L’AQUILA – Solo 180 giorni di tempo per la Regione Abruzzo, per individuare le aree idonee e non idonee per eolico, fotovoltaico e altre fonti, per centrare entro il 2030, in soli sette anni, l’obiettivo dei 2.092 megawatt di energia rinnovabile prodotta, ovvero oltre 2 gigawatt in aggiunta al valore del 2020, che corrisponde per dare un ordine di grandezza a circa 300 torri eoliche di ultima generazione alte 270 metri.
A dettare i tempi della conversione ecologica è l’atteso Decreto interministeriale sulle Aree Idonee concordato in conferenza Stato Regioni e pubblicato ora in Gazzetta Ufficiale, voluto dal ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Picchetto Fratin, che individua per ciascuna regione gli obiettivi minimi e tassativi da raggiungere.
Per l’Abruzzo è una partita da alcuni miliardi di euro di investimenti, e se la mappatura non sarà pronta entro sei mesi scatterà il commissariamento: si legge infatti nel decreto: “decorso infruttuosamente il termine per l’adozione delle leggi regionali e dei provvedimenti previsti”, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica propone “al Presidente del Consiglio dei ministri degli schemi di atti normativi di natura sostitutiva da adottare in Consiglio dei ministri”.
Resta il fatto che anche in Abruzzo, per la giunta di Marco Marsilio e anche per Nicola Campitelli, ex Lega, ora di Fdi, assessore all’energia della Lega nella passata legislatura, rieletto a 10 marzo con Fdi, e che ha mantenuto al delega “speciale” come semplice consigliere regionale, non sarà facile individuare queste aree, con il rischio di scontrarsi con sindaci, cittadini, e operatori turistici dei territori che le pale eoliche in particolare non le vogliono, come pure dicono no ai mega impianti di fotovoltaico, a causa del forte impatto paesaggistico. Del resto l’Abruzzo parte penalizzato con i suoi tre parchi nazionali e un parco regionale, e molte aree aree protette, dove cave, terreni non coltivabili e altri siti dichiarati idonei dal decreto non sono in ogni caso utilizzabili. Lo stesso sta avvenendo in Sicilia, che dovrà realizzare la quota maggiore di impianti, ben 10 giga, e si sono alzate già le barricate nell’entroterra, in particolare nel Belice, contro mega parchi eolici in fase autorizzativa. Lo stesso accade in Puglia, che ha una quota di 7 giga, essendo una regione che ha già subito l’invasione delle pale in terraferma, in particolare nel foggiano.
Ma il tempo stringe ed entro il 2030 occorre centrare l’obiettivo di una potenza aggiuntiva di energia rinnovabile prodotta sul suolo e nel mare italiani di 80 gigawatt rispetto a quella di fine 2020, come previsto dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) predisposto dall’Italia in attuazione dei regolamenti europei, patrio fa parte anche degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). E in tale direzione vanno già le norme che hanno semplificato procedure e iter autorizzativi.
Certo è che nel decreto dei criteri relativi all’impatto ambientale vengono comunque previsti: nell’ l’individuazione delle aree idonee le regioni devo infatti tenere conto sì della ” massimizzazione delle aree da individuare al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi”, ” ma anche delle esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e dei corpi idrici”.
Privilegiando “l’utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, nonché di aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica, e verificando l’idoneità di aree non utilizzabili per altri scopi, ivi incluse le superfici agricole non utilizzabili,
compatibilmente con le caratteristiche e le disponibilità delle risorse rinnovabili, delle infrastrutture di rete e della domanda elettrica, nonché tenendo in considerazione la dislocazione della domanda, gli eventuali vincoli di rete e il potenziale di sviluppo della rete stessa”.
Resistenze e perplessità si sono già registrata già davanti al progetto depositato al ministero dell’Ambiente a novembre 2023, e in fase autorizzativa, della NP Wind Francavilla per la realizzazione di un parco eolico off-shore nel tratto di mare tra Vasto e Ortona, di 12mila ettari a 25 chilometri dalla costa in acque extra territoriali costituito da 54 aerogeneratori (44 da 15 megawatt ciascuno e 10 da 14 megawatt ciascuno) per una potenza complessiva di 800 megawatt.
A marzo l’iter si è bloccato, perché l’aviazione civile ha espresso perplessità in merito alla valutazione di “potenziali ostacoli e pericoli per la navigazione aerea”, e ha chiesto di sottoporre il progetto, comprensivo della descrizione delle opere, attrezzature e mezzi di cantiere, alla procedura on line di verifica preliminare”.
Per non parlare della terraferma, e già diciotto sindaci del Medio Vastese, in provincia di Chieti, si sono ritrovati al teatro San Filippo a San Buono nel primo di una lunga serie di incontri, per chiedere alla Regione Abruzzo linee d’intervento certe rispetto al boom di richieste d’installazione di pale eoliche sul territorio. Si tratta di un’area molto vasta che comprende una delle comunità montane più importanti della Regione con all’interno circa 24 mila abitanti, da Gissi a Tufillo e di grande pregio ambientale. L’assessore regionale alle attività produttive Tiziana Magnacca, ex sindaco di San Salvo, di Fdi, si è detta disposta a fare da portavoce presso il presidente Marco Marsilio: “Il presidente Marsilio ha, di recente, all’interno del Comitato delle Regioni in Europa, richiamato ad un atteggiamento laico che rifugge ogni integralismo sia quello del si a tutti i costi verso le energie rinnovabili che verso gli integralisti del no e del ritorno al passato – ha scritto in una nota la Magnacca – Personalmente sono convinta che sono maturi i tempi per valutare con diversa consapevolezza il tema dell’energia, rifuggendo dalla corsa folle e disordinata verso l’eolico che, distruggendo agricoltura, paesaggi, economie locali e futuri sviluppi delle comunità dell’entroterra, spinge queste aree verso un ulteriore spopolamento”.
Ed interviene anche il Forum H2O che chiede la “priorità a eolico off-shore, fotovoltaico su tetti e aree degradate e alle comunità energetiche. Si deve certamente puntare sull’efficienza e sulla riduzione dei consumi ma anche se li riducessimo della metà in Abruzzo rimarrebbe una quota consistente di energia prodotta da fossile da sostituire. Non parlo solo della quota di elettricità consumata prodotta, anche fuori Regione, con carbone, petrolio o metano che oggi è circa il 45% ma anche dell’energia consumata per il riscaldamento e raffrescamento, per i trasporti e per produrre oggetti. Quindi nuovi impianti vanno fatti. Solo che bisogna governare il processo e pianificare attentamente l’uso del territorio anche per evitare il “rigetto” da parte delle comunità interessate.
E il Forum H20, a differenza di alcuni comitati, dice sì all’eolico offshore nel mare di fronte a Vasto “a 25 km di distanza dal litorale perché quello che risulterebbe a malapena un puntino, deturperebbe invece il paesaggio di una costa dove si continua allegramente a costruire nel plauso quasi generale. Serve responsabilità non solo per affrontare la crisi climatica ma anche per solidarietà nei confronti delle persone che vivono vicino agli impianti fossili e nelle aree più inquinate dalle emissioni e ne subiscono le conseguenze sulla salute”.
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- GOVERNO: IN ABRUZZO ENTRO 6 MESI MAPPE SITI, RISCHIO BARRICATE CONTRO INVASIONE PALEL'AQUILA - Solo 180 giorni di tempo per la Regione Abruzzo, per individuare le aree idonee e non idonee per eolico, fotovoltaico e altre fonti, per ...