L’AQUILA: ”PIETRA D’INCIAMPO” IN RICORDO DEL DEPORTATO DELLA PERGOLA

12 Gennaio 2012 16:54

L'Aquila - Cronaca, Gallerie Fotografiche

L’AQUILA – “Questa pietra d’inciampo deve essere un ‘inciampo’ per tutti i ragazzi aquilani e non, come monito per quello che è accaduto durante la Shoah, affinché non si ripeta mai più una simile nefandezza”.

Esordisce così il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, durante la manifestazione per la deposizione della “pietra d’inciampo” dedicata a Giulio Della Pergola, ebreo deportato dall’Aquila, unico deceduto aquilano nei campi di sterminio nazisti.





L’evento si è svolto stamattina in piazza Duomo ed è stato voluto e organizzato dal museo storico della Liberazione, la federazione delle Amicizie ebraico-cristiane d’Italia; l’Associazione nazionale ex deportati; l’Associazione nazionale ex internati e la fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea, con il patrocinio dell’Unione delle comunità ebraiche italiane e della Comunità ebraica di Roma.

“Giulio Della Pergola era un uomo come noi – afferma il sindaco – che aveva una bottega dietro piazza Duomo, e sarebbe potuto essere nostro padre o nostro nonno. Questa pietra ora sarà ricoperta dalle impalcature per la ricostruzione e diventerà un elemento imprescindibile della nostra città”.

A sistemare la pietra è stato proprio il suo ideatore, Gunter Demning, artista tedesco che, nascosto sotto un cappello da cowboy ha apposto la pietra incisa e l’ha spatolata con il cemento.





In merito all’iniziativa anche l’assessore alle Politiche sociali Stefania Pezzopane dichiara che “l’itinerario della pietra d’inciampo si conclude proprio qui, è una pietra che è un vero inciampo, un inciampo morale, un colpo al cuore, il ricordo dell’olocausto. Questo è un percorso iniziato in tutta Europa che è continuato a Roma con l’installazione di 72 pietre della memoria e si conclude all’Aquila”.

“Per noi aquilani, in particolare – prosegue l’assessore – la storia è molto importante, perché proprio dalla storia si ricostruisce il futuro e questo vale doppio perché anche noi dobbiamo ricostruire la nostra identità. Deve essere una nuova storia che non può essere sradicata dalle profonde radici della tradizione”.

L’evento è stato concluso con la lettura di una lettera scritta da Corrado Vivanti, nipote di Della Pergola, e letta dal pronipote Alessandro Vivanti. (s.cia.)

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