L’AQUILA – Sullo svolgimento e sul clima della seduta del Consiglio regionale che ha sbloccato oltre 14 milioni di euro della cosiddetta legge mancia, ribattezzata “Aiuta Comuni” dalla maggioranza di centrodestra, ha avuto l’effetto di una Spada di Damocle il niet a partecipare alla spartizione della succulenta torta, inviato ai suoi colleghi dell’ opposizione di centrosinistra, del capo della minoranza, Luciano D’Amico.
L’ex rettore dell’università di Teramo e presidente della società unica di trasporto pubblico regionale Tua, oggi assente perché impegnato a Milano, ha comunicato il suo pensiero agli abruzzesi con una lettera pubblicata questa mattina dal quotidiano dell’Abruzzo “Il Centro” nella quale ha ribadito la sua posizione, peraltro espressa nel corso dei primi sette mesi di legislatura in maniera ferma e continuativa. Non rinunciando a bacchettare, neppure troppo velatamente i componenti della sua squadra.
Ma la scelta del candidato alla presidenza perdente alle elezioni del 10 marzo scorso, quando Marco Marsilio e soci hanno staccato il secondo storico mandato si è rivelato un autogol, secondo molti un boomerang, un’altra spallata all’autorevolezza della sua leadership in seno ai partiti del campo largo e alla compattezza della minoranza.
Una leadership già in discussione da settimane per dissidi e differenti vedute mai rientrate che sembra ora in caduta libera. Infatti da una parte l’”ordine” ha fatto inviperire i consiglieri regionali del Pd e del M5S che sono rimasti a bocca asciutta su una misura a pioggia nella quale a fine dicembre avevano spuntato, come minoranza, contribuiti ai Comuni e alle associazioni di riferimento; dall’altra, aspetto ancora più grave, ha fatto emergere il “tradimento” di quattro consiglieri, tra cui due considerati fedelissimi del 64enne professore: stando a fonti di centrodestra che hanno in mano l’elenco delle prebende, hanno portato a casa contributi a pioggia riconducibili Vincenzo Menna e Giovanni Cavallari, proprio della lista D’Amico Presidente, e poi Alessio Monaco di Alleanza Verdi e Sinistra e Enio Pavone di Azione di Calenda. Tutti gli altri a bocca asciutta.
Una dimostrazione che i rapporti con D’Amico non sono proprio idilliaci sta nell’intervento fatto oggi in Aula dal consigliere regionale del Pd di Teramo ed uomo forte dei dem, Sandro Mariani, che affrontando il tema dei fondi a pioggia non ha risparmiato frecciate al suo capo, per la candidatura del quale è stato uno degli elementi determinanti.
“Non ci sto agli attacchi ripetuti del professore D’Amico alla sua coalizione, dalle sue parole, anche quelle di oggi nella lettera pubblicata dal Centro, sembra che abbiamo partecipato alla Finanziaria. Non ci sto perché è risaputa la mia onestà e la mia integrità morale. Non accetto nella maniera più assoluta neppure le gravissime accuse del presidente Marsilio che martedì sera ha insinuato dubbi sul nostro comportamento”.
“Sulla doppia morale dovrebbe specificare meglio chi fa certe cose e chi non le fa. Non ci sto – tuona ancora Mariani – a stare in silenzio davanti ad offese sulla mia onestà e correttezza, come uomo, padre e professionista prima che come politico. Non si può generalizzare ma gli interventi vanno specificati. Qui non si sta consumando nessun reato. Serve un governo libero non una lotta che porta confusione e che sfocia in una informazione e comunicazione che induce i cittadini a pensare a chissà che cosa. Non ho mai votato fondi pioggia e partecipato a nulla. Per il futuro si devono fare ragionamenti maturi e chiari”.
Nessun altro ha espresso pubblicamente il disappunto ma c’è da stare certi che al suo ritorno l’ex rettore avrà di che discutere con più di uno dei suoi, considerando che oggi il gruppo consiliare del Pd, forse anche convinto dai vertici dem, ha deciso di eseguire l’ordine di D’Amico per non far scoppiare subito il casus belli. Ma nel merito, e soprattutto sull’atteggiamento da assumere nella imminente sessione sulla legge di Bilancio rispetto alla quale un numero sempre maggiore di consiglieri di opposizione sembra deciso a non rinunciare alle opportunità per le realtà a loro collegate.
Ed allora ci potrebbe essere una spaccatura tra la coalizione e il suo capo che non ha fatto certo una bella figura con i suoi rispondendo, nella seduta di martedì sera, in maniera fragile, alle dure accuse del presidente della Regione, Marsilio, di FdI, che lo aveva accusato, sulla legge mancia, di chiedere contributi discrezionali di notte e di fare il moralista di giorno. Abbandonando poi i lavori rabbuiato in volto per la non convinta difesa nei suoi confronti da parte di Mariani e del capogruppo Pd, Silvio Paolucci. Più convinto il capogruppo del M5S, Francesco Taglieri.
Nel pomeriggio, prima dei lavori del Consiglio regionale che si è tenuto all’Aquila, anche il centrodestra ha risposto per le rime a D’Amico, a partire dal presidente, Lorenzo Sospiri, di FI.
“Quanto stiamo per approvare è una pratica attuata anche nelle Regioni cosiddette efficienti – ha spiegato Sospiri – Dico al prof. D’Amico che ha diritto di criticare un provvedimento legislativo ma non può permettersi di definire ‘mancia’ la legge e ‘manciosi’ i consiglieri regionali. Tutto si può dire al Consiglio regionale tranne che distribuisca ‘mance’, altrimenti tutto è mancia, dalla Perdonanza al Festival Dannunziano. Sono interventi di welfare culturale, sportivo e sociale. Sono scelte e indirizzi che nessun revisore dei Conti o la Corte dei Conti ha mai osservato”.
“Non c’è limite per fare meglio un lavoro, ma lo dobbiamo fare insieme. Non esiste un bando perfetto e di enti locali esclusi ne vedo pochi – ha concluso Sospiri – Se D’Amico si sedesse potremmo migliorare i criteri, ha invece precluso il dibattito”.
“Il Consiglio regionale è la sentinella dei territori vasti. Ascolta le esigenze dei Sindaci e cerca di collazionarle dentro il percorso dell’Allegato al bilancio – ha commentato poi il capogruppo della Lega, Vincenzo D’Incecco – È la soluzione alle richieste dei problemi del territorio”.
“L’Allegato integra una serie di azioni previste nella macro programmazione con fondi Ue. Uno strumento che ci permette di arrivare ai piccoli Comuni spesso tagliati fuori. Anche loro hanno diritto a sentire la vicinanza della Regione. Tutte le aree sono state coperte, chi prima chi dopo, ha beneficiato, per le associazioni è ossigeno puro”, ha spiegato il capogruppo di Fi, Emiliano Di Matteo. (b.s.)
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