VENERDÌ 15 NOVEMBRE, ORE 15.30, PALAZZO FIBBIONI, CON RELATORE EX TESORIERE BNL ED ESPERTO DI MERCATI FINANZIARI; INGRESSO GRATUITO

L’AQUILA, CONVEGNO ”ADDIO AI NOSTRI SOLDI?”; GROSSI, ”DIVORATE PICCOLE BANCHE, SARA’ SOLO SPECULAZIONE”

14 Novembre 2019 15:55

L'Aquila - Economia

L'AQUILA  – “Nel mondo bancario c’è un processo di concentrazione, cioè l’unione bancaria, che ha bisogno soltanto di tempo, ma è tutto meccanicamente avviato in modo tale che le banche siano sempre più concentrate. Il sistema è appositamente concepito per far fallire le piccole banche, o comunque di fare in modo di farle comprare, a due soldi, da quelle grandi, per farle smembrare e lasciare i problemi a carico dei bilanci degli Stati. Per adesso, in Italia si colpiscono le piccole, ma chi ha il coltello dalla parte del manico è in grado di far fallire Unicredit, o Banca Intesa, quando vuole”.

Così Guido Grossi, già tesoriere della Banca Nazionale del Lavoro ed esperto di mercati finanziari, relatore all'Aquila del convegno, con ingresso gratuito, domani, venerdì 15 novembre dalle ore 15.30 alla Sala “Rivera” di Palazzo Fibbioni, via San Bernardino1, dal titolo “Addio ai nostri soldi? Unione bancaria, lotta al contante e tasse che fanno male”.

Il convegno è organizzato dal quotidiano online AbruzzoWeb.it.





Interverrà telefonicamente Ranieri Razzante, avvocato e dottore commercialista, direttore del Centro di Ricerca sulla Sicurezza ed il Terrorismo (Crst) e presidente dell'Associazione italiana responsabili antiriciclaggio (Aira).

Nel corso dell’evento, cui prenderanno parte esponenti dei mondi politico, sindacale, bancario, imprenditoriale, sanitario e delle associazioni, si parlerà anche di attacco ai risparmi degli italiani, evasione fiscale nell’epoca della moneta Euro, dell’austerity e della finanziarizzazione dell’economia: questioni che hanno effetti visibili anche nei territori terremotati come L’Aquila.

“Già abbiamo tolto agli Stati la possibilità di emettere moneta – afferma Grossi – dandola invece alla Banca centrale europea che è totalmente indipendente dalla politica, ma qui siamo ben oltre una già conclamata follia”.





“La Banca centrale europea – spiega l’esperto – non ha il potere di dare soldi agli Stati, alle aziende, alle famiglie, ma solo alle banche. Le banche sono quelle che scelgono a chi dare i soldi. E i regolamenti di Basilea fanno in modo che le stesse banche abbiano convenienza non nel dare i soldi agli Stati e all’economia reale, quindi alle aziende e alle famiglie, ma nel portarli nel mondo speculativo che non fa crescere l’economia reale, ma solo le bolle speculative”.

“Se tutto il sistema bancario – prosegue – passa definitivamente sotto il controllo della Banca centrale europea, che non risponde alla politica, non potremmo più mettere mano al sistema della distribuzione e della allocazione delle risorse. In pratica, non ne usciremo mai più. L’unione bancaria serve esclusivamente a questo: a togliere alla politica, definitivamente, la possibilità di intervenire. Se oggi avessimo al ministero dell’Economia e delle Finanze una persona con le idee chiare, chiamerebbe le banche pubbliche per dire loro di smetterla di giocare con la speculazione. In che modo? Semplicemente vietandoglielo. E si ritorna allo ‘schema’ normale, cioè ai clienti solo titoli di Stato e depositi e con i depositi finanziate questo o quel programma di investimenti. Una cosa che sembra fuori dal mondo, ma che un tempo era la prassi. Le banche o fanno quello, oppure finiscono per favorire chi fa soldi con i soldi”.

“Ma nel mondo bancario c’è un processo di concentrazione, che ha bisogno soltanto di tempo, ma è tutto meccanicamente avviato in modo tale che le banche siano sempre più concentrate. Il sistema è appositamente concepito per far fallire le piccole banche, o comunque di fare in modo di farle comprare, a due soldi, da quelle grandi, per farle smembrare e lasciare i problemi a carico dei bilanci degli Stati. Per adesso, in Italia si colpiscono le piccole, ma chi ha il coltello dalla parte del manico è in grado di far fallire Unicredit, o Banca Intesa, quando vuole. Basta una stupida regola contabile che obbliga a tirare fuori i crediti in sofferenza. Anche se i problemi, enormi e pericolosissimi, della Deutsche Bank, non li fanno emergere. Certo, se la valutazione dello stato di salute lo fa Black Rock, la più grande società di investimenti del mondo, in evidente, palese conflitto di interessi…”, conclude Grossi.

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