LISTE DI ATTESA, L’APPELLO DI COSENZA AL GOVERNO, “VIA NUMERO CHIUSO A FACOLTA’ DI MEDICINA”

DIRETTORE REGIONALE AGENZIA SANITARIA REGIONALE, "PRIORITA' E COLMARE CARENZA PERSONALE TE NEOLAUREATI. CONCORSI PER INFERMIERI VANNO DESERTI, E TANTI MEDICI ANDRANNO IN PENSIONE NEI PROSSIMI ANNI"

22 Settembre 2023 08:07

Regione - Sanità

L’AQUILA  “Inutile girarci intorno: le liste d’attesa in sanità sono dovute principalmente ai grandi errori di programmazione che sono stati fatti negli anni passati, che hanno portato oggi alla mancanza di personale, medico ed infermieristico. Pertanto auspico che il governo abolisca innanzitutto il numero chiuso nelle facoltà di medicina, una assurdità, vista la scarsità di personale che subiamo”.

L’appello arriva dal direttore generale della Agenzia sanitaria regionale, Pierluigi Cosenza, medico aquilano, dirigente della Asl provinciale dell’Aquila, esponente della Lega.

Un appello al governo amico, e che di fatto è in linea con la proposta di legge nazionale, da parte della Regione Campania guidata dal dem Vincenzo De Luca, che prevede a partire dal prossimo anno accademico 2024-2025, l’accesso  libero ai corsi universitari in Medicina e chirurgia, in Medicina veterinaria, in Odontoiatria e protesi dentaria e agli altri corsi universitari in ambito sanitario infermieristico, tecnico e della riabilitazione. Inoltre il Mur dovrà provvedere a rafforzare l’organico universitario e a redigere un nuovo quadro per le scuole di formazione specialistica entro il 2026

Lo scenario, anche in Abruzzo è quello fotografato dall’Agenas con il 28,5% degli utenti che rinuncia a curarsi per motivi economici o a causa delle liste d’attesa sempre più lunghe, in una situazione, solo per fare qualche esempio, in cui ci vogliono dai 5 ai 6 mesi di tempo per una visita medica specialistica, 1 anno di attesa per una colonscopia, oltre 10 mesi per una mammografia.





Anche la Corte dei Conti ha recentemente detto che in Abruzzo l’abbattimento dei tempi d’attesa delle prestazioni sanitarie deve rappresentare uno degli obiettivi prioritari, “soprattutto per gli effetti diretti su gran parte della popolazione, tanto da essere percepito come uno dei maggiori problemi nell’ambito dei servizi sanitari. Spesso lunghi tempi di attesa si traducono in rinuncia alla cura o in aggravio di condizioni di salute ovvero al ricorso alla sanità privata a pagamento”.

Per iniziare ad aggredire il drammatico problema la giunta regionale abruzzese ha approvato  a luglio l’aggiornamento del “Piano operativo per il recupero delle liste di attesa”, che tra le altre cose prevede  l’estensione degli orari di apertura e chiusura degli ambulatori nei giorni feriali e aperture domenicali, una ripianificazione delle prenotazioni ai cup e mediante call center, l’intensificazione del servizio di re-call, la riprogrammazione di visite ed esami già programmati per i percorsi diagnostico-terapeutici, l’inserimento di prestazioni in telemedicina.

Per Cosenza però occorre affrontare la vera causa dell’emergenza, che è appunto la scarsità di personale, perché non bastano i macchinari e le tecnologie, servono le persone che le sanno utilizzare, serve chi prende incarico i pazienti con un ritmo molto più serrato di ora.

Insiste dunque Cosenza: “il numero chiuso all’università non ha senso, i test d’ingresso sono di carattere generico, con domande di cultura generale, non validano l’effettiva predisposizione del candidato nella materia sanitaria. Al limite sarebbe molto più ragionevole pensare a un blocco, una selezione al primo o secondo anno, per chi non fa un tot di esame e non non ha le prestazioni ottimali”.

Ma non solo Cosenza auspica che il governo permetta gli specializzandi di essere assunti fin dal primo anno in ospedale, affiancati dai tutor”.





Anche perché incalza Cosenza “ancora non tocchiamo il fondo del barile, in prospettiva tantissimi medici andranno in pensione e non saranno rimpiazzati. Dunque la situazione peggiorerà ulteriormente. E con l’attuale personale a disposizione, la soluzione non potrà essere certo quella di incrementare i ritmi di lavoro. aumentare gli straordinari. Ma è chiaro che gli straordinari sono di carattere volontario, e non basta la leva economica mediante incentivi”.

C’è poi una crescente scarsità di infermieri. “A Castel di Sangro  – rivela Cosenza -, è stato fatto un bando a cui non si è presentato nessuno. E questo è un problema riguarda soprattutto il Centro Sud, compreso l’Abruzzo. Evidentemente chi decide di fare l’infermiere, punta alle regioni del Nord, o anche all’estero, dove gli stipendi sono più alti. La sanità abruzzese è la prima del Sud secondo tutti i parametri, ma resta un gap da colmare rispetto ad altre regioni del nord che sono più appetibili in termini di condizioni di lavoro e prospettive di carriera”.

Infine un altro problema che influisce indirettamente su quello delle liste d’attesa: “Per accedere ai posti apicali all’università di medicina, ha un peso solo il curriculum formativo. E così ci si può ritrovare a dirigere una clinica medica e chirurgica, si può diventare primario, solo perché si è prodotta una gran mole di articoli scientifici,  senza però aver mai aver visto un paziente”.  E questo incide negativamente nella capacità poi di organizzare i reparti e renderli pienamente efficienti”, conclude Cosenza.

 

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: