LEGA: SALVINI VEDE BICCHIERE MEZZO PIENO, MA ALLE REGIONALI -120MILA VOTI E PARTITO DECIMATO

18 Marzo 2024 08:07

Regione - Politica

L’AQUILA – “Bicchiere mezzo pieno? Bisogna capire di cosa…”. Come raccontato da La Repubblica, così avrebbe sbottato un senatore lombardo, dopo aver ascoltato le dichiarazioni  sull’esito del voto del 10 marzo in Abruzzo, che ha riconfermato Marco Marsilio di Fdi, da parte del leader della Lega vice premier, Matteo Salvini, per il quale c’è stata una “bella vittoria del centrodestra con un buon risultato per la Lega che supera i 5 stelle e sinistra malamente sconfitta a dispetto dei profeti di sventura”, aggiungendo che “siamo stati determinati per la vittoria in Abruzzo, Marsilio vince anche coi nostri 43.000 voti”. Secondo fonti interne ai salviniani il bicchiere mezzo pieno lo si vede facendo il paragone con la debacle in Sardegna dove due settimane prima del voto in Abruzzo la Lega ha collezionato il 3,7% per cui il 7,5% appare uno score accettabile.

Ma dentro il partito c’è anche chi parla piuttosto di bagno di sangue, mentre non commenta ancora l’esito del voto il segretario regionale e sottosegretario all’Agricoltura, Luigi D’Eramo: la Lega il 10 marzo con 43.816 preferenze, pari al 7,56% ha portato in consiglio solo due consiglieri, rispetto ai ben dieci che aveva eletto nel 2019 quando il partito di Salvini era di gran lunga il primo d’Abruzzo, con 165.000 voti pari al 27.5%. Di fatto si sono persi per strada di 121.000 voti. Un calo anche rispetto alle politiche del settembre 2022, quando la Lega ha preso 8,2%. Numeri ben lontani, insomma, dal risultato a doppia cifra, sopra il 10%, promesso da Salvini, che come non mai ci ha messo la faccia in campagna elettorale, battendo in lungo e largo l’Abruzzo, con una decina di tour. E in Abruzzo sono arrivati anche tanti ministri, sottosegretari e parlamentari leghisti.

Una vittoria, quella del centrodestra in Abruzzo, che ha rafforzato il governo, ma che ha indebolito la Lega, e la leadership di Salvini, soprattutto nel fronte del Nord, dove la Lega e nata e dove in tanti vorrebbero come loro nuovo capitano il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, pronti ad affondare il colpo in caso di debacle alle Europee, dove Salvini si gioca tutto, in un partito cui cresce anche il fastidio il recente ingresso, come scrive Repubblica, “di quelli che sono considerati sempre più “corpi estranei”: il generale Roberto Vannacci, l’eurodeputato ex Fi Aldo Patriciello, l’Udc di Cesa, l’Mpa di Raffaele Lombardo“.

Venendo all’Abruzzo: ora nuovo azionista di maggioranza è Fratelli d’Italia che con il 24,5% porta all’emiciclo 8 consiglieri, a cui si aggiungono i due fedelissimi eletti con la lista del presidente. Per di più Fi ha fatto il botto, con il 13,7% ha eletto 4 consiglieri.

Per la Lega ce l’anno fatto solo il vicepresidente di Regione e assessore all’Agricoltura uscente Emanuele Imprudente, con 7.034 voti, nel collegio dell’Aquila, e il capogruppo uscente Vincenzo D’Incecco, nel collegio di Pescara con 5.952 voti. Nessun eletto il provincia di Chieti e Teramo. E con questi numeri potrà al più ambire ad un solo assessore, o uno dei due eletti, ma anche, come già riferito da questa testata, di un assessorato esterno, per il consigliere regionale uscente Sabrina Bocchino, punto fermo del partito di Salvini in Abruzzo, che ha preso 2.840 preferenze, in un collegio, quello di Chieti, iper-competitivo, e dove la Lega ha ottenuto solo il 6,7%, o per il teramano Antonio Zennaro, ex deputato salviniano, arrivato dal M5s, non rieletto alle politiche del settembre 2022, e nominato vice segretario regionale a marzo 2o23. O per Pierluigi Cosenza, medico aquilano, attuale presidente dell’Agenzia sanitaria regionale (Asr), e l’assessorato sarebbe quello della Sanità.





