L’AQUILA – “Sono le case fatte male che uccidono la gente”. E poi: “A pensare male si fa peccato ma ci si azzecca, all’Aquila devo andare a testimoniare ma magari ci arriverò da indagato”. E ancora: “Vogliono accusarmi di omicidio, cercano un capro espiatorio? Non ho paura”.
È un Guido Bertolaso pronto a difendersi da ogni accusa quello che nel corso della trasmissione televisiva di LA7 Man-Ma anche no, condotta dal giornalista Antonello Piroso, è andato in onda oggi pomeriggio.
Invitato negli studi per commentare il naufragio della Costa Concordia davanti all’isola del Giglio l’ex capo dipartimento della Protezione civile ha fornito la sua versione sulla telefonata shock, rivelata dal quotidiano Repubblica.it, con l’ex assessore alla Protezione civile Daniela Stati nella quale la riunione della commissione Grandi Rischi del 31 marzo 2009 fu bollata come “un’operazione mediatica” e che sarebbe servita a “zittire certi imbecilli”.
Il conduttore Piroso, introducendo il dibattito, ha ricordato i due esposti, a firma dell’avvocato aquilano Antonio Valentini e dei legali di Rifondazione comunista, che saranno presentati presso la procura della Repubblica dell’Aquila contro Bertolaso, nei quali viene ipotizzato a carico di questi il reato di omicidio colposo.
Oggi Il Centro in materia annuncia che la procura ha già acquisito due telefonate intercettate, quella sulla Cgr e quella sula visibilità di Silvio Berlusconi nel corso dei funerali delle vittime. Un atto che, secondo il quotidiano del gruppo l’Espresso, presuppone l’iscrizione di Bertolaso nel registro degli indagati.
Guido Bertolaso potrebbe essere già iscritto nel registro degli indagati presso la procura della Repubblica dell’Aquila.
Lo afferma l’edizione di oggi del quotidiano Il Centro, per il quale i pm hanno già acquisito le due telefonate che hanno fatto discutere in questi giorni: quella fra Guido Bertolaso e l’allora assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati, in cui si parla di riunione “mediatica” della commissione Grandi rischi “per tranquillizzare”, e quella fra Bertolaso e Gianni Letta, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, in cui si discute della visibilità o meno dell’allora premier Silvio Berlusconi tra le autorità in base all’ordine protocollare delle cariche.
In procura ha già presentato un esposto l’avvocato Antonio Valentini, che aveva già fatto partire tutto il filone d’inchiesta sulla Cgr, mentre anche Rifondazione comunista ha annunciato una volontà simile.
L’acquisizione delle due telefonate citata dal quotidiano abruzzese da quanto si è appreso presuppone che l’ex capo della Protezione civile sia stato già iscritto nel registro delle notizie di reato, chiamato in gergo “degli indagati”. (alb.or.)
Oggi in tv l’antipasto della difesa dell’ex capo dipartimento. “Sembra – ha affermato – che da quel salvatore della patria che ero fino a 24 mesi orsono, adesso invece non vi sia problema, incidente o tragedia che non debba essere imputato alla mia persona. Francamente mi sembra un po’ esagerato e, se posso aggiungerlo per la prima volta, anche un po’ ingiusto”. Questo l’esordio di Bertolaso, che ha ricordato la ‘genesi’ dell’intercettazione.
“Questa intercettazione – ha spiegato – fa parte di quelle che sono state registrate sul mio telefono cellulare nel contesto dell’altra drammatica vicenda che mi riguarda, quella dei presunti illeciti per i lavori del G8 della Maddalena. Alcune persone sono state arrestate per quello che mi riguarda, come noto, mi è arrivato un avviso di garanzia e sono stato rinviato a giudizio”.
“Come ho spiegato in altre occasioni – ha aggiunto – per tre mesi il mio telefono fu messo sotto controllo, ma guarda caso nel corso di questi tre mesi non è stato trovato nemmeno un secondo di telefonata che mi potesse coinvolgere nella vicenda per cui sono inquisito a Perugia sul G8”.
E si arriva alla mattina del sisma: “Questi tre mesi di intercettazioni furono sospesi il 6 aprile 2009 – ha proseguito l’ex capo Dpc – quando ci fu il terremoto dell’Aquila e fui nominato commissario straordinario per l’emergenza e mi affidarono 2,5 miliardi di euro per gestire soccorsi, per fare le prime opere, per riaprire le scuole, per mettere le persone nelle tende, negli alberghi, e poi, pensavano loro, per mettere le persone nei container, per una ventina d’anni come successo in altri terremoti. Strano no? Se sono un corrotto, se mi stai tenendo il telefono sotto controllo, perché si spera di trovare una vera prova, perché di prove finora non ne hanno trovato nemmeno una, il giorno in cui ho 2,5 milardi di euro senza chiedere conto a nessuno. Questo è strano se sono sospettato di essere un mascalzone”.
“Queste tremila telefonate vengono depositate dalla Procura di Perugia – ha continuato Bertolaso – e diventano di dominio pubblico, pur non avendo alcuna attinenza alle motivazioni per cui queste telefonate sono state registrate. Io questa telefonata non l’ho mai sentita, la prima volta è stata l’altro giorno sul sito di Repubblica. Quindi in questo Paese, nonostante ci siano i garanti della privacy, di vattelapesca, si depositano telefonate, uno va lì, se le ascolta tutte, e poi le pubblica, senza chiedere il permesso a nessuno”.
Piroso ha incalzato: “Perché è stata ‘ripescata’ questa telefonata proprio adesso?”
