L’AQUILA – Un casco ad alta tecnologia, l’emissione di ultrasuoni focalizzati su punti specifici del cervello, il tremore che cessa all’istante mentre il paziente torna a gestire i movimenti della mano.
È la procedura per eliminare il tremore del Parkinson, assicurata dall’ospedale dell’Aquila, tra i pochissimi centri specializzati in Italia, che oggi ha raggiunto il traguardo delle 200 prestazioni in 5 anni di attività.
Come si legge in una nota dell’Ufficio stampa, è “un risultato di gande impatto, concreto e simbolico, frutto della programmazione della direzione aziendale guidata dal manager Ferdinando Romano“, che è stato illustrato questa mattina all’ospedale aquilano, nella sala Dal Brollo, alla presenza dei vertici Asl 1 Abruzzo.
Sono interventi, tra gli altri, lo stesso manager Romano, il direttore sanitario aziendale, Alfonso Mascitelli, la professoressa Alessandra Splendiani, direttore del reparto di Neuroradiologia, il professor Ernesto Di Cesare, direttore della Radiologia universitaria, il professor Carmine Marini, direttore di Neurologia, Giuseppe Calvisi, direttore del Dipartimento dei servizi, oltre ai dirigenti medici Francesca Pistoia, Alessia Catalucci, Federico Bruno e Monica Anselmi e al rappresentante dell’associazione Tremori ETS, Luca Savarese.
Alcuni pazienti hanno portato la loro testimonianza sull’efficacia delle cure a cui sono stati sottoposti all’Aquila.
“Dall’attivazione del trattamento, febbraio 2018, ad oggi, il presidio dell’Aquila ha guadagnato progressivamente una grande visibilità a livello nazionale e internazionale, a cui hanno contribuito le pubblicazioni scientifiche e la risonanza suscitata da importanti convegni – si legge ancora nella nota – La prestazione per debellare il tremore del Parkinson, i cui costi sono a carico del servizio sanitario nazionale, consiste in interventi di talatomia con ultrasuoni focalizzati guidati da risonanza magnetica (MRgFUS)”.
“Il trattamento – viene spiegato – è reso possibile da un gioco di squadra che coinvolge, tra gli altri, il reparto di neurologia, che seleziona il paziente, e il servizio di neuroradiologia che esegue la procedura. Il trattamento dura circa 3 ore e il paziente, dopo una notte in osservazione, torna a casa. Negli ultimi 5 anni sono stati eseguiti 200 trattamenti a una media di 34 l’anno, numeri che hanno permesso all’ospedale aquilano di diventare la più importante struttura del centro Italia e uno dei poli specialistici italiani con la casistica più numerosa relativamente ai pazienti affetti da malattia di Parkinson (circa il 50% del totale dei malati trattati)”.
“Attualmente in lista d’attesa, già selezionati, ci sono 44 pazienti; altri 60 attendono di avere la valutazione clinica e strumentale che precede l’intervento. Un terzo dei pazienti che si rivolge al San Salvatore risiede in Abruzzo, gli altri provengono da regioni come Lazio (28.4%), Campania (12.3%), Umbria, Puglia, Marche e anche dall’estero.”
“L’investimento nell’innovazione tecnologica – commenta il manager Romano – come dimostra il trattamento contro il Parkinson dell’ospedale aquilano, è una delle leve cruciali per rendere sempre più attrattiva l’offerta sanitaria e per rispondere ai crescenti bisogni degli utenti. Tecnologia, professionalità e organizzazione sono le parole d’ordine per proporre un modello di sanità sempre più efficiente e al passo coi tempi”.
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