BOLOGNA – Cinque miliardi subito per evitare il crac e un’inversione di tendenza per tornare a investire nella sanità pubblica.
È quello che le Regioni hanno chiesto al governo, non solo perché si rischia il crac, ma perché, come ha detto Raffaele Donini, assessore emiliano-romagnolo e coordinatore della commissione salute della conferenza delle Regioni, ai ministri Orazio Schillaci e Giancarlo Giorgetti “il servizio pubblico e universalistico per come lo conosciamo è a rischio”.
Governo e Regioni torneranno presto a vedersi al tavolo che è stato istituito per affrontare le varie questioni che stanno mettendo a rischio la sanità italiana, dalle spese affrontate per fronteggiare la pandemia e mettere in piedi una campagna vaccinale di massa ai rincari energetici, fino al tema, diventato ormai di estrema urgenza, del personale da destinare ad alcuni reparti.
“Il tavolo che il governo ha proposto – dice Donini – ha una portata storica: può o ridare centralità oppure far naufragare il sistema della sanità pubblica per come lo conosciamo oggi. Siamo disponibili a discutere col governo che ringrazio per la disponibilità dimostrata. Al tavolo, però, bisogna affermare una questione di principio: nessuna Regione può andare in un piano di rientro e quindi di restrizione dell’offerta della sanità. Quindi bene l’istituzione di quel tavolo, ma ha bisogno di essere apparecchiato e anche alla svelta”.
La questione più urgente riguarda i conti delle Regioni alle quali mancano oltre 5 miliardi, 3,8 dai costi per la pandemia, 1,4 per i rincari energetici che negli ospedali sono una voce di spesa molto significativa.
“Alcune Regioni – dice Donini – faticano a chiudere i bilanci del 2022, altre come l’Emilia-Romagna, li hanno chiusi, ma non possono reggere ulteriori disavanzi”.
Rimane però come tema di fondo quello del finanziamento al sistema pubblico della sanità: l’Emilia-Romagna ha presentato al governo una serie di dati che fanno riflettere: la spesa pubblica pro-capite per la sanità in Italia è infatti di 1.921 euro, contro i 4.108 della Germania (più del doppio), i 3.355 della Francia e i 3.1017 del Regno Unito. Per arrivare ai livelli britannici servirebbero venti miliardi in più all’anno, mentre per raggiungere quelli tedeschi circa 40.
L’Italia spende per la sanità il 6,4% del proprio Pil, ma secondo le previsioni del Nadef nel 2025 scenderà sotto il 6%. Per contro, la spesa sanitaria privata è cresciuta in maniera considerevole: nel 2021 ha superato i 40 miliardi, oltrepassando la soglia simbolica del 25% della spesa sanitaria annua complessiva.
“Nel 2020, dopo le i fatti di Bergamo, dopo quelle immagini che abbiamo ancora tutti negli occhi – dice Donini – le più alte cariche dello Stato dissero ‘mai più tagli alla sanità’. Tre anni dopo la previsione di spesa è sotto al 7% del Pil, con l’ipotesi che vada al 6% nei prossimi anni: una palese contraddizione”.
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