Gli altri uscenti dovranno dire addio al consiglio, anche un pezzo da novanta come l’assessore al Lavoro e Sociale Pietro Quaresimale, nonostante i 5.596 voti presi, e Simona Cardinali, 1.957 voti. In una provincia, quella di Teramo, dove a vincere è stato il campo largo del centrosinistra, con il 50,18% contro il 49,82% del centrodestra.

C’è nel partito chi cerchia in rosso anche il dato di Giulianova, dove ha vinto anche lì il centrosinistra, con il 54,4%, contro il 45,5″% del centrodestra, città dove è sindaco Jwan Costantini, coordinatore provinciale della Lega, la cui lista ha preso poco più del 5%.

Fuori dai giochi anche il presidente della commissione Bilancio uscente, Fabrizio Montepara, arrivato quarto in provincia di Chieti, con 1.605 voti.

Il valore aggiunto dell’accordo con Azione politica, il movimento fondato dall’imprenditore Gianluca Zelli, non ha dato la spinta che ci si sarebbe attesi e tra i candidati messi nelle liste della Lega, la più votata è stata, in provincia di Teramo, l’imprenditrice Francesca Persia, con 2.596 voti. Per il resto risultati modesti.

Nella base serpeggia dunque delusione e preoccupazione e ci si attende un progetto di una nuova Lega per ripartire e risalire la china essendo comunque al governo della Regione sia pure come terza forza della coalizione. Ci si attendono risposte dal coordinatore regionale D’Eramo, spesso al centro delle polemiche e di una cosiddetta fronda interna guidato tra gli altri dal vice segretario, Massimiliano Foschi, ex cardiochirurgo dell’ospedale di Chieti, appoggiato ai piani alti dall’europarlamentare uscente Massimo Casanova. Una fronda smentita più volte, ma che non ha portato finora alla cacciata di Foschi che è ancora vice segretario, almeno nell’organigramma.

Ma si ragiona nel partito che  penalizzare e non poco la Lega è stata l’emorragia di consiglieri, 6 su 10, più due assessori su 4 passati a Forza Italia e Fratelli d’Italia, in questo caso ha sempre sospettato D’Eramo, con la regia di Marsilio, interessato a indebolire e svuotare la Lega, una strategia non solo abruzzese.





Candidati andati via per opportunismo, ma anche per l’insofferenza della gestione giudicata “autoritaria” del partito da parte del risoluto D’Eramo, che in campagna elettorale ha avuto nei loro confronti parole molto dure. Solo un assaggio: “il primo valore è quello della coerenza, perché quando ci sono saltimbanchi e cambi di casacche, il rischio è quello di screditare la politica, che invece deve essere un qualcosa di alto e di nobile”.

Il problema è che però è che i transfughi si sono portati dietro carrettate di voti, che evidentemente erano in parte significativa legati alla loro persona, al loro bacino di consenso, piuttosto che al brand “Lega” e “Salvini”.

A Chieti ad esempio l’assessore all’ambiente Nicola Campitelli è stato rieletto con  8.463 preferenze, nella lista del suo nuovo partito, Fratelli d’Italia. Ed ex leghista è stata anche a Chieti, la prima arrivata di Fdi, con 9.617 voti, e la quarta più votata in Abruzzo, Tiziana Magnacca, ex sindaco di San Salvo. A Pescara è stato rieletto un altro transfugo, Luca De Renzis,  con 4.732 voti, a Teramo Emiliano Di Matteo, con 4.082 voti, passato dalla Lega a Forza Italia.

Niente da fare per altri protagonisti del salto della quaglia, come l’ex sindaco di Ovindoli, Simone Angelosante, 1.663 voti con Forza Italia nel collegio dell’Aquila, Antonietta La Porta, passata a Forza Italia, 3.389 voti nel collegio dell’Aquila, Manuele Marcovecchio a Chieti, che ha preso con Forza Italia 3.664 voti,  e l’assessore alla Salute uscente, Nicoletta Verì, 2.559 voti nella sua Pescara, candidata con  la lista Marsilio presidente.

 

 

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