, e questo sembra aver portato alla rottura dell’asse con Mario Quaglieri, sancito nella battaglia, persa, delle tessere e del congresso provinciale, dove ha avuto la meglio l’alleanza tra il rieletto Massimo Verrecchia, avezzanese,  capogruppo uscente, e il senatore aquilano Guido Liris.

Biondi lamenta il fatto che Quaglieri non abbia appoggiato come ci si aspettava Piccinini, a vantaggio invece di Maria Assunta Rossi, di Pratola Peligna, ex presidente della  Banca di Credito Cooperativo di Pratola Peligna, che ora è destinata a diventare consigliere come surrogata di Quaglieri assessore. E basta vedere il risultato di Trasacco, dove Quaglieri è stato sindaco: Rossi ha preso 504 voti, Piccinini solo 6.

C’è poi il deflagrare del caso che ha coinvolto lo stesso Quaglieri, medico chirurgo in cliniche convenzionate con il sistema sanitario nazionale attraverso un contratto con la Regione, sotto attacco come detto per l’incompatibilità, e per il potenziale conflitto di interessi che ci sarebbe stato con l’approvazione della delibera del 28 dicembre, per acquistare prestazioni ad “alta complessità”, ed abbattere liste di attesa,  e che ha assegnato 20 milioni di euro alle cliniche private, e tra esse c’è la Di Lorenzo di Avezzano, dove Quaglieri presta ora servizio, dopo averlo fatto all’Immacolata di Celano.

E c’è chi dice, Verrecchia sornione attende alla finestra, perché potrebbe anche accadere che alla fine dei conti si decida di non fare assessore Quaglieri, in attesa che la giunta del regolamento del Consiglio regionale, e anche l’Autorità nazionale anticorruzione, a cui ha mandato le carte il consigliere regionale del Pd, Pierpaolo Pietrucci, si esprimano. In quel caso l’assessorato non potrà che spettare infatti che a Verrecchia, secondo più votato in provincia dell’Aquila, con oltre 7.700 voti. Ma l’ipotesi è remota.

Andiamo dunque in provincia di Pescara: qui c’è innanzitutto l’assessorato esterno l’unico possibile dei sei complessivi che Marsilio vuole assegnare a Nicoletta Verì, ex Lega candidatasi con la lista del presidente nel collegio di Pescara, dove non è stata eletta ottenendo 2.559 voti. Il problema non da poco è che Fratelli d’Italia in questo modo non avrà nessun assessore, con buona pace di Luca De Renzis, che di voti ne ha presi oltre 4.700. E a Pescara a giugno si vota, come pure a Montesilvano, che ancora una volta non avrà nemmeno un consigliere di centrodestra.  Tra Marsilio e Verì c’era un preciso patto sancito quanto il presidente l’ha sottratta alla Lega, e le ha chiesto di candidarsi. Argomento che non placa certo gli animi dentro il partito.

Passiamo in provincia di Teramo: l’assessorato a D’Annuntiis nasce da un patto con Marsilio, per la fedeltà e affidabilità dimostrata, anche se questo significa escludere dalla giunta l’avvocato teramano Paolo Gatti, ex assessore di Fi tornato dopo anni in consiglio con oltre 10.878 voti, secondo miglior risultato in assoluto, che aveva garantito, dopo il ritorno in Fdi, avvenuto a settembre scorso,  che non non avrebbe avuto pretese, anche qui in base ad un patto con Marsilio.





Ma si sa, i patti in politica sono scritti sulla sabbia, e davanti a cotanto risultato è da vedere se Gatti accetterà di accontentarsi di fare il capogruppo, posto che comunque per diritto di anzianità, dovrebbe restare a Verrecchia, o il presidente di una commissione. Anche perché dietro a Gatti c’è un radicato sistema di consenso e di capillare potere territoriale, che invece lo vorrebbe in giunta, per incidere di più sulle politiche regionali a favore della provincia teramana.

In provincia di Chieti, un altro patto ancora, destinato però ad essere cestinato, è quello che prevedeva la permanenza in giunta dell’assessore regionale uscente all’Ambiente, il lancianese Nicola Campitelli, eletto con oltre 8.400 voti, passato dalla Lega ad Fdi pochi mesi prima delle elezioni. Ipotesi che aveva creato molte fibrillazioni nel partito, difficilmente praticabile perché avrebbe significato sacrificare Verì, e dare due assessorati in quota Fdi a Chieti e nessuno alla provincia di Pescara.

Tornando in provincia dell’Aquila, Marsilio conta di accontentare Noi Moderati, che ha preso il 2,6%  e non avrà assessori, dando la vicepresidenza del consiglio alla sindaca di Prezza, Marianna Scoccia, che pure nella passata legislatura, eletta con l’Udc, era uscita dalla maggioranza entrando a i ferri corti non solo con la Lega, ma anche con Marsilio. E questa riabilitazione crea forti perplessità dentro Fdi.

 

 

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