IL TERREMOTO, IL G8 E IL PROGETTO CASE: BERLUSCONI E L’AQUILA, STORIA DI 20 MESI SUL FRONTE

12 Giugno 2023 19:26

Italia - Cronaca

​L’AQUILA  – Silvio Berlusconi e L’Aquila, un rapporto molto profondo, al netto dello scontro politico, tra chi lo ha amato e osannato, e chi lo ha odiato e combattuto. Un rapporto quello con il quattro volte premier, imprenditore e fondatore di Forza Italia, scomparso oggi a 86 anni, sancito nel drammatico post-terremoto quando l’allora presidente del Consiglio scese in campo direttamente seguendo e dirigendo ogni iniziativa, assumendosi la responsabilità di scelte non facili e che avrebbero segnato il futuro di un territorio.

La tragedia che ha tracciato una linea tra il prima e il dopo della storia recente del capoluogo d’Abruzzo, il terremoto del 6 aprile 2009, ha coinciso con il momento di maggior ribalta e protagonismo per Berlusconi, che era tornato alla guida del Paese da meno di un anno, dopo la rovinosa e suicida caduta del governo di centrosinistra di Romano Prodi.

Un protagonismo che si è squadernato proprio nel cratere sismico, tra le macerie e l’orrore dei primi giorni, poi nella fase dell’emergenza, con la realizzazione del Progetto Case, operazione di edilizia provvisoria mai fatta prima, con il G8 portato nel capoluogo abruzzese, i​nfine nell’abbrivio della ricostruzione, con ​primi fondi ​stanziati e misure approvate​. Con al fianco ​il ​suo sottosegretario, l’avezzanese Gianni Letta, il commissario straordinario Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, in un rapporto ​quasi ​quotidiano con l’allora sindaco del capoluogo, Massimo Cialente, del P​artito democratico​, con il vice commissario e presidente della Regione, Gianni Chiodi, di Forza Italia anche lui​, e con i sindaci e vari attori del cratere sismico.​

Tutto ciò fino alla caduta del suo governo, a novembre 2011, vittima della crisi economica e dello spread, con l’accusa da una parte di aver voluto trasformare il cratere sismico​ in​ un palcoscenico e strumento di propaganda, dall’altra con le lodi e la riconoscenza per l’impegno e la dedizione profusa, oltre l’ordinario.

Berlusconi arrivò in città a poche ore dal sisma, ​in volo su un elicottero, in quel maledetto 6 aprile, ​dopo aver annullato una visita istituzionale in Russia e aver firmato lo stato di emergenza, conferendo tutti i poteri per gli interventi al commissario delegato Bertolaso.

Il Consiglio dei Ministri aveva già stanziato i primi 30 milioni di euro per i provvedimenti urgenti.

Poche ore prima, in un collegamento televisivo, il presidente Berlusconi aveva promesso solennemente: “Sarò all’Aquila ogni giorno e mi metterò a disposizione per quello che serve. Fa parte della mia attività ed è il mio dovere”. E infatti nei primi mesi è stato in città 15 volte. Per fare passerella, o per segno di concreta vicinanza, ai posteri l’arduo giudizio,





Altre date che segnano indelebilmente il rapporto di Berlusconi con L’Aquila e l’Abruzzo  sono quelle dall’8 al 10 luglio 2009, con la celebrazione del  vertice del ​G​8  nella Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza.​ ​

Berlusconi,​ tornato al governo nel 2008 aveva confermato inizialmente la decisione di Prodi ​di ​tenere il G8 sull’isola della Maddalena in Sardegna, ma poi il premier dopo il sisma avanzò l’ipotesi di spostare il summit nel capoluogo abruzzese. Perché alla Maddalena si era in ritardo nella logistica, per ragioni economiche, destinando i 220 milioni inizialmente necessari a ospitare il summit alla ricostruzione. Inoltre, essendo fra i temi dell’agenda del G8 quello della prevenzione delle catastrofi naturali, per offrire un caso di studio ai capi di Stato e di governo.

Immagine che passerà alla storia, la visita del presidente italiano Berlusconi e di quello statunitense Barak Obama davanti alle rovine della prefettura crollata. L’evento si trasform​ò​ anche in un’occasione utile al governo per raccogliere fondi esteri per la ricostruzione: il premier ribad​ì​ quello che aveva detto nell’immediato post sisma: non servono aiuti per l’emergenza e l’Italia è autosufficiente, ma consigli​ò​ di sponsorizzare i lavori di riparazione di beni culturali danneggiati o di realizzazione di strutture pubbliche ex novo. Appello raccolto da Russia (Palazzo Ardinghelli e chiesa di San Gregorio Magno), Giappone (Palasport e Auditorium), Francia (Chiesa di Santa Maria del Suffragio o delle Anime Sante), Canada (Centro polifunzionale per studenti universitari),Germania (Chiesa di San Pietro Apostolo a Onna e “Casa Onna”), Kazakistan (Complesso Monumentale di San Giuseppe dei Minimi), Australia (Nuovo teatro), Israele (Centro polifunzionale per studenti universitari).

L’architrave delle norme che hanno dato invece il via libera alla ricostruzione  è stato il “decreto legge Abruzzo”. L’intervento viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 28 aprile 2009, con l’intestazione “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile”.

Ad approvarlo, il Consiglio dei ministri riunito nel capoluogo. Tra le peculiarità per i cittadini, la possibilità di avere ricostruita ex novo la propria abitazione, se del tutto distrutta, o di ripararla, se solo danneggiata, a spese dello Stato. Alle famiglie colpite dal sisma arrivò la sospensione dei tributi e dei mutui a quella del pagamento dell’affitto, aiuti per la scuola al bonus per ristrutturare nelle zone a rischio sismico.

