PESCARA – La fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore, prevista entro il 2027, porterà davvero i risparmi promessi dei soldi dei cittadini? Forse, anzi sicuramente, in termini di condivisione ed efficientamento dei servizi essenziali, e per le risorse che spettano alle città metropolitane e che si sono unite in un unica entità. Ma molto meno, se questi sono i chiari di luna, per i costi della politica.
Nella bozza di statuto messo a punto della speciale commissione al lavoro un questi giorni, si prevede infatti che le poltrone, invece di ridursi, rispetto agli attuali tre distinti consigli comunali, magicamente aumenteranno: da 75 a 121.
Il calcolo lo ha fatto il quotidiano Il Messaggero, tenuto conto che l’ipotesi allo studio prevede una vera moltiplicazione “dei pani e dei pesci”, con l’istituzione di un consiglio comunale della Nuova Pescara, con 32 seggi più il sindaco, ma poi sono previsti ben quattro municipi, sul modello delle grandi città come Roma: due per Pescara, uno per Montesilvano con 24 consiglieri ciascuno, e un municipio per Spoltore, con 16 consiglieri. E da quanto si apprende Spoltore è pronto ad aumentare la posta. In totale 120 consiglieri più in sindaco.
A fine febbraio il Consiglio regionale d’Abruzzo ha approvato a maggioranza la nuova legge per la fusione spostando il termine previsto al 2024 all’inizio del 2027. Con buona pace del referendum che nel 2014 aveva approvato il progetto di fusione, il più grande della storia repubblicana con l’interessamento di una area urbana composta da oltre 200 mila persone. Referendum che a questo punto, salvo ripensamenti sarà rispettato con 14 anni di ritardo.
La battaglia è anche politica, e pezzi da novanta ambiscono già a diventare sindaco della Nuova Pescara. Uno su tutti il deputato del Pd, ed ex presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, che è già stato sindaco di Pescara.
La legge regionale ha dettato anche le tempistiche dei vari adempimenti. Ed entro il 31 luglio, appunto, la Commissione competente dovrà rimettere all’Assemblea costitutiva il progetto di statuto provvisorio; entro il 30 settembre 2023 l’Assemblea costitutiva dovrà adottare il progetto di statuto provvisorio del nuovo Comune di ‘Pescara’ e dovrà trasmetterlo ai Consigli comunali per l’approvazione.
Ulteriori criteri e scadenze saranno indicati dall’Ufficio di Presidenza per i successivi step del dicembre 2024 e dicembre 2025.
Il provvedimento si era reso necessario, secondo quanto più volte affermato dal presidente del Consiglio Lorenzo Sospiri, per i ritardi accumulati nel processo di fusione a causa del covid.
Ma molte sono state le critiche, in particolare da parte del comitato Nuova Pescara, che ha letto il rinvio come un semplice buttare la palla avanti. E il deputato D’Alfonso aveva invocato la nomina di un commissario, per velocizzare l’iter.
Oggettivamente però l’iter è stato frenato dalla paura di Spoltore e Montesilvano di essere “fagocitate” dalla più potente e popolosa Pescara, dalla ritrosia dei neo eletti all’avviare l’iter di fusione che avrebbe determinato la fine anticipata del loro incarico, tenuto anche conto del consistente aumento già scattato e progressivo negli anni degli stipendi di sindaci, assessori e presidenti del consiglio comunale.
Nella legge, nello specifico, questi i nodi che dovranno essere sciolti per arrivare alla fusione: assetto organizzativo interno dell’ente, con riferimento al personale assegnato, agli uffici, ai settori, alle attività svolte e ai procedimenti amministrativi di competenza del comune nonché della dotazione informatica e digitale in uso; ricognizione dei contratti attivi e passivi e delle convenzioni in essere con relative scadenze; ricognizione delle partecipazioni in società ed altre forme privatistiche, anche al fine di una loro razionalizzazione; ricognizione, analisi e valutazione in merito agli strumenti finanziari di programmazione e per lo svolgimento delle attività legate alla gestione finanziaria e tributaria del nuovo Comune; ricognizione dei regolamenti comunali esistenti.
In merito all’esercizio associato delle funzioni fondamentali, questi gli step: adozione di una deliberazione consiliare, da parte di almeno due dei tre Comuni coinvolti nel processo di fusione, con la contestuale stipula di accordi o convenzioni aventi ad oggetto le modalità di realizzazione della gestione associata delle funzioni; l’individuazione di uffici o strutture comuni con relativa indicazione del responsabile e delle unità di personale assegnate, a cui affidare la cura dei procedimenti amministrativi o delle procedure di evidenza pubblica; l’indicazione di una data certa di decorrenza dell’effettiva operatività ed entrata a regime della gestione in forma associata delle funzioni fondamentali e delle attività prescelte.
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