Bertolaso ha risposto citando Giulio Andreotti: “A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. E quindi siccome io devo andare a testimoniare all’Aquila, perché io sono testimone al processo dell’Aquila (quello a carico dei componenti della Commissione Grandi rischi, dove l’8 febbraio Bertolaso comparirà in qualità di teste, ndr) – ha replicato – magari sulla base di questa richiesta che Rifondazione comunista ha formulato, magari all’Aquila arriverò come indagato per omicidio colposo insieme agli scienziati della commissione. Benissimo. Qualcuno pensa che la cosa mi faccia paura? Io ho la massima stima della commissione Grandi rischi e continuo a pensare che il professor De Bernardinis e il professor Dolce (Bernardo e Mauro, entrambi imputati come componenti Cgr, ndr), che erano i miei due bracci destri, siano due persone per bene, che hanno fatto più del loro dovere”.
“Mi dicono che ho portato io la spazzatura a Napoli e ho due processi perché dicono che io ho smaltito illegalmente la spazzatura di Napoli, hanno detto che sono un corrotto, con prove che dicono l’esatto opposto, mi vogliono accusare di omicidio colposo all’Aquila? Che lo facciano. D’altra parte all’Aquila io ho fatto il mio dovere e anche di più. E spiego perché”.
A questo punto l’ex capo dipartimento ha dato la sua versione sui contenuti della chiamata all’ex assessore Stati: “In questa telefonata, su cui si continuerà a speculare e per cui forse troverò un comitato d’accoglienza all’Aquila, immagino, con i comitati e Rifondazione, esordisco dicendo: ‘Bisogna zittire degli imbecilli’”.
“Riferendosi a chi?” ha chiesto il conduttore.
“A varie persone, che dicevano che ci sarebbe stato un terremoto a Sulmona, a Rieti, all’Aquila, a Pescara, ci sarà in Abruzzo. E continuavano a dirlo da mesi. E c’era lo sciame sismico. Ma i terremoti non li può prevedere nessuno, come ho detto al telefono all’assessore Stati, che non è una mia dipendente”.
E c’è un altro sassolino dalla scarpa che Bertolaso ha voluto togliersi in diretta: “La Protezione civile – ha sbottato – non dipende né da Bertolaso né da Gabrielli (Franco, l’attuale capo dipartimento ed ex prefetto dell’Aquila, ndr). È, ai sensi della Costituzione, materia concorrente per cui i responsabili primi, soprattutto prima dell’emergenza, sono i presidenti delle Regioni, le Province e i sindaci, i quali evidentemente né sulla vicenda della nave Concordia, né sul terremoto dell’Aquila, quando si parlava prima della scossa, non sono mai stati ritenuti responsabili di quello che invece dice la legge”.
“Io ho dovuto mandare la commissione composta da scienziati, che certo non è che stanno a ubbidire a Bertolaso”, ha poi aggiunto l’ex commissario straordinario per il terremoto che ha continuato con una digressione,
“Perché non pubblicano le telefonate degli scienziati, quando mi chiamavano nei mesi dello sciame sismico, e mi dicevano ‘Guido stai tranquillo perché più ci sono piccole scosse, più si libera energia, e meno alto è il rischio del terremoto’?. Questo mi dicevano gli scienziati. Io non l’ho mai detto in prima persona, io non sono laureato in sismologia. Ho uno staff e una commissione nazionale che era quella mi dava le indicazioni nei vari settori”.
Insomma, “che gli sciami sismici rilascino energie e il rischio di terremoti sia meno alto lo dico da dieci anni, perché questo mi hanno detto gli scienziati, e mai nessuno in dieci anni mi ha scritto, telefonato, o in qualche università, me lo ha smentito dicendo ‘Ma cosa stai dicendo?’. Sempre tutti hanno aderito a quelle che erano le informazioni che io davo sulla base di quelle che erano le risultanze della scienza e che la scienza dava a me”.
“Quindi ‘operazione mediatica’ in cosa consisteva? – si è chiesto – Nel dire agli aquilani ‘Guardate, il terremoto ci può essere’, però più ci sono scosse piccole e più invece il rischio di terremoto forte diminuisce’. Quindi informare, cercare di tranquillizzare rispetto ai continui allarmi che da mesi venivano diffusi da alcuni personaggi”.
“Cosa avremmo dovuto fare? Evacuare tutto l’Abruzzo per tre quattro, mesi? Non avevamo certo la possibilità di capire che dopo qualche giorno sarebbe successo ciò che è accaduto. Chi può, anche la persona che più mi odia di più in Italia, immaginare che io, pur temendo una forte scossa di terremoto, non avrei fatto tutto ciò che era in mio potere per salvare 308 persone? Dopodiché se qualcuno vuole cercare il capro espiatorio, come nel caso della nave e placare la propria coscienza per quei morti…”.
E qui Bertolaso è stato interrotto da Piroso che ha detto: “Se si paragona a Schettino (il comandante della nave Costa, ndr). Mi scusi il paragone… Lui qualche cazzata l’ha fatta”.
“Sul terremoto – ha concluso Bertolaso – Sono dieci anni che lo dico. Non è il sisma che uccide la gente, è chi costruisce le case male che uccide la gente. Gente che sta nelle case che poi crollano. Otto anni dopo la tragedia di San Giuliano di Puglia, che ho vissuto in prima persona così come ho fatto all’Aquila, dove morirono 27 bambini e un insegnante, feci due leggi per fare in modo che in questo Paese si mettessero a norma gli edifici pubblici e privati a rischio sismico. Ma non era responsabilità mia mettere a norma quelle case che poi sono crollate. Chiaro?” (alb.or.)
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