L’AQUILA – Al Comune dell’Aquila si alza la temperatura alimentata dalla lotta di successione che scatterà dopo le dimissioni dalla carica di presidente del consiglio comunale di Roberto Santangelo, di Forza Italia, rieletto alle Regionali con oltre 9mila voti, e nominato assessore. Un passo indietro che potrebbe avvenire a settembre, dopo la Perdonanza celestiniana. Abruzzoweb ha provato senza successo a contattare lo stesso Santangelo.
A seguito dell’articolo di Abruzzoweb che ha evidenziato le varie, e anche clamorose ipotesi in campo, si sono moltiplicati gli incontri e le trattative, per la conquista di una prestigiosa poltrona da regista dell’aula consiliare, e che vale circa 11.150 euro lordi al mese, e che già scatena ambizioni e appetiti. E ci sarebbe un pretendente su tutti, dentro Fdi, che sta moltiplicando le pressioni sul sindaco del suo stesso partito, Pierluigi Biondi: è Livio Vittorini, ora presidente commissione bilancio, che vorrebbe coronare il sogno di ricoprire l’incarico che fu del padre Stefano Vittorini, scomparso nel 2015, dopo essere stato eletto nel 202o con 954 preferenze, terzo più votato in assoluto, secondo nel suo partito.
Una ipotesi che però è destinata a minare ancor di più la tenuta all’interno della maggioranza e dentro Fdi, dove a scontrarsi oramai da mesi, è la parte che fa riferimento a Biondi, e quella che ha come punto di riferimento il senatore Guido Liris, vice segretario regionale e capogruppo commissione Bilancio. Con Forza Italia sempre sugli scudi, con il segretario cittadino Stefano Morelli e il vicepresidente provinciale Giorgio De Matteis, che chiedono da mesi una verifica di programma e un assessorato, visto che l’unico posto in giunta degli azzurri era quello di Roberto Tinari, passato però all’Udc. Non giova, in Fdi anche il risultato deludente delle regionali, con quel del 18,1%, preso nel capoluogo, sotto la media dell’Abruzzo e della provincia, con il Pd diventato primo partito in città, e Fi in forte crescita.
Ci sarà però tempo per trovare una soluzione: le dimissioni di Santangelo come detto arriverebbero a settembre dopo la Perdonanza, che il presidente del Consiglio intende vivere con tutti i galloni sul petto. Le due cariche che ora detiene, va ricordato infatti, non sono incompatibili, ma rispetto alla vice presidenza del Consiglio regionale che ha ricoperto nella passata legislatura, per il politico aquilano in forte ascesa, fare ora l’assessore con deleghe a politiche sociali, formazione e istruzione, ricerca e’università, beni e attività culturali e di spettacolo, è un altro paio di maniche.
L’ipotesi Vittorini, vicino sia al sindaco Biondi che al senatore Liris, che controlla oramai il coordinamento provinciale con la vittoria del tesseramento e la nomina a segretario del suo fidato Claudio Gregori, sindaco di Barete, chiaramente sarebbe una umiliazione per Forza Italia, che non solo non avrebbe l’assessorato invocato, ma perderebbe anche la carica di presidente del consiglio. Ma del resto Fi è rimasta in aula con il solo Daniele D’Angelo, visto che Maria Luisa Ianni è passata al gruppo misto. Sempre che non si faccia un gruppo unico con i due di L’Aquila futura, la civica creata da Santangelo, e a cui è tuttora egli stesso iscritto, Guglielmo Santella e Laura Cococcetta. Santella è già del resto un altro nome che circola per la presidenza.
C’è poi chi fa osservare che la guerra a Biondi la stanno portando più che altro De Matteis e Morelli, mentre Santangelo, che ora ha un peso politico di gran lunga maggiore negli azzurri aquilani e non solo, ha uno stile ben più dialogante e propenso all’accordo. Era del resto Santangelo a dover fare il presidente del consiglio regionale del Marco Marsilio bis, ma poi all’ultimo momento e a sorpresa c’è stata la riconferma di Lorenzo Sospiri. Ebbene, Santangelo, sbollita la rabbia, a stretto giro si è riconciliato con Sospiri, senza fare nessuna polemica, mentre De Matteis era arrivato a minacciare ai suoi le dimissioni da vicepresidente provinciale, con il segretario provinciale, Gabriele De Angelis, che al contrario non ha profferito verbo.
E questo è un indubbio punto di forza per il sindaco Biondi, in caso che anche la presidenza vada a Fdi. Oltre a Vittorini, va ricordato, c’è anche il nome del capogruppo Leonardo Scimia.
Un dato è certo: Biondi vede con il fumo con gli occhi un rimpasto di giunta che potrebbe verificarsi in occasione del cambio al vertice del consiglio comunale. E teme anche l’ipotesi, di cui qualcuno ha parlato in una delle riunioni, di compensare la presidenza a Fdi con la carica di vicesindaco per L’Aquila futura. Con sacrificio conseguente dell’avvocato Raffaele Daniele, che ha deleghe pesanti a bilancio, commercio, ricostruzione beni pubblici e politiche economiche, uomo fidatissimo di Biondi.
Era addirittura circolata sui tavoli l’ipotesi della carica di vicensindaco, appunto in quota L’Aquila futura, addirittura conferita al fratello di Roberto Santangelo, il giornalista Salvatore Santangelo, saggista, giornalista, docente di Geografia delle lingue all’Università Tor Vergata di Roma, ex vice-presidente della Gran Sasso acqua, e da marzo 2023 responsabile dell’Area comunicazione omni-canale e content management dell’Inps. A dir poco difficile, però: Santangelo vive oramai con la famiglia a Roma, e poi è già proiettato in incarichi di levatura nazionale. Per di più un simile ipotesi scatenerebbe un putiferio, con accuse di parentopoli da parte delle opposizioni, e non solo, tenuto anche conto che già la sorella di Roberto e Salvatore, Alessandra Santangelo, è presidente dell’Afm, la società comunale che gestisce le farmacie.
Resta fondata la voce però che ad essere preoccupato sia Raffaele Daniele, di Fdi, ma non purosangue, provenendo dall’Udc, e che è finito nel tritacarne delle polemiche, suo malgrado, per le scelte estetiche del rifacimento del centro storico, per la gestione del difficile rapporti tra locali della movida e residenti, e non solo da parte degli elettori di centrosinistra. Potrebbe essere lui a saltare in caso un rimpasto si renda necessario, tenuto conto che tutti gli altri assessori non ci pensano nemmeno di lasciare una poltrona che vale anch’essa oltre 11.100 euro al mese, uscendo non solo dalla giunta, ma anche dal consiglio, a differenza di quello che accade in Regione, dove a tornare a casa è il consigliere che ha sostituito come primo dei non eletti il consigliere nominato assessore, che può dunque uscito dalla giunta, riprendere in suo posto, seppur degradato.
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