CHIETI – Confindustria chiede che lo Stato italiano entri in Stellantis, per equilibrare la presenza dello Stato francese nel gruppo e tutelare la filiera italiana dell’auto.
Una iniziativa che riguarda da vicino anche la automotive abruzzese, polmone economico regionale e che ha come punta di diamante la Sevel di Atessa, del gruppo Stellantis, che dà lavoro a circa 6mila persone, senza contare l’enorme indotto, il più grande stabilimento di veicoli commerciali leggeri d’Europa e dove viene prodotto il furgone Ducato. Sulla Sevel grava la minaccia, evocata dai sindacati, di trasferimenti di produzione in Polonia, dove Stellantis ha realizzato altri importanti stabilimenti.
Stellantis è il quarto gruppo automobilistico al mondo, nato dalla fusione tra Fca e Psa. Il colosso dell’auto conta 14 marchi, tra cui Fiat, Alfa Romeo, Peugeot e Citroën, e ha una presenza globale in 29 paesi. Ma il suo futuro in Italia preoccupa molti attori del settore, tra cui Confindustria, che ora propone una partecipazione dell0 Stato, tramite la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), una società controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha lo scopo di sostenere lo sviluppo del Paese. L’idea è che la Cdp acquisti una quota di Stellantis pari a quella dello Stato francese, ovvero il 6,2%, per avere lo stesso peso nelle decisioni strategiche del gruppo. In questo modo, si potrebbe garantire una maggiore rappresentanza degli interessi italiani e una maggiore tutela degli stabilimenti nazionali.
“La mancanza di un contrappeso istituzionale all’interno di Stellantis – commenta Il Sole24ore – rischia di penalizzare i produttori italiani proprio in una fase in cui il Gruppo guidato da Carlos Tavares riallineerà l’intera produzione sulla base delle piattaforme STLA. Nella nuova geografia produttiva del Gruppo, a Melfi sarà installata la STLA Medium, mentre a Cassino andrà la STLA Large”.
“L’obiettivo per gli industriali – riporta ancora Il Sole – è quello di portare l’interlocuzione ai livelli istituzionali più alti per aprire una fase di discussione su asset strategici come quello dell’auto. Consapevoli però che si tratta di una partita assai difficile”.
E c’è poi la garanzia sul futuro degli stabilimenti italiani di FCA, che potrebbero subire tagli e delocalizzazioni a causa della strategia di riduzione dei costi di Stellantis. Questo potrebbe mettere a rischio migliaia di posti di lavoro e la competitività della filiera italiana dell’auto, che vale il 20% del Pil nazionale.
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