INCHIESTA FONDI SOCIALE: MOLINARI E D'ERCOLE AMMETTONO L'ERROREINTERCETTATI NON INDAGATI MINACCIANO QUERELE, SROUR ''SONO INCREDULO''

LA CURIA FA MEA CULPA E SI SCUSA, ”DOVREMO STARE PIU’ ATTENTI”

28 Settembre 2011 11:45

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – La Diocesi aquilana fa un passo indietro e riconosce gli errori commessi nella vicenda della fondazione “Abruzzo, sviluppo e solidarietà”, al centro dell’inchiesta della Procura dell’Aquila che ha portato all’arresto di due persone, Gianfranco Cavaliere e Fabrizio Traversi (entrambi ai domiciliari) e a tre persone iscritte nel registro degli indagati.

“Dovremo imparare a stare più attenti” scrive l’arcivescovo Giuseppe Molinari in una nota congiunta con il vesocvo ausiliare Giovanni D’Ercole.

Intanto monta la rabbia di chi si è trovato, suo malgrado, coinvolto, anche se indirettamente, nell’inchiesta. È il caso del direttore del centro servizio nazionale del volontariato, Roberto Museo, e del presidente di Confartigianato, Angelo Taffo, citati nelle telefonate intercettate degli arrestati. In entrambi i casi si preannuncia il ricorso alle vie legali per veder tutelate immagine e nome.

L’ex assessore Mimmo Srour, indagato insieme al sindaco di San Demetri ne’ Vestini, Silvano Cappelli, e il sociologo dell’Eurispes Nicola Ferrigni, ha chiesto di essere ascoltato dai giudici.

LA CHIESA FA MEA CULPA. LA NOTA DELL’ARCIDIOCESI

Semplici come le colombe e prudenti come i serpenti”. Con questa espressione del Vangelo, monsignor Molinari ha dichiarato tutta la sua amarezza per la vicenda legata alla ‘Fondazione Abruzzo Solidarietà Sviluppo’. E con la trasparenza che lo contraddistingue ha detto: “Mi sono fidato di quella gente, anche dei miei collaboratori più stretti, pensavo solo di fare qualcosa di buono per la gente, ma da questa esperienza dovremo imparare a stare più attenti ”! Ha fatto eco a queste parole monsignor D’Ercole che ha riconosciuto anch’egli l’errore.

Dunque l’arcivescovo ha già dettato la linea che si dovrà seguire a partire da subito: attenzione, prudenza, trasparenza. Linea che poi è quella di tutta la Chiesa.

Come non pensare al cardinale Bagnasco che parla di aria pulita per la politica, per il nostro Paese e dunque anche per la Chiesa? E, ancor prima, come non pensare a papa Benedetto XVI che in Germania, parlando di fatti ben più gravi di quello aquilano, ha ricordato il compito primario della Chiesa?

“Si crea una situazione pericolosa, quando questi scandali prendono il posto dello skandalon primario della Croce e così lo rendono inaccessibile, nascondendo la vera esigenza cristiana”. “Una Chiesa alleggerita degli elementi mondani è capace di comunicare agli uomini – ai sofferenti come a coloro che li aiutano – proprio anche nell’ambito sociale-caritativo, la particolare forza vitale della fede cristiana”, ha sottolineato il Santo Padre. Certamente, “anche le opere caritative della Chiesa devono continuamente prestare attenzione all’esigenza di un adeguato distacco dal mondo per evitare che, di fronte ad un crescente allontanamento dalla Chiesa, le loro radici si secchino”.

Non esultino, però, i cari amici laicisti che pensano che la Chiesa debba rimanere chiusa nelle chiese e non occuparsi della ricostruzione. Innanzitutto perché la diocesi è proprietaria (intendo per proprietario chi custodisce e tutela un bene che appartiene a tutti) di molti immobili del centro storico e poi perché la nostra fede parla di carne, parla di opere, parla di frutti e non può risolversi in un separazione carne-spirito che non appartiene affatto al cristianesimo. Non ci rimane che andare avanti allora – come afferma l’arcivescovo – imparando da questa vicenda. Si tratta, dunque, di lavorare per ricostruire, tra le tante cose, anche un rapporto di fiducia con la città.

“Non si tratta qui di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa”, si tratta piuttosto – ha detto Benedetto XVI a Berlino – di “cercare la piena sincerità, che non trascura né reprime alcunché della verità del nostro oggi, ma realizza la fede pienamente nell’oggi vivendola, appunto, totalmente nella sobrietà dell’oggi, portandola alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente è fede, ma in verità sono convenzioni ed abitudini” e, mi permetto di aggiungere, affari e politica.

