LEGGE ELETTORALE: D’ALFONSO, SÌ A COLLEGIO UNICO, MA “DOPPIO TURNO PER RECUPERARE NON VOTO”

REGIONE ABRUZZO: DEPUTATO ED EX GOVERNATORE APRE A PROPOSTA MARSILIO, MA CON CORRETTIVO CHE FACILITEREBBE ALLEANZA TRA ATTUALI OPPOSIZIONI, CON EVENTUALE BALLOTTAGGIO. NON A CASO LANCIA ATTESTATI DI STIMA A MOVIMENTO 5 STELLE: "GRANDI INTUIZIONI REDDITO DI CITTADINANZA, ANCHE SE DA CORREGGERE, SISMA BONUS E RIFORME FISCALI"

di Filippo Tronca

30 Gennaio 2023 07:18

Regione - Politica

L’AQUILA – “Nello sforzo che si è messo in campo per la nuova legge elettorale abruzzese accanto al collegio unico, sarebbe importante, per una  grande riforma, introdurre il doppio turno, per recuperare il grande partito del non voto, per vedere se chi appare in vantaggio risulterà effettivamente in vantaggio”.

Ampia apertura al cuore della riforma della legge elettorale abruzzese, con l’introduzione del collegio unico regionale, al posto degli attuali quattro su base provinciale, lanciata dal presidente della Regione Marco Marsilio, ma con l’aggiunta del doppio turno.

Questa la proposta, che ha il sapore della polpetta avvelenata, espressa dal deputato del Partito democratico ed ex presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, nel corso di una intervista all’emittente televisiva Rete8. A nome, se ne può essere certi, dell’intero Partito democratico, che sulla riforma Marsilio ha finora tenuto una posizione non univoca e prudente, e di cui D’Alfonso è sempre di più il vero dominus, con al fianco il potente capogruppo in Regione, Silvio Paolucci,  con buona pace del segretario regionale Michele Fina,  ora senatore.

Una proposta che irrompe nel dibattito della norma che deve cominciare l’iter in commissione per poi approdare in aula, con il centrodestra determinato a portarla a casa prima delle elezioni del febbraio 2024. Ma quella di D’Alfonso è una apertura per così dire  appunto “avvelenata”, perché se nei calcoli del centrodestra, in base a certosini conteggi del consenso, territorio per territorio, il collegio unico lo avvantaggerebbe, perché più forte nella popolosa costa, come avvantaggerebbe  Marsilio, romano e solo abruzzese di origine, in caso di ricandidatura, che non ha un radicamento in un territorio specifico.





Invece il secondo turno, sarebbe, nel quadro politico attuale, una carta vincente per le attuali opposizioni in consiglio regionale, in quanto permetterebbe al ballottaggio la convergenza di centrosinistra e Movimento 5 stelle in primis, che andando ognuno per conto suo, rischierebbero con il turno secco, di riconsegnare la regione al centrodestra, tranne sorprese unito e compatto anche nel 2024, come avvenuto in altre regioni. E dunque insomma il centrodestra a meno che non venga afflitto da un raptus autolesionista, molto difficilmente accetterà la proposta.

E non è un caso che D’Alfonso, che alle primarie del Pd appoggerà Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, nell’intervista si spertica in complimenti e attestati di stima proprio nei confronti dei pentastellati, che pure quanto era presidente di Regione, misero in atto una opposizione feroce e senza sconti contro di lui. Ora però D’Alfonso, reduce dall’esperienza come senatore nella passata legislatura di alleato dei pentastellati, prima nel governo giallo-rosso di Giuseppe Conte e poi in quello delle larghe intese di Mario Draghi, gli riconosce di “essere stati determinanti, con un importante contributo di idee, quando abbiamo raggiunto risultati importanti al governo del paese”. Citando il reddito di cittadinanza, seppure da correggere, l’ecosisma bonus, e le proposte in materia fiscale.

