L’AQUILA, EX RETTORE CONDANNATO SI APRE FRONTE PER CACCIARE DI ORIO

26 Gennaio 2016 12:35

L'Aquila - Cronaca

L'AQUILA – La condanna a tre anni di reclusione dell'ex rettore dell'Università dell'Aquila, Ferdinando Di Orio, è già un caso imbarazzante e fonte di polemiche, quindi di difficile soluzione in seno all'Ateneo aquilano.

La sentenza di primo grado del tribunale di Roma che ha riconosciuto Di Orio colpevole di aver indotto il suo collega di Ateneo, Sergio Tiberti, a consegargli 89mila euro non dovuti, ha scatenato la reazione di numerosi docenti che hanno chiesto al rettore, Paola Inverardi, una presa di posizione ed un provvedimento immediati.

L'ex rettore e senatore, è infatti ordinario di Storia della Medicina dell'Ateneo che ha diretto per quasi 10 anni, e quindi ancora dipendente pubblico: in un periodo nel quale il tema dei dipendenti pubblici infedeli, alcuni dei quali licenziati, è di forte attualità, i professori “nemici” di Di Orio, chiedono una decisione esemplare, ad esempio la sospensione, da parte del rettore nei confronti del suo predecessore.

I prof in questione hanno ricordato che gli atti contestati a Di Orio si riferiscono ai tempi in cui era rettore: Tiberti, docente di Igiene dell’allora facoltà di Medicina, nella sua denuncia del 13 settembre 2009, spiegò di aver dovuto pagare a Di Orio, con il quale aveva avuto in passato buoni rapporti, “oltre 200 mila euro in 10 anni versati a titolo personale” sotto la minaccia di compromettere, in caso contrario, la carriera accademica e professionale.

Tiberti chiarì di aver detto basta nel 2006 alle dazioni che gli venivano richieste dall’ex rettore, tra le quali anche un’automobile per la figlia e abiti sartoriali di lusso.





Tra l'altro, Di Orio è stato condannato alla confisca di beni da parte dello stato per 89mila euro e all'interdizione per cinque anni dai pubblici, pene esecutive solo dopo il terzo grado di giudizio.

Per ora, i vertici dell'Ateneo, tra cui il direttore generale, Pietro Di Benedetto, stanno verificando norme e regolamenti.

Tutto ciò nonostante il rettore, secondo quanto si è appreso, mostri cautela.

C'è da considerare che già in passato la Inverardi ha “graziato” Di Orio non facendo costituire, in un clima di polemiche, l'Ateneo come parte civile nel processo sui presunti affitti gonfiati per ricollocare le sedi universitarie dopo il sisma, che vede l'ex rettore alla sbarra al tribunale dell'Aquila per abuso d'ufficio aggravato.

A tale proposito, il prossimo 5 febbraio è in programma una nuova udienza del processo nella quale potrebbe esserci la sentenza.





Ora però la Inverardi ha difronte una decisione molto più delicata anche alla luce del fatto che i suoi grandi elettori che l'hanno scelta per segnare la svolta dopo il lungo dominio dioriano, non sono più disposti a tollerare prese di posizione troppo morbide.

Più volte i grandi elettori del rettore e avversari storici di Di Orio, hanno rimproverato all'attuale vertice una mancata presa di distanza da quello che è stato l'uomo forte dell'ateneo per 10 anni.

Tanto è vero che il rapporto tra i due è stato definito “strano”.

Intanto, Di Orio e i suoi legali, Guido Calvi e Mauro Catenacci, continuano a mostrare ottimismo in vista dell'Appello rispetto alla sentenza di primo grado inflitta per il reato di induzione indebita, che era concussione prima delle riforma Severino dell'ottobre 2012 che ha diviso il reato in due, induzione indebita per chi induce, e concussione per chi costringe.

 

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