Infine (scusate l’eccesso di citazioni papaline) possiamo dire un grazie ai Magistrati, ai Carabinieri e anche ai media: “…Sin tanto che si tratta di portare alla luce la verità, dobbiamo essere riconoscenti (ai media n.d.r.). La verità unita all’amore, è il valore numero uno”. (Benedetto XVI, Luce del mondo).





MUSEO: “A DISPOSIZIONE DELLA CITTA’, TUTELERO’ MIO NOME E VOLONTARIATO”

Il direttore nazionale del Centro servizi per il volontariato Roberto Museo, tirato in ballo nelle intercettazioni delle conversazioni tra Gianfranco Cavaliere e Fabrizio Traversi, ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sul tentativo di truffa con i fondi per sociale, ha emesso una nota che pubblichiamo integralmente.

Nel comunicato, in cui annuncia il ricorso alle vie legali per tutelare la sua immagine e quella del volontariato, Museo ribadisce “il suo impegno totale” a servizio della città.

LA NOTA DI ROBERTO MUSEO

Gentile direttore, Gentile Capo redattore

Faccio seguito alle note di stampa che nei giorni scorsi hanno commentato su alcune testate giornalistiche l’inchiesta sull’operato della Fondazione Abruzzo solidarietà e sviluppo onlus per trasmetterle attraverso questa breve lettera tutto il mio disagio personale e professionale avendo riscontrato, leggendo i testi riportati nelle intercettazioni telefoniche pubblicate, le effettive volontà delittuose apparenti dei signori Gianfranco Cavaliere e Fabrizio Traversi con i quali si scrive abbia avuto occasionali incontri funzionali alla mia carica di Direttore del coordinamento nazionale dei centri di servizio del volontariato (Csvnet).

Confido che la vicenda venga presto chiarita, data la sua gravità, dalla magistratura inquirente e in sede giudiziaria e, ritenendomi parte gravemente lesa, sul piano umano, personale e professionale, Le comunico che ho già dato mandato ai miei legali di procedere all’acquisizione degli atti giudiziari in corso e di tutte le note stampa per verificare eventuali aspetti di reato diretti e indiretti che siano a danno dell’onorabilità del Volontariato che ho l’onore di servire e della mia persona in particolare.

Colgo questa occasione per ribadirle che nulla è cambiato nel mio spirito con il quale, da Aquilano, ho inteso contribuire alla fase di assistenza alle popolazioni coinvolte nel sisma del 2009 e successivamente coordinando il progetto della Casa del Volontariato all’Aquila e dare una struttura e nuovi spazi alle associazioni della nostra città e che sono personalmente sconcertato dai tentativi di manipolazione ed uso improprio del mio nome per supposte iniziative politiche riguardanti la futura amministrazione della città.

Sono e resto un uomo del volontariato, al suo servizio, che vive attentamente come molti questo terribile momento della storia della nostra comunità aquilana, nel quale ci sono cambiamenti radicali e drammatici che hanno modificato il naturale e normale decorso della vita di tutti noi. Prima del terremoto era per tutti noi un’altra vita. Oggi stiamo tutti prendendo atto di quella che verrà, giorno per giorno. E il mio impegno è totale.

Trentotto secondo scuotono l’anima di ognuno, ne cancellano il passato, i ritmi quotidiani spariscono, le certezze crollano e per me, come molti, il 7 aprile è stato come ri-nascere. Ma il mio pensiero oggi torna alla nostra comunità e mi tornano in mente le parole di Giorgio La Pira (1955): “Le città hanno una vita propria: hanno un loro proprio essere misterioso e profondo: hanno un loro volto. Hanno per così dire, una loro anima ed un loro destino; non sono cumuli occasionali di pietra: sono misteriose abitazioni di uomini e più ancora, in certo modo, misteriose abitazioni di dio.
Io credo che oggi, al disattenzione a questi valori di fondi, che danno invisibilmente ma realmente peso e destino alle cose degli uomini, rischia di farci perdere la percezione del mistero delle città: eppure questo mistero esiste e proprio oggi, in questo punto così decisivo della storia umana, esso si manifesta con segni che appaiono sempre più marcati e che richiamano alla responsabilità di ciascuno e di tutti.