Afferma dunque il deputato, in merito alla legge elettorale: “io mi aspetto che lo spirito creatore del consiglio regionale preveda anche il doppio turno, accanto al collegio unico, per recuperare quei  350.000 abruzzesi che non votano alle elezioni regionali e non votano neanche alle elezioni più importanti, che sono quelle della coppia Regionali e Politiche. Allora io chiedo che si faccia anche in Abruzzo il doppio turno, e poi vediamo se chi appare in vantaggio risulterà in vantaggio, perché per adesso c’è la ventosità di una appartenenza politica nazionale, che può scomparire come si è verificato anche in altre circostanze. Ma per non essere un sostituto d’imposta elettorale il presidente attuale della Regione, per misurare il suo livello di gradimento reale, dovrebbe accettare una sfida, uno scontro one to one, con chi eventualmente arriverà  al il secondo turno”.

Nel progetto di legge di Marsilio, oltre a sparire i quattro collegi provinciali, con la costituzione di un collegio unico elettorale regionale, per porre fine al “campanilismi” e “localismi” dei consiglieri eletti, si prevede la introduzione della tripla preferenza di genere, due posti di diritto, e non più uno soltanto, ai primi due candidati presidenti della della Regione, anche se non sono risultati eletti, purché le loro liste o coalizione abbiano ottenuto almeno due seggi.  Un ampliamento del numero di candidati di lista.

Infine una modifica nei complessi calcoli per l’assegnazione dei seggi con criterio proporzionale, alle coalizioni e singole sulla base delle rispettive cifre elettorali, senza dare più la priorità alle sole liste circoscrizionali.





A dire il vero, Paolucci quando la norma è stata annunciata ad ottobre per la prima volta, l’ha subito respinta al mittente: “Pensa già alla nuova legge elettorale il Presidente della Regione Marco Marsilio. A poco più di un anno delle regionali del 2024. Una cosa gravissima, che rivela chiaramente quali sono i veri interessi della maggioranza. La comunità sta affrontando senza il sostegno della Regione un vero e proprio shock sul caro energia e il Presidente deposita il disegno di legge per le regole elettorali senza condividere alcun tipo di confronto”.

In realtà però consensi e dissensi sono trasversali, e a fare resistenza in entrambi gli schieramenti sono in particolare gli esponenti politici delle aree interne, meno popolose che con il collegio unico partirebbero sfavoriti rispetto ai candidati della costa e delle città più popolose. A meno che non si introducano correttivi, per garantire l’equilibrio territoriale.

A proporre ancor prima di D’Alfonso il doppio turno sono stati i consiglieri regionali Marianna Scoccia del misto e Sandro Mariani, di Abruzzo in comune, ex capogruppo del Pd: “occorre l’introduzione del doppio turno se nessun candidato alla presidenza raggiunge il 50% al primo turno e voto disgiunto tra candidato presidente e candidati consiglieri. In questo modo, scollegando la figura del presidente dalle coalizioni di liste che lo sostengono, si darebbe vita ad una vera e propria elezione diretta del presidente della Giunta regionale, così come accade oggi per i sindaci dei Comuni superiori a 15.000 abitanti, rafforzando la rappresentatività del Presidente eletto”.

Intanto seguendo il solco di Paolucci, che da tempo lavoro al campo largo per cementare un’alleanza con M5s, arrivano gli attestati di stima di D’Alfonso: “il Movimento 5 stelle ha posto tre grandi questioni che a me appassionano, di grande innovazione culturale: il reddito di cittadinanza, che corretto, è assolutamente una misura fondamentale perché noi non possiamo avere cittadini senza capacità di provvista per la propria vita, ed è un problema la povertà che riguarda questo Paese, ma anche grandi pezzi territoriali dell’Europa”. C’è poi il sisma bonus, “l’intuizione sulla rigenerazione abitativa con finalità di resistenza sismica e di miglioramento energetico è straordinaria, per evitare  ogni sei anni la necessità di commissariare l’Italia attraverso interventi post terremoto, che costano 12 volte di più”.

Infine la revisione dei meccanismi fiscali, “passando dall’irpef delle persone all’iva, ovvero alla fiscalità delle cose”, e le misure nei confronti “dei giganti dell’economia digitale, che vanno sottoposti a tassazione, prima nel sistema nazionale e poi nel sistema europeo, valorizzando come cespiti i dati, i click, le informazioni”.

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