Venne lanciata la realizzazione di campus residenziali per ospitare gli sfollati prima e gli studenti poi, per trasformare il capoluogo rinato in una città sempre più a trazione universitari​a.​ L’Aquila ​venne inserita nelle zone franche, dove la costituzione di attività è incentivata da sgravi fiscali e contributivi. Arriv​ò​ una proroga dell’indennità ordinaria di disoccupazione per i lavoratori colpiti. Ve​nnero​ concessi contributi e indennizzi per le imprese, ma anche per le strutture adibite alle attività sociali, ricreative, sportive e religiose. E ancora, nuove lotterie istantanee e potenziamento di giochi esistenti.

Il governo ha dato dunque il via libera al decreto per stanziare le risorse in favore delle zone terremotate, per un totale di 8 miliardi di euro: 1,5 per l’emergenza e 6,5 miliardi per la ricostruzione.

E poi ​arrivò il ​progetto C​.​a​.​s​.​e.

“L’obiettivo prioritario del governo per le aree terremotate è che, prima che arrivi il freddo, ci sia la possibilità di chiudere tutte le tendopoli. Il governo per primo intende non costruire baraccopoli, men che meno far rimanere le tendopoli”, è​ stato​ uno dei primi e circostanziati annunci, in una visita del 16 aprile nella prima tenda-scuola realizzata nelle aree terremotate, allestita nella tendopoli di Poggio Picenze, del varo del progetto C.a.s.e.​:​ 19 quartieri da da 130 ettari complessivi,  4.489 appartamenti in 185 palazzine sopra piastre antisismiche, e 1.180 map, moduli abitativi provvisori​, in tutto il cratere sismico





“Stiamo lavorando sulla possibilità di realizzare nuovi quartieri edificabili in cinque mesi – si spiegò​ meglio il presidente – Puntiamo a costruire case tecnologicamente avanzate che non saranno, a emergenza finita, delle mostruosità inutili ma che potranno diventare dei campus per gli studenti, che troveranno non case di fortuna ma veri e propri appartamenti da 50 metri quadrati”, aggiunse il premier.

I lavori partirono l’8 giugno 2009, due mesi dopo il sisma. Le prime consegne dei quartieri C.a.s.e. cominciano il successivo 29 settembre, gli ultimi edifici verranno occupati a febbraio 2010. All’interno i nuovi inquilini trovano torta e spumante, omaggio personale del presidente del Consiglio. Il costo​ è stato di 1 miliardo di euro, di cui 700 milioni stanziati dal decreto Abruzzo, 350 milioni del Fondo di solidarietà dell’Unione Europea e 38,5 milioni da donazioni. Contestualmente, si era proceduto alla realizzazione dei Map, con 3.535 appartamenti, per un totale di circa 8.500 persone ospitate. Il costo complessivo dei Map è stato di 230,6 milioni.

​A maggio 2009, in una delle sue visite aveva poi annunciato il presidente Berlusconi​: ​”Vogliamo consentire l’apertura dell’anno scolastico a settembre per tutte le scuole, in edifici sicuri al 100 per cento”.  consapevole che era di prioritaria importanza evitare la diaspora degli abitanti terremotati nonché il tracollo dell’Ateneo.

Nei mesi successivi sono stati dunque allestiti all’Aquila e in molti altri centri colpiti 32 Musp, i Moduli a uso scolastico provvisorio: strutture prefabbricate per sostituire temporaneamente entro la ripresa dell’anno scolastico, asili nido, scuole dell’infanzia, scuole primarie, scuole secondarie di primo grado, istituti professionali e tecnici e convitti provinciali, danneggiati dal sisma del 2009.

Per quanto riguarda l’Università, l’anno accademico all’indomani del sisma venne portato a termine ricorrendo a strutture d​’​emergenza o, in alcuni casi, a sedi fuori città. L’obiettivo dichiarato da subito dal governo era stato tuttavia, quello di far recuperare all’Università spazi adeguati entro l’autunno, in tempo utile per la regolare ripresa del successivo anno accademico, e venne subito valutata l’ipotesi di sospendere il pagamento delle tasse universitarie per frenare il paventato calo fisiologico degli iscritti.

Altra misura decisiva del post terremoto varata dal governo Berlusconi  è stata la sospensione di tasse e tributi per i cittadini colpiti, con la restituzione viene dilazionata in 10 anni e con gli importi abbattuti del 60 per cento.

Con buoni argomenti, c’è chi sostiene che invece il processo di ricostruzione è partito in ritardo, anche in mancanza di normative chiare e leggi quadro, con gli aquilani che hanno dato vita a manifestazioni, e movimenti di lotta, come quello delle carriole, per far rimuovere, dopo un anno dal sisma,  almeno le macerie, per cominciare a far aprire i cantieri, puntando il dito contro Berlusconi e il suo governo.

Berlusconi, oramai sul viale del tramonto è tornato a L’Aquila nel gennaio 2019, facendo ovviamente tappa alla sua creatura, il progetto Case.

“Sono commosso, ho dentro di me un ricordo che non finirà mai di quei giorni del terremoto, delle famiglie che avevano perso i loro cari, delle famiglie che avevano perso la loro casa”, ha affermato. Per poi rivelare: “Non sono mai ritornato a L’Aquila, dopo la fine del nostro Governo, perché ero troppo rattristato dalla possibilità di scoprire che la nostra opera di ricostruzione non fosse continuata. Ricordo con affetto la grande generosità della gente dell’Aquila”.​

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