PESCARA – “Godermi la pensione, andando ai giardinetti a leggere il giornale? Fare umarèll davanti ai cantieri? Anche no, preferisco restare sul fronte, per vedere maturare i frutti della semina di questi anni, i risultati di un appassionato lavoro a cui ho dedicato la mia vita”.
Tito Cieri, 65 anni e non sentirli: dal 1979 civil servant in Regione Abruzzo, come funzionario del dipartimento Agricoltura, che ora potrebbe riposarsi, superata l’età pensionabile, e che invece, su invito del vice presidente della Regione con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, della Lega, ha deciso di restare al suo posto nella segreteria dell’assessorato, con un contratto di collaborazione ovviamente a titolo gratuito.
Al fine, come illustra Cieri nell’intervista ad Abruzzoweb, di dare continuità ad una intensa e delicata azione amministrativa, forte della sua grande esperienza, su dossier importanti come l’internazionalizzazione dell’agrifood, la nuova programmazione del Complemento regionale per lo sviluppo rurale 2023-2027 , l’ex Psr, le certificazioni di qualità.
Con particolare attenzione al settore vitivinicolo, essendo del resto Cieri dal 2016 ambasciatore dell’Associazione nazionale Città del vino, consigliere di amministrazione presso ka Bio Cantina Sociale dí Orsogna, giudice nei concorsi enologici internazionali, componente del Comitato nazionale vini al Ministero dell’Agricoltura, nomina quest’ultima avvenuta a febbraio scorso. Infine Cieri è diventato anche consigliere comunale di opposizione nella sua Celenza sul Trigno, in provincia di Chieti, sua prima esperienza politica. Insomma, altro che serena e placida pensione.
Tito Cieri, come è maturata questa scelta di restare al suo posto?
Dopo 45 anni di vita dedicata al lavoro, all’agricoltura e anche sulla base della richiesta che mi ha formulato l’assessore Imprudente, ho accettato di buon grado di continuare al suo fianco quell’azione di supporto. Per me è quasi una missione, più che una professione.
Una scelta che cade in un momento molto critico: c’è forte preoccupazione per l’export abruzzese negli Stati Uniti, a causa dei paventati dazi da parte di Donald Trump
Sono in corso trattative, vedremo cosa accadrà. Chi comunque rischia di risentire maggiormente dell’effetto di questi dazi, anche in Abruzzo, sono coloro che esportano quello che gli americani chiamano i ‘cheap wine’, cioè i vini a basso prezzo, perché un ricarico dal 10% al 20%, queste le ipotesi fino ad ora in campo, si farà sentire. Questa tipologia copre a spanne il 30-40% dell’export abruzzese. Diverso il discorso per quei vini che si collocano in una fascia medio-alta, dove il consumatore è abituato a spendere, e dunque un aumento di costo inciderà poco. Certo è che quello americano è il secondo mercato per noi abruzzesi, dopo l’Europa, Germania in primis, per cui chiaramente dei contraccolpi ci saranno.
Che contromisure si stanno dunque prendendo, nella peggiore delle ipotesi?
Le nostre cantine si stanno già organizzando per cercare di ridurre al minimo l’incidenza negativa causata dagli eventuali dazi. Il Consorzio di tutela del vino si sta muovendo soprattutto in termini di promozione e valorizzazione del prodotto enologico abruzzese, si sta andando alla ricerca di nuovi sbocchi, in paesi terzi, al di fuori dell’Unione Europea, e per fortuna sono tanti gli strumenti su cui le nostre imprese possono contare come leva per aprirsi a nuovi mercati. La Regione Abruzzo sta investendo molto in termini di bilancio regionale, per iniziative di promozione, non solo del vino, ma dell’agroalimentare a tutto tondo.
E veniamo dunque a uno dei cavalli di battaglia delle politiche agricole degli ultimi anni, quello dell’internazionalizzazione dell’agrifood: si può tracciare un bilancio dei risultati fin qui ottenuti?
Certo, l’export è aumentato in media di oltre il 10%. Ed è il frutto delle azioni messe in campo in questi ultimi cinque anni dall’assessorato. E’ importante, in tal senso, la creazione da parte di Imprudente di un sistema che ha messo insieme tutti gli attori, con precisi protocolli d’intesa e una strategia condivisa, e collegando l’agrifood alla promozione turistica.
A che punto siamo invece con le certificazioni che blindano e tutelano le nostre eccellenze?
Proprio domani a Pescara ci sarà la pubblica audizione per l’approvazione del disciplinare dell’Igp dell’olio d’Abruzzo, un altro tassello a coronare il palmares dei prodotti di qualità riconosciuti. Abbiamo avuto l’approvazione sul riconoscimento della Docg, la denominazione di origine controllata e garantita, un marchio di qualità riservato ai vini italiani, per la sottozona di Casauria. Stiamo lavorando sull’arrosticino, con la certificazione sia Dop che Igp, sulla ventricina del Vastese, con l’istruttoria in corso e anche sul peperone dolce di Altino. Insomma c’è tanta carne a cuocere e troviamo molta disponibilità da parte del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
Come stiamo messi invece con l’utilizzo dei fondi europei per il programma di sviluppo rurale?
Negli anni passati con il Psr c’era sempre il rischio di disimpegno, del non spendere in tempo tutti i fondi a disposizione. Una svolta si è ottenuta solo negli ultimi anni, e decisiva è stata secondo me la nomina nel 2019 da parte dell’assessore Imprudente a capo dipartimento di Elena Sico, una donna veramente capace e che non dà tregua agli uffici, da lei costantemente monitorati e ora se occorre si lavora anche i sabati e le domeniche. E il risultato è che ora si spende tutto fino all’ultimo euro. Anzi, su alcune misure, tipo gli investimenti strutturali per le imprese agricole, si è andati anche in overbooking. Per la nuova programmazione si sta già procedendo all’assegnazione delle risorse, parallelamente all’esaurimento delle risorse della precedente programmazione.
Che novità può segnalare tra i nuovi bandi e linee di azione?
Recependo le istanze del mondo produttivo, è stata attivata una misura relativa all’aggregazione delle aziende, soprattutto nel mondo cooperativistico, che sta risentendo molto degli effetti della peronospora e dei rincari dell’energia e delle materie prime. Davanti a questi scenari è fondamentale fare squadra
Altra emergenza è poi quella del cambiamento climatico…
E’ la sfida del futuro. Noi siamo comunque una regione con grande biodiversità è questo è un vantaggio, ma occorre accelerare i tempi per garantire l’approvvigionamento idrico per le nostre attività agricole, a cominciare dal Fucino, che il nostro orto d’Italia, e dove finalmente le difficoltà stanno per essere superate nella realizzazione della rete irrigua, con l’incognita della realizzazione o meno di un grande invaso. Per quel che riguarda il vastese una garanzia sarà data dal grande invaso della diga di Chiauci salito a quasi 8 milioni di metri cubi di acqua, per cui se avremo anche quest’anno un’estate siccitosa, saremo in grado di far fronte ad eventuali crisi.
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