LA MAFIA FATTURA 40 MILIARDI L’ANNO: “PROVINCIA CHIETI IMMUNE, MA RISCHIO INFILTRAZIONI

22 Gennaio 2023 08:49

Regione - Cronaca

ROMA – In Italia è tra le principali società in cima alla classifica per fatturato, non molto al di sotto di aziende come Gse (Gestore dei servizi energetici), di Eni e di Enel.

È la Mafia Spa con un giro d’affari di 40 miliardi di euro all’anno, pari a oltre il 2% del Pil.

Un valore sottostimato per la Cgia che ha studiato il fenomeno prendendo in esame i dati della Banca d’Italia. E che definisce ‘imbarazzante’ l’ indicazione dell’Ue che dal 2014, con un apposito provvedimento legislativo, consente a tutti i Paesi membri di conteggiare nel Pil alcune attività economiche illegali: come la prostituzione, il traffico di droga e il contrabbando di sigarette.

“Grazie” a questa opportunità, nel 2020 (ultimo dato disponibile) abbiamo “gonfiato” la ricchezza nazionale di 17,4 mld (quasi un punto di Pil). Una decisione, per gli Artigiani, eticamente inaccettabile.





Come dimostrano vari studi, a livello territoriale la presenza più diffusa delle organizzazioni economiche criminali è nel Mezzogiorno, anche se ormai molte evidenze segnalano la presenza di queste realtà illegali nelle aree economicamente più avanzate del Centro-Nord.

Secondo la Banca d’Italia buona parte del Sud, Roma, Ravenna, Latina, Genova e Imperia sono le aree più a rischio. Meno colpite, ma comunque con forti criticità si segnalano anche le provincie di Torino, Lodi, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Varese, Milano, Brescia, Savona, La Spezia, Bologna, Prato, Ferrara, Rimini, Pistoia, Firenze, Livorno, Arezzo, Viterbo, Ancona e Macerata. Meno investite le province del Triveneto (con leggeri segnali in controtendenza a Venezia, Padova, Trento e, in particolar modo, Trieste). Anche la Valle d’Aosta e l’ Umbria presentano un livello di rischio molto basso.

Nel Mezzogiorno gli unici territori completamente “immuni” dalla presenza del fenomeno mafioso sarebbero le province di Matera, Chieti, Campobasso e le realtà sarde di Oristano, Olbia-Tempio e Sassari.

Un’analisi che non cancella l’allarme lanciato nei mesi scorsi, nell’ambito del Convegno Come la Società civile e Terzo settore, dal presidente della Sezione penale Corte d’Appello dell’Aquila, Aldo Manfredi: “La zona meridionale dell’ Abruzzo è caratterizzata del pericolo di infiltrazioni mafiose, soprattutto a sud della provincia di Chieti e nella zona del tribunale di Vasto”.

Un dato riportato nella relazione semestrale della Dia (Direzione Distrettuale antimafia) trasmessa al Parlamento. “Le presenze attengono a infiltrazioni nell’attività economica di attività economica sana, in zone adiacenti a regioni caratterizzate da forti presenze di infiltrazioni come Puglia”.





Oltre ai 17,4 mld “prodotti” dalle attività illegali (attraverso traffico di droga, contrabbando di sigarette e prostituzione), il Pil nazionale “assorbe” altri 157 mld: di cui 79,7 sono “nascosti” dalla sottodichiarazione, 62,4 mld dal lavoro irregolare e 15,2 mld dalla voce Altro (ovvero, mance, affitti in nero, etc.).

I 174,4 mld complessivi (17,4 più 157), compongono la cosiddetta economia non osservata che è interamente conteggiata nel Pil nazionale.

Ancorché non sia possibile quantificarne la dimensione, è evidente che anche una parte importante di questo stock (157 mld) sia riconducibile alle organizzazioni criminali di stampo mafioso, a dimostrazione che i 40 mld di volume d’affari addebitati a Mafia Spa sono, purtroppo, una cifra sottostimata.

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