“IN SIRIA APOCALISSE, GENTE MUORE SOTTO MACERIE”. L’URLO DI SROUR, “VIA SUBITO LE SANZIONI”

INGEGNERE ED EX ASSESSORE REGIONALE, AQUILANO D'ADOZIONE, RACCONTA L'IMMANE TRAGEDIA DEL TERREMOTO CHE HA DEVASTATO LA TURCHIA E LA SUA TERRA D'ORIGINE, DOVE VIVONO FRATELLI E ALTRI PARENTI. "EMBARGO CHE DURA DA ANNI RENDE ORA PIÙ LENTI E DIFFICILI I SOCCORSI, GENTE SCAVA A MANI NUDE, NON C'E' CARBURANTE, PERSONE TAGLIANO PIANTE DA FRUTTO E ULIVI PER SCALDARSI". "QUI A L'AQUILA SOLIDARIETÀ, SAPPIAMO COSA SIGNIFICA UN SISMA. MI STO IMPEGNANDO PER FAR ARRIVARE MEDICINE E BENI DI PRIMA NECESSITÀ"

di Filippo Tronca

8 Febbraio 2023 18:27

Regione - Cronaca

L’AQUILA – ” Il primo a chiamarmi e a darmi la tremenda notizia del terremoto, è stato mio fratello dalla Siria, e mi sono messo a piangere. Mi sono rivisto qui a L’Aquila, quella notte del 6 aprile di 13 anni fa, mentre fuggivo in strada, tra le case distrutte. E ho immaginato ora una tragedia molto, ma molto più grande. E  provo anche tanta rabbia, perché il Paese dove sono nato, già martoriato dalla guerra, è abbandonato a se stesso in queste ore tremende, con un embargo che rende ancora più difficili i soccorsi, mentre migliaia di persone muoiono, ora dopo ora, sotto le macerie”.

A parlare, con la voce rotta dall’emozione, e dalla rabbia, è Mimmo Srour, ingegnere 74enne,   ex assessore regionale dell’Udeur, arrivato all’Aquila nel 1968, per studiare all’università, originario della città siriana di Nakib. Srour è in costante contatto con i parenti in Siria, in particolare con i suoi tre fratelli, che vivono in aree lontane dal cratere sismico, ed è anche in contatto con le comunità siriane in Abruzzo e in Italia, mobilitate per raccogliere e spedire beni di prima necessità, a cominciare dai medicinali.

Mentre Sr​ou​​r parla al telefono con Abruzzoweb, le agenzie di stampa aggiornano il conto dei morti accertati, oramai vicini ai 10mila, vittime del tremendo terremoto che nella notte tra domenica e lunedì scorsi, di magnitudo 7,9​,​ ha colpito il nord della Siria e il sud della Turchia, circa mille volte più forte rispetto al​ sisma che aveva colpito Amatrice e il centro Italia nel 2016.





Ma c’è una tragedia nella tragedia, che Srour sottolinea accalorandosi: la Sira è sottoposto a pesanti sanzioni internazionali dal 2011,  in risposta alla violenta repressione della popolazione civile da parte del regime di Bashar al-Asad,  rinnovate per un anno a maggio dello scorso anno, che  includono un embargo sulle importazioni di petrolio, restrizioni su alcuni investimenti, il congelamento dei beni della banca centrale siriana detenuti nell’Ue e restrizioni all’esportazione di attrezzature e tecnologie.

“La Siria subisce da 13 anni una guerra devastante – si sfoga l’ex assessore -, con terroristi islamici arrivati da 70 paesi a insanguinare la mia terra d’origine. Era già in una situazione di crisi economica e umanitaria, ci sono al confine centinaia di migliaia di profughi, già in situazioni disperate. Un Paese per di più sottoposto da anni ad un embargo che non permette ad una mosca di entrare. Contro il governo Asad, certo, ma alla fine a pagarne le conseguenze è il popolo, la povera gente. Non c’è carburante, ad esempio, e in questo inverno durissimo la gente è costretta a tagliare le piante da frutta e anche gli ulivi, per procurarsi la legna con cui scaldarsi.  Non ci sono medicine. Ed ora è arrivato il terremoto​, a presentare il conto​…”.

