L’AQUILA: “CORAGGIO PER NON MORIRE DUE VOLTE”, PREMIO DONNA A DANIELA DI MAGGIO E FILOMENA LAMBERTI

3 Luglio 2024 20:45

L'Aquila - Cronaca, Cultura, Gallerie Fotografiche

L’AQUILA – “Il Premio coraggio delle donne racconta tanto. Avere coraggio significa non morire due volte, perché se mi fossi fermata e mi fossi lasciata andare sarei morta due volte”.

Nella toccante testimonianza di Daniela Di Maggio, madre di Giovanbattista Cutolo, detto Giò Giò, ucciso nel 2023 a Napoli, tutto il senso del Premio nazionale Donna 2024, giunto alla VI edizione, dal tema “Il coraggio delle donne: per la pace, contro le violenze”. Oltre a Di Maggio, il premio è andato a Filomena Lamberti, la prima donna sfregiata con l’acido dal marito in Italia.

La manifestazione, promossa dalla Onlus Antonio Padovani, si è svolta questa sera a Casale Signorini, all’Aquila.

Due storie di violenza e soprusi che toccano le corde del cuore portando alla ribalta il dolore delle donne, in tutte le due sfaccettature, ma al contempo la forza intrinseca che anima l’universo femminile nella lotta per la verità e la giustizia.

All’evento, moderato dalla giornalista e scrittrice, Monica Pelliccione, sono intervenuti Gianni Padovani, presidente Onlus Antonio Padovani, Stefano Pallotta, presidente Ordine dei giornalisti d’Abruzzo e Pieremidio Bianchi, commissario capo Divisione anticrimine Questura dell’Aquila.





La prima a raccontare la sua drammatica storia è stata Filomena Lamberti, originaria di di Cava dei Tirreni, che nel 2012 venne sfigurata con una bottiglia di acido dal marito dal quale voleva separarsi. Il suo calvario ospedaliero è durato anni ed è finito solo nel 2017, dopo trenta interventi, dieci solo per ricostruire le palpebre. L’aggressione a Filomena Lamberti risale al 28 maggio del 2012. Alcuni giorni prima lei aveva deciso di lasciare suo marito, Vittorio Giordano, dopo 30 anni di matrimonio. Una decisione che l’uomo non aveva accettato, reagendo con una violenza brutale e vile. Il suo ex marito intanto ha patteggiato 18 mesi di reclusione per lesioni personali e oggi è un uomo libero.

“L’uomo possessivo e violento ti isola da tutto e da tutti – ha detto Lamberti -, quando ti giri non trovi nessuno, neanche i parenti più stretti. Io purtroppo ho vissuto 30 anni di violenza domestica. Mi chiedono tutti ‘perché non lo hai lasciato prima?’. Io dipendevo da lui economicamente, avevo dei figli, che fortunatamente hanno capito la situazione. Ho subito tutte le violenze che possono esistere: psicologica, verbale, fisica. Ho dovuto lottare contro gli specchi della sua mente, ero una sorvegliata h24. Poi ho deciso di dire basta, così lui ha reagito, cercando di togliermi l’identità. Dal 2013 vado in giro per l’Italia, nelle scuole, ad incontrare i ragazzi, perché è a quell’età che si deve insegnare il rispetto per la vita”.

Nel suo intervento, Daniela Di Maggio, ha ripercorso il momento più buio della sua vita, ancora oggi fortemente provata. Mamma di Giovanbattista Cutolo, detto Giò Giò, sposata con il regista teatrale Franco Cutolo, è madre anche di Ludovica, impegnata con la famiglia nel tenere viva la memoria del figlio, anche come monito per le giovani generazioni. Giovanbattista Cutolo, che suonava nell’Orchestra Scarlatti Young, è stato ucciso a 24 anni a Napoli, il 31 agosto 2023, da alcuni colpi di pistola, dopo una lite per il parcheggio di uno scooter. Il colpevole, all’epoca dei fatti minorenne, è stato condannato a 20 anni.

