L’AQUILA – Si chiama Noam Chomsky e la sua è una delle voci più importanti ed influenti dello scorso e di questo secolo.
Il 95enne filosofo, linguista e scienziato cognitivista, teorico della comunicazione e attivista politico statunitense di origini ebraiche, ucraine e bielorusse -, che in Italia negli ultimi anni viene pubblicato dalla casa editrice Ponte alle Grazie – interviene su AbruzzoWeb.it.
E risponde ad alcune domande su gravi questioni: dalla guerra tra Ucraina e Russia, alle conseguenze, pure in termini di eventuale catastrofe nucleare in caso di escalation, che potrebbero verificarsi su larga scala mentre la carneficina e la devastazione in quei luoghi non si arrestano, al ruolo degli Stati Uniti d’America e della Nato, al destino a cui potrebbe andare incontro un’Unione Europa già segnata dagli effetti nefasti della moneta unica e dei Trattati, al ritorno delle destre più estreme, alle colpe della sinistra.
In particolare sulla guerra in Ucraina, per la cui fine chiede “sforzi diplomatici” – ma il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, alimentato da Usa e loro fedelissimi, ha ribadito che non c’è spazio per alcun tipo di negoziato poiché sostanzialmente l’obiettivo di porre fine alla guerra passa solo ed esclusivamente per una vittoria contro la Russia – lo stesso Chomsky ha scritto il libro Perché l’Ucraina, pubblicato in anteprima mondiale da Ponte alle Grazie all’indomani dell’invasione russa nel febbraio dello scorso anno. Nel febbraio di quest’anno è invece uscito il libro Poteri illegittimi. Clima, guerra, nucleare: affrontare le sfide del nostro tempo.
Il tutto in un contesto generale in cui i governi più proni ai desiderata di Washington – che, ne è convinto Chomsky, “vuole mettersi in tasca l’Europa e coinvolgerla a caro prezzo nella sua duplice campagna economico-militare per impedire lo sviluppo della Cina” – con la motivazione dell’aiuto all’Ucraina invasa dalla Russia di Vladimir Putin, spingono i loro Paesi a rifornirsi di gas direttamente dagli States, in modo da stroncare definitivamente la posizione di Putin soprattutto nel Vecchio continente, e a diventare di fatto cobelligeranti attraverso un invio di soldi e di armi all’Ucraina (in attesa di inviare direttamente l’esercito) osteggiato dalle nostre parti da una consistente fetta di cittadini anche via raccolta firme per il referendum promosso dai comitati “Generazioni Future” e “Ripudia la guerra”.
E, al tempo stesso, continuano a tagliare le gambe allo Stato sociale ormai preda dell’austerity, ciò che è accaduto e sta accadendo anche con il governo di estrema destra italiano guidato da Giorgia Meloni, che non solo sulla vicenda in questione è in continuità col precedente governo del banchiere Mario Draghi, che su questo ed altri capitoli è tutt’altro che ostacolato da quasi tutta la cosiddetta opposizione di centrosinistra.
Professor Chomsky, la guerra in Ucraina non si ferma e il mondo – Europa in primis – potrebbe ritrovarsi in un conflitto mondiale che porterebbe quasi sicuramente a un disastro nucleare: secondo lei è uno scenario possibile?
È fin troppo facile pensare a scenari plausibili. Gli Stati Uniti mantengono la loro posizione secondo cui la guerra deve continuare a indebolire gravemente la Russia e, si spera, consentire all’Ucraina di conquistare il territorio ora detenuto dalla Russia. Questa è una scommessa orribile. Stati Uniti e alleati sperano in un Putin che in caso di sconfitta scivoli via silenziosamente verso un terribile destino personale senza utilizzare le armi che nessuno dubita abbia per intensificare il conflitto, che potrebbe facilmente portare non soltanto alla devastazione dell’Ucraina, ma a uno scontro diretto con la Nato e poi su fino all’escalation. Questo, però, sembra preoccupare poco i pianificatori.
Risultati orribili, da qualunque lato si guardi alla vicenda.
Il modo migliore per evitarli sarebbero gli sforzi diplomatici in modo da porre fine al conflitto. L’alternativa è uno stallo brutale e distruttivo o la capitolazione di una parte o dell’altra – ed è improbabile che sia la Russia, se non altro per le ragioni appena menzionate.
Nel frattempo l’Europa continua a impoverirsi e c’è chi – come ad esempio in Francia – reagisce per cercare di cambiare in meglio le cose, ma le élite continuano comunque a distruggere tutto, compreso il welfare. Come uscire da una situazione del genere?
Non ci sono chiavi magiche. Gli unici modi conosciuti sono l’istruzione, l’organizzazione delle forze popolari, le azioni che possono portare avanti gli sforzi, il che ovviamente dipende dalle circostanze. Non è facile, ma può avere successo, e spesso lo ha fatto.
Le destre estreme hanno rialzato la testa in varie parti del mondo e in Italia c’è un presidente del Consiglio donna che proviene da ambienti del Movimento sociale italiano, quindi di ispirazione neofascista, ed ha vinto le elezioni. Cosa ha fatto – o cosa non ha fatto – la sinistra per contrastare la destra?
Ci sono variazioni da luogo a luogo, ma, piuttosto in generale, la sinistra ha avuto la tendenza a diventare un movimento di professionisti con scarso impegno diretto con la classe lavoratrice o una seria preoccupazione per le sue aspirazioni. Dopo i disastri del neoliberismo e dell’austerità, ciò ha lasciato i lavoratori facile preda dei demagoghi che possono attingere a brutte correnti che si trovano non molto al di sotto della superficie in ogni società.
In Italia aumenta l’insofferenza verso il “padrone” Usa e nei confronti della Nato, ma poi chi ubbidisce all’atlantismo finisce sempre al governo.
Non solo in Italia. Le ragioni sono molte.
Ne citi almeno un paio.
Una è l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, che ha fornito a Washington un regalo gradito: mettere l’Europa nelle tasche di Washington. E poi, il dominio degli Stati Uniti è diventato così estremo da espandere la Nato nella regione indo-pacifica, sperando di coinvolgere l’Europa nella sua duplice campagna economico-militare per impedire lo sviluppo della Cina, a caro prezzo per l’Europa.
In questo contesto, cosa accadrà all’Unione Europea?
Potrebbe declinare fino a diventare un’ombra, a meno che non decida di porre fine alla sua subordinazione agli Stati Uniti e di diventare una forza indipendente negli affari globali.
- “GUERRA IN UCRAINA PUO’ PORTARE A CONFLITTO MONDIALE”. NOAM CHOMSKY, “SERVONO SFORZI DIPLOMATICI”L'AQUILA - Si chiama Noam Chomsky e la sua è una delle voci più importanti ed influenti dello scorso e di questo secolo. Il 95en...