L’AQUILA – La Corte di appello degli Abruzzi ha ancora al vaglio un buon numero di ricorsi relative alle stime degli indennizzi dovuti ai titolari dei fondi che sono stati penalizzati dalle espropriazioni post sisma.
Queste somme, come da accordi pregressi, sono poi a carico del ministero dell’Economia anche se le controversie civili vengono instaurate contro il Comune.
Si susseguono, pertanto, le stangate della Corte d’appello su Comune e Stato in relazione alle opposizioni per le stime degli indennizzi e la dinamica è sempre la stessa: Il Comune ha espropriato con procedura d’ urgenza dei terreni a determinate cifre ma poi ci sono le opposizioni dei titolari delle aree che quasi sempre ottengono dalla magistratura somme superiori nei giudizi instaurati contro l’ente locale.
Ci sono, dunque, due pronunce relativamente recenti in questa direzione.
Una riguarda l’espropriazione di un area nella frazione di Tempera dove sono stati realizzati dei complessi per il Progetto Case.
In questo caso la Corte di appello, competente per materia, ha determinato le indennità che spettano al titolare del terreno in conseguenza della legittima occupazione ed espropriazione degli immobili in oltre 450mila euro.
Si tratta di una somma ingente anche se il Comune ne aveva già stanziata una buona parte sulla scorta della valutazione fatta dall’ente che era inferiore a quella stabilita dai magistrati.
La seconda sentenza, infine, riguarda la contestazione dell’indennità di espropriazione a Paganica dove sempre a causa del sisma, sono stati realizzati dei Map e delle connesse opere di urbanizzazione. I giudici di appello hanno deciso che, al riguardo, la valutazione giusta dell’area espropriata ammonta a circa 186mila euro.
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