“Giò Giò era un grande compositore, polistrumentista, un ragazzo includente, sempre dalla pare dei deboli, aveva sempre quella tenerezza e garbo – ha raccontato Di Maggio -. Ha vissuto nel bello, affinando la sua anima. Quella notte si è trovato davanti un ragazzo che era il suo esatto opposto che lo ha ucciso alle spalle perché stava cercando di aiutare un ragazzino preso di mira da lui e i suoi compagni. Lui è morto e la nostra società continua a tenersi questo L.D., così continuerò a chiamarlo. Quando ho saputo che era a piede libero ho fatto la pazza. Sono una donna che è stata violentata, annientata, mi hanno strappato il frutto del mio amore, la mia anima. Sono cambiata fisicamente, psicologicamente, nel lavoro. La mia vita si è interrotta. Oggi faccio un unico appello: indigniamoci, basta falso buonismo. Pensiamo alle famiglie delle vittime. Qualcuno riflette mai sul calvario che vivono?”.

Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Stefano Pallotta, ha sottolineato: “Per noi giornalisti è difficile poter raccontare queste violenze, perché abbiamo avuto un condizionamento millenario e patriarcale, che ha in qualche modo inciso sull’educazione di tutti quanti noi. Se c’è un avvenimento che ci ha fatto riflettere fino in fondo è stato il massacro del Circeo, uno spartiacque. La sopravvissuta fu fotografata rannicchiata nel cofano della machina da noi giornalisti e quell’immagine venne pubblicata ovunque, senza alcun rispetto. Quell’immagine ci ha poi fatto riflettere e il nostro linguaggio è completamente cambiato”.

Per Pieremidio Bianchi, commissario capo Divisione anticrimine Questura dell’Aquila: “Dobbiamo lavorare con le norme, spesso è difficilissimo trovare un equilibrio. Fare rete tra istituzioni restituisce sempre un risultato. Vanno educati i bambini dall’infanzia e infatti la scuola è una delle istituzioni a cui ci rivolgiamo sempre. Nel 2023 su 33 richieste di aiuto, di procedimenti ne sono andati in porto soltanto 6. È difficile operare e dimostrare la verità”.

Ha poi aggiunto Monica Pelliccione: “Abbiamo ascoltato parole che spaccano il cuore, sono una lama. Parole che nascono da un dolore che non passa mai. Questo premio deve essere in qualche modo portato all’attenzione dei giovani. Questa sera abbiamo capito quanto la società può essere marcia sotto molti aspetti”.





Come ha spiegato Gianni Padovani: “Il premio nazionale Donna, dedicato a mio padre Antonio, apre le porte all’universo donna nell’intento di far emergere il sottobosco celato, eppure ancora marcatamente presente, della violenza. La manifestazione è incentrata, quest’anno, sul coraggio delle donne: di denunciare la violenza, di lottare per la libertà e la giustizia, di non arrendersi di fronte alle ingiustizie. Di sciogliere le catene delle costrizioni, ad ogni costo”.

Nel corso della manifestazione, che si è conlcusa con una cena di gala,  è stato presentato “Storie di donne”, edito dalla onlus Padovani: un libro-testimonianza che affronta il tema dei soprusi e delle violenze fisiche e psicologiche vissute dalla donne.

È stata inoltre consegnata una targa alla memoria di Ilaria Fabiocchi, architetto e artista aquilana scomparsa prematuramente un anno fa. La targa è stata ritirata dalla figlia Alisia. Esposte in sala anche alcune delle sue opere.

“Ilaria è una donna che ha dato tanto alla sua famiglia e alla sua città – ha detto Pelliccione – Era un’artista e una mamma che adorava sua figlia Alisia, abbiamo pensato di dedicarle una targa ricordo”.

 

 

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