L’ABRUZZO PIÙ CALDO, DA 1960 AUMENTANO TEMPERATURE, A L’AQUILA E AVEZZANO 3 GRADI IN PIÙ

di Filippo Tronca

21 Dicembre 2022 08:31

Regione - Cronaca

L’AQUILA – In questi giorni aumenta la preoccupazione per la mancanza di neve, che sta ritardando anche negli impianti sciistici abruzzesi l’inizio della stagione, anche se gli alberghi sono già sold out.

Forse però non è una casualità, o lo è sempre meno: grazie ai dati dell’Osservatorio Balcani Caucaso (Obct), e dell’European data journalism network (Edjnet), si conferma che le temperature medie sono aumentate più o meno in tutti i comuni italiani rispetto agli anni ’60, con un incremento in media pari a 2,2 gradi centigradi.

In oltre 673  comuni si è andati oltre 3 gradi centigradi. Tra questi  in Abruzzo spiccano L’Aquila e Avezzano, in una provincia – detto per inciso – in cui si concentrano i comprensori sciistici di Campo Imperatore, campo Felice., Ovindoli e Roccaraso.

Gli altri aumenti record si registrano a Roma, Sondrio, Taranto, Cagliari, Udine, Reggio di Calabria, Milano, Lecce, Biella e Gorizia.

E meno vero insomma che L’Aquila è una delle città più fredde d’Italia, dove, come dice il simpatico adagio, “fanno dieci mesi di freddo e due di fresco”.

In base allo studio, scendendo nel dettaglio. nel territorio comunale dell’Aquila, la temperatura media è passata dagli 8,20° del periodo 1961-1970 agli 11,24° del periodo 2009-2018, con una variazione: 3,03°





Non scherza nemmeno Avezzano da 9,11°  a 12,51° con una variazione di 3,40°

Altri aumenti sopra i 3 gradi delle temperature medie di registrano a San Benedetto dei Marsi , Navelli, Caporciano, Capestrano, Collepietro e San Benedetto in Perillis,

In provincia di Teramo gli aumenti più elevati a Campli, da 10,69° a 13,81°, a Castelli da 9,35° a 12.54°, ad Arsita  da 10,02° a 13,38°

In provincia di Pescara spiccano Farindola da 10,16°  a 13,57°, Cugnoli da 11,07° a 14,21°, Caramanico Terme  da 10,01° a 13,16°

In provincia di Chieti, aumento più alto a Pennapiedimonte dai 10,48° degli anno sessanta e settanta ai 13,74° di media dal 2009 al 2018.

Poi in generale, in 4.558 comuni italiani,  la fascia più ampia, l’incremento si è attestato tra i 2° e i 3°, e in 2.536 tra 1 e 2°.





In 131 casi l’aumento è stato inferiore al grado, ma in nessun comune la temperatura si è abbassata, né si è mantenuta invariata.

A livello europeo, secondo i rilevamenti di Obct e Edjnet, solo 73 degli oltre 100mila comuni d’Europa hanno registrato un calo. E si tratta sempre di cifre molto contenute.

A risultare maggiormente interessate dall’aumento delle temperature sono le grandi città. Anche se complessivamente le città più popolose sono in linea con la media nazionale da questo punto di vista, ci sono delle specificità. Negli ambienti densamente abitati e urbanizzati si osservano infatti fenomeni particolari che acuiscono l’accumulo di calore. Come ad esempio il consumo di suolo, il traffico veicolare e la scarsità di verde pubblico.

Tra le città metropolitane, Roma è quella che ha registrato l’aumento di temperatura media più marcato. di ben 3,67 gradi centigradi.

Commentano i ricercatori di Openpolis, che hanno elaborato i dati: “uno degli effetti più nocivi della presenza umana sulla terra è il riscaldamento dell’atmosfera. Questo avviene in particolare attraverso una serie di attività come la produzione e il consumo di energia, ma anche l’agricoltura e i processi industriali, che causano l’emissione di sostanze inquinanti nell’aria e l’accumulo di calore. L’aumento delle temperature poi a sua volta altera gli equilibri naturali, rendendo gli ecosistemi fragili e sconvolgendo i ritmi di chi li abita. Minando così anche la biodiversità. Contenere l’aumento delle temperature è infatti uno degli obiettivi cruciali della strategia climatica europea e globale”.

 

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