L'AQUILA – Una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica è stata chiesta dal sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, al prefetto del capoluogo, Francesco Alecci, per affrontare la questione delle 300 famiglie che, dopo il terremoto del 6 aprile 2009, sono sfollate negli alloggi del progetto C.a.s.e. e nei Map e che non hanno pagato i canoni.
Una vicenda sulla quale la procura regionale della Corte dei conti ha aperto un'inchiesta per la mancata riscossione da parte del Comune capoluogo di affitti e utenze.
“Sono terrorizzato per gli sfratti a queste 300 famiglie disperate – ha spiegato Cialente – per questo ho chiesto al prefetto una riunione urgente del comitato sommessamente consigliando di convocare, se necessario, la Protezione civile nazionale perché il Comune non ha le risorse per ospitare queste famiglie in alberghi e altre strutture”.
Cialente ha sottolineato di aver “ribadito al prefetto che a questo punto in assenza di norme o piani sociali speciali, peraltro richiesto alla Regione, solo lo Stato potrebbe intervenire”.
La procura regionale della Corte dei conti ha aperto un’inchiesta sulla mancata riscossione dei canoni di affitto e delle utenze negli alloggi antisismici del progetto C.a.s.e. e altre tipologie di appartamenti messi a disposizione dei cittadini aquilani dopo il sisma del 6 aprile 2009, in particolare Map, fondo immobiliare e affitto concordato.
A condurre le indagini è la Guardia di finanza del capoluogo. Ipotizzando un danno erariale, la magistratura contabile ha convocato il sindaco del capoluogo, Massimo Cialente, gli assessori Alfredo Moroni, che aveva all’epoca dei fatti la delega alla gestione di questi alloggi (ora passata a Lelio De Santis) e Fabio Pelini, che si occupa di Assistenza alla popolazione, oltre alla dirigente dello stesso settore Patrizia Del Principe.
A rendere nota la notizia è stato lo stesso primo cittadino del capoluogo, che ha anche convocato una Giunta urgente nella sede comunale post-sisma di Villa Gioia.
“In parole povere non avere cacciato gli assegnatari (ex affittuari) morosi avrebbe provocato un grave danno erariale – scrive Cialente – poiché per ciascun nucleo sfrattato si sarebbe potuto dare un appartamento a un altro nucleo che attualmente usufruisce del contributo di autonoma sistemazione”.
Secondo Cialente, che punta sull’aspetto sociale dell’azione dell’amministrazione, “avremmo forse dovuto già procedere con sfratti e interventi coattivi di recupero delle somme non pagate ma purtroppo, al di la di una parte di assegnatari che per scelta si rifiuta di pagare sia i canoni che le bollette pur avendone le disponibilità economiche (e nei confronti dei quali stiamo già predisponendo le azioni legali, ritenendo tali atteggiamenti inaccettabili) abbiamo accertato che la gran parte dei morosi lo è perché assolutamente priva delle risorse per far fronte a spese di affitto o di pagamento dei consumi”.
“Non possiamo sottacere il profondo sentimento di solitudine che noi amministratori stiamo vivendo nel momento in cui da soli ci troviamo a fronteggiare la disperazione, che ha mille facce, di una città distrutta non solo nelle sue case, monumenti e chiese – conclude il primo cittadino – ma sopratutto in quella che era la dignità di tante famiglie ora allo stremo”.
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