L’AQUILA: DANNI DI IMMAGINE E STRESS, DI ORIO DEVE 175MILA EURO AL PROF TIBERTI

15 Gennaio 2025 08:19

Regione - Cronaca, Scuola e Università

L’AQUILA –  Dopo la condanna penale, ecco il risarcimento danni in sede civile di 173mila euro, secondo quanto si è appreso già saldati. Tutto ciò per lo stress e i danni di immagine procurati all’attore che ha vinto la causa.

L’interminabile battaglia legale tra l’ex rettore dell’Ateneo aquilano, Ferdinando Di Orio, già senatore, e il professor Sergio Tiberti, imprenditore di successo a Roma nel campo della medicina del lavoro, ex docente di epidemiologia ed ex consigliere di amministrazione della università dell’Aquila si arricchisce di un altro capitolo ancora a sfavore dell’ex parlamentare: una sentenza del tribunale di Roma lo ha condannato a pagare un cospicuo risarcimento,  ovvero quasi 20mila euro di danni patrimoniali, 50mila euro di danni morali e 103mila euro alla società Sma di proprietà della stesso Tiberti, in tutto 173mila euro. Da pagare anche gli interessi e spese legali per 15mila euro. La notizia irrompe quando si va verso l’elezione del nuove rettore dell’ateneo aquilano con voto a primavera.





Questa richiesta di danni accolta in sentenza affonda le sue radici nel lungo procedimento giudiziario per induzione indebita su denuncia di Tiberti, stufo delle richieste, tra cui auto e vestiti, e delle vessazioni psicologiche subite anche con documenti finti dell’ente, che si è definito in Cassazione nel 2019 con la condanna dell’ex rettore a due anni e mezzo di reclusione, verdetto che ha portato per qualche mese alla detenzione nel carcere di Rebibbia dell’ex padre padrone dell’ateneo aquilano. Con la pena scontata poi con la misura alternativa dei servizi sociali.

I due, entrambi classe 1948, in passato erano stati in buoni rapporti ma poi la situazione è cambiata decisamente in seguito alle vessazioni denunciate poi da Tiberti. “Nel periodo ricompreso fra l’ottobre del 2000 e il febbraio del 2009”, si legge negli atti del tribunale di Roma, “il prof. Ferdinando Di Orio, all’epoca Rettore dell’Università dell’Aquila, avrebbe indotto il Prof. Sergio Tiberti, Ordinario di Igiene e Medicina Preventiva presso la stessa Università, sotto la minaccia di ripercussioni negative per la propria carriera in caso di rifiuto, ad accondiscendere a dette pretese e a versargli denaro ed altre utilità. Queste ultime sono consistite nella richiesta di acquisto di una vettura KIA Picanto, poi sostituita, con una Citroen C2, nel pagamento della polizza assicurativa di detto veicolo e nell’acquisto di abiti sartoriali confezionati presso la sartoria artigiana Pitulum snc”.

“Dall’esame della documentazione versata in atti” si legge nella motivazione, “risulta fondata la pretesa dell’attore Sergio Tiberti, essendo stato accertato il reato ai suoi danni in sede penale, con sentenza irrevocabile di condanna, essendo senz’altro ravvisabile l’esistenza del danno patrimoniale lamentato dall’attore, nonché il nesso di causalità tra questo e le condotte delittuose poste in essere dal convenuto Ferdinando Di Orio”.

“Invero, la pretesa risarcitoria avanzata dal Prof. Tiberti e dalla SMA, sua società, è provata attraverso la copiosa produzione documentale allegata all’atto di citazione, oltre che dalla consulenza tecnica d’ufficio svolta nel procedimento penale dal Dott. Lupi, che riconosce che gli esborsi sono stati effettuati sia dal Prof. Tiberti in proprio che quale procuratore della società SMA, attraverso quest’ultima. Per quanto concerne, più nello specifico, il ruolo della SMA nella vicenda in oggetto, essa è una società costituita il 7 dicembre 1998 che si occupa della gestione e dell’organizzazione delle case di cura, di ambulatori e studi medici di ogni genere, nonché di servizi sanitari, di igiene e medicina del lavoro e/o della sicurezza del lavoro ed igiene ambientale, di cui il Prof. Tiberti è socio al 90% – e, per il restante 10%, la figlia”.





“Nel caso di specie, il Prof. Tiberti”, si legge nelle motivazioni nella parte in cui  spiegano le ragioni del risarcimento, “ha subito un ingente danno non patrimoniale, a causa del perdurante stato di stress emotivo dovuto alle continue vessazioni, minacce e richieste di denaro da parte del Dott. Di Orio. Ma non solo. A ciò si aggiunge anche il perdurante stato di ansia causato dalla necessità di reperire, all’occorrenza ed in poco tempo, le somme, spesso anche ingenti, pretese dal Dott. Di Orio. Tale situazione si è protratta senza a soluzione di continuità ed è stata parimenti subita dal Prof. Tiberti per più di 10 anni, con tutte le difficoltà del caso, anche in relazione all’impossibilità di poter richiedere aiuto concreto o di confidare ad alcuno le sue preoccupazioni, senza compromettere la sua posizione lavorativa”.

“A tale stato di stress emotivo è seguito, poi, un vero e proprio danno al proprio onore e alla propria reputazione quando, successivamente al noto diniego di corrispondere € 50.000 in unica soluzione, il Di Orio ha  ingaggiato una campagna diffamatoria e denigratoria nei confronti del Prof. Tiberti sia all’interno dell’ambiente universitario che al di fuori, con il solo fine di ledere il suo onore e la sua reputazione. Ne costituiscono una prova le diverse comunicazioni inviate dal Prof. Di Orio nei mesi di marzo e aprile 2009, indirizzate ad una molteplicità di destinatari (tra i quali l’Amministratore Delegato di ENEL, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, il Commissario Straordinario dell’ISPELS, l’intero Dipartimento di Medicina Interna e Sanità Pubblica, composto da circa 40 persone), volte e a screditare l’onore e la reputazione del Prof. Tiberti. Infatti, è stato accertato durante il procedimento penale, che le diffide inviate dall’allora Rettore Di Orio, a non utilizzare il suo nome o il logo dell’Università de L’Aquila senza la sua autorizzazione, erano del tutto infondate e pretestuose”.

“Parimenti, il Prof. Tiberti ha subito angherie anche in ambito universitario, tra cui, a mero titolo esemplificativo, la chiusura immotivata del Centro di Epidemiologia e Programmazione Socio-Sanitaria, di cui era Direttore pro tempore, nonostante il Centro fosse in attivo e godesse di buona fama.  Allo stesso tempo, nel 2009 il Prof. Tiberti, già Preside della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva e Preside del Corso di Laurea per la formazione dei tecnici della prevenzione del lavoro si è ritrovato dalla sera al mattino senza alcuna carica effettiva.  È stato accertato in sede penale che tutte queste attività poste in essere dall’allora Magnifico Rettore Di Orio, abusando dei propri poteri all’interno dell’Università, hanno costituito una pura e semplice ritorsione (con finalità minacciose ed estorsive) volta a diffamare, denigrare e ledere l’onore e la reputazione del Prof. Tiberti, che si era rifiutato di corrispondere al Magnifico Rettore medesimo le somme oggetto dell’ennesima concussione”.

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