L’AQUILA: STELLA DI FRUTTA, NEGOZIO SOUK FA IL BIS IN VIA STRINELLA, ”QUI TANTA GENTE, SIAMO RISPETTATI”

di Loredana Lombardo

11 Giugno 2017 09:00

L'Aquila -

L’AQUILA – Stella di frutta, il negozio di frutta e verdura, stile souk orientale, con un punto vendita aperto h24 in viale della Croce Rossa all’Aquila, fa il bis in via Strinella,

Nato dall’idea di un gruppo parentale di origini egiziane capeggiati dal giovane Mohammed Amna, di 21 anni, detto Mimmo, parte dunque una nuova 'avventura' in una via con un'alta percentuale di residenti, tra cui anziani e studenti sprovvisti di macchine per andare a fare la spesa.

Il negozio si caratterizza per un'ampia scelta di prodotti tradizionali e anche esotici: papaya, mango, zenzero, ciliegie grosse e succose, verdure di ogni tipo, tutte provenienti dai mercati generali di Latina e dal frusinate.





L’anno scorso è stato aperto il primo punto vendita, tra polemiche iniziali e qualche dubbio, al posto dello storico bar di Luciano Pitone.

La scelta, visto che il negozio sta andando bene, è stata azzeccata, come lo stesso Mimmo racconta ad AbruzzoWeb.

“Abbiamo tantissimi clienti, perché la nostra roba è buona e noi siamo onesti. Abbiamo deciso di aprire su via Strinella perché è una strada di grande passaggio. Dal primo giorno di apertura abbiamo già ricevuto tante visite”.

Mimmo ha con sé cugini e amici che hanno lasciato il caldo Egitto in cerca di fortuna.





Dietro questo piccolo esodo ci sono le famiglie a cui mandano i soldi per andare avanti.

“Qui c’è lavoro, da noi no, però speriamo di ricongiungerci presto. Giro per l'Europa da bambino, mio padre vive e lavora a Trieste, mia madre è rimasta in Egitto, spero proprio di averli un giorno di nuovo vicino a me. Magari qui all'Aquila, dove siamo stati accolti benissimo”.

“La gente qui all’Aquila ci rispetta, noi siamo venuti solo per lavorare e per farlo onestamente. Chi lavora per me è a posto, con i contratti e le retribuzioni. Non escludiamo di ampliarci ancoraa e magari di aprire presto un altro negozio magari in periferia”, conclude.

 

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