Qui all’Aquila, dove il terremoto non ha distrutto solo le Case, le Chiese, le Scuole, le Università ma ha, soprattutto, lacerato il tessuto sociale delle città, mai come oggi si conferma che in questa situazione così disgregata, lo sconforto e la disperazione possono impadronirsi della coscienza individuale e collettiva, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa della città e nel suo essere comunità civile ed anche religiosa, che non solo condivide una storia antica e prestigiosa, ma è soprattutto capace di pensare insieme un futuro comune.

In quella che appare una tempesta confido che anche questa volta L’Aquila saprà ritrovare la forza per vincere le sue paure, coltivare la speranza e continuare a operare secondo ideali di giustizia e di bene comune e per questi ideali resto al servizio della mia Comunità, se essa vorrà.

CONFARTIGIANATO: “ORGOGLIOSI DEL NSOTRO PRESIDENTE”





“Confartigianato Abruzzo è orgogliosa di aver scelto un presidente leale e infaticabilmente attento e dedito ai bisogni degli artigiani come AngeloTaffo, una persona  soprattutto non disposta a scendere a compromessi o a sottostare ad avvertimenti intimidatori di gente come Fabrizio Traversi”.

Lo ha detto Daniele Giangiulli, segretario regionale di Confartigianato Abruzzo, commentando le intercettazioni di Fabrizio Traversi diffuse dalla stampa dalle quali trapela la volontà di Traversi di “intimidire Angelo Taffo con continue, pesanti minacce e pressioni psicologiche di ogni tipo”.

“Dalle intercettazioni – sottolinea Giangiulli – emerge, invece, come Angelo Taffo sia totalmente estraneo ai progetti che la cricca aveva in mente e anzi, come il suo atteggiamento, sempre leale e nel pieno rispetto della legalità e della sua gente, era da ostacolo a tali progetti”.

“Siamo fiduciosi nell’azione della magistratura – conclude il segretario dell’associazione degli artigiani – e ci riserviamo azioni legali per tutelare il nome della Confartigianato in Abruzzo”.
 
SROUR: “SONO INCREDULO VOGLIO ESSERE ASCOLTATO DAI GIUDICI”

“Sono incredulo, voglio essere sentito, dopo una vita spesa per essere corretto ci tengo alla mia reputazione visto che mi stanno processando sulla stampa”.

E’ lo sfogo dell’ex assessore regionale e provinciale dell’Aquila Mimmo Srour, di professione ingegnere, uno dei tra indagati nell’ambito dell’inchiesta sul presunto tentativo di truffa relativo a circa 9 dei 12 milioni di fondi per il sociale stanziati dal dipartimento Politiche per la famiglia. Srour ha spiegato di non aver ricevuto alcun provvedimento e di aver appreso del suo coinvolgimento dai giornali.

L’inchiesta dalla procura della repubblica dell’Aquila ha portato agli arresti domiciliari Fabrizio Traversi, 62 anni, romano, dipendente della Presidenza del consiglio dei ministri, e Gianfranco Cavaliere, 36enne medico aquilano, accusato di aver tentato di distrarre fondi attraverso un sistema di onlus, fondazioni ed associazioni ed ingannando rappresentanti istituzionali, tra cui molti sindaci. Srour si è presentato in procura per chiedere di essere sentito dalla dottoressa Antonietta Picardi, il pm che conduce l’inchiesta.

“Associare il mio nome a questo fatto giudiziario è inaccettabile” ha continuato. Intanto, oggi il lavoro della procura è continuato: al tribunale si è presentato il capo della segreteria dell’ufficio del commissario per la ricostruzione, Antonio Morgante, componente della commissione che ha esaminato i progetti sul sociale e stilato la graduatoria inviata al Dipartimento Politiche per la famiglia, bloccate poi dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Carlo Giovanardi.

Morgante che in più di una intercettazione comparsa nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip del tribunale dell’Aquila, Marco Billi, sottolinea l’inattendibilità di Traversi, era stato già ascoltato dal Pm prima che venissero effettuati gli arresti.

Morgante ha consegnato alcuni documenti, conseguenza proprio di accordi presi dopo la prima audizione come persona informata sui fatti. Comunque, l’attività della commissione esaminatrice dei progetti non è entrata nell’inchiesta. Gli altri due indagati dell’inchiesta sono il sindaco di San Demetrio né Vestini (L’Aquila), Silvano Cappelli, 40 anni, e il sociologo dell’Eurispes Nicola Ferrigni, 35 anni, di Morlupo (Roma).
 

 

 

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