Inevitabile conseguenza, prosegue ​infatti ​Srour, “è che ora i soccorsi sono ancor più difficili, in città dove sono crollati palazzi da dieci piani, con le persone ancora sotto le macerie, con i sopravvissuti che impotenti li vedono morire, perché  non è che puoi fare molto, scavando a mani nude​ o con una pala​. La cosa inaccettabile è questo isolamento, i soccorsi internazionali, anche per ragioni geopolitiche, si stanno concentrando in Turchia, ​e la Siria viene dimenticata. Solo ieri è arrivata una squadra di soccorritori irakeni e algerini, a scavare finalmente con mezzi meccanici. Adesso stanno arrivando i russi, che non aderiscono all’embargo, ma ci sono colonne di aiuti ferme in Libano, che hanno paura di entrare in Siria, non sanno che fare, sempre a causa di un embargo che andrebbe tolto subito, senza aspettare, perché c’è da salvare vite umane, ​occorre dare la possibilità alla mia terra di risollevarsi, ​davanti ad una tragedia che farà, questo il mio timore, 2​0​mila morti in Siria, e 80mila in Turchia. La cosa più importante ​è pertanto ​fare pressione per eliminare le sanzioni, che stanno uccidendo il popolo, i poveri, non certo i ricchi e gli esponenti del regime”.

Del resto Tommaso Della Longa, portavoce della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa​,​ ha fatto notare che gli sforzi di ricerca e salvataggio sono attualmente ostacolati dalla mancanza di attrezzature per rimuovere i detriti, per la grave mancanza di carburante in tutta la Siria, necessario per il funzionamento di macchinari pesanti, il trasporto di personale e i servizi di ambulanza di emergenza. Per non parlare dei profughi, nei campi del nord-ovest della Siria, dove quattro milioni di persone ricevono sostegno umanitario, dove le comunità sono alle prese con un’epidemia di colera, un inverno brutale e un conflitto in corso.





“Fa male vedere una città già martoriata dalla guerra, Aleppo, subire anche questa devastazione. E vi lascio immaginare cosa stanno vivendo quei poveri profughi, che già non avevano nulla, già vivevano in condizione estreme e inimmaginabili​ – prosegue Srour -​. Ha commosso il mondo, e anche me, la storia della neonata  trovata viva sotto le macerie di un palazzo di  Jandairis, con il cordone ombelicale ancora attaccato alla madre, trovata senza vita accanto alla piccola. La mamma ha partorito dopo il crollo del palazzo di quattro piani in cui viveva. A Idlib​,​ una bambina ha protetto il fratellino più piccolo col suo corpo, per interminabili ore. Loro sono stati  tratti in salvo. Ma, ripeto, ci sono in queste ore tanti altri bambini imprigionati sotto le macerie, e non c’è modo di salvarli”.

Mimmo Srour non si perde però d’animo, e con la morte nel cuore si è subito attivato per far arrivare beni di prima necessità.

“Con agli amici dell’Aquila e abruzzesi, stiamo già operativi per aiutare la comunità siriana in Italia che stanno organizzando soccorsi, è già pronto a partire un container pieno di medicinali. A breve, nelle prossime ore, renderemo noti i recapiti e modalità a chi intenderà contribuire con donazioni di beni di prima necessità. Sono certo che anche gli aquilani faranno la loro parte con particolare generosità. Mi hanno già chiamato in molti, tra amici e conoscenti, chiedendomi come potersi rendere utili e per manifestarmi vicinanza. Noi aquilani sappiamo del resto cosa significa un terremoto, e quale è il valore della solidarietà”.​

 

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