L’AQUILA – Un progetto di legge regionale che a dispetto del suo titolo, “Norme a sostegno dell’economia circolare e di gestione sostenibile dei rifiuti”, contiene “passaggi pericolosi”, e “rischia di rappresentare di fatto una variante al Piano regionale dei rifiuti, con la possibilità di spostare senza criteri oggettivi, discariche da un territorio all’altro”, aprendo uno spiraglio “per allungare la vita per quegli impianti localizzati in cave in prossimità di centri abitati, falde, e aree agricole di pregio, che invece andrebbero chiuse una volta terminato il loro ciclo”.
La norma, a firma dell’assessore regionale all’Ambiente Nicola Campitelli, della Lega, ha avviato l’iter in commissione la settimana scorsa e a mostrare perplessità leggendo il testo oggetto di esame, caricato sul sito della Regione, è Augusto De Sanctis, agguerrito ambientalista abruzzese, portavoce del Forum H2O.
Il pdl, che potrà ovviamente subire modifiche e limature, è composto da 15 articoli, e intende “introdurre nella legislazione regionale norme ambientali ritenute necessarie per un corretto svolgimento delle attività di gestione integrata dei rifiuti urbani”. E ha il merito di programmare la riduzione e superamento dell’uso di prodotti monouso in plastiche non biodegradabili, avviando anche il progetto “Filiere virtuose”, e altre misure all’insegna della sostenibilità.
All’articolo 7 però si stabilisce che potranno essere ri-programmate le volumetrie degli impianti pubblici di smaltimento previsti dal Piano regionale dei rifiuti approvato nel luglio del 2018, che non risultano effettivamente realizzabili, a causa ad esempio di crisi societarie e perdita di titolarità pubblica. La localizzazione delle volumetrie alternative “sono individuate dal Servizio regionale competente che rimette all’Assessore delegato un’apposita relazione tecnica”.
Norma presentata come “una modifica non sostanziale alla pianificazione esistente ed alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in quanto non saranno modificati i limiti delle quantità complessive previste già ‘pesati’ e ‘valutati'”.
Novità che per De Santis è però da respingere al mittente.
“Se una discarica poniamo a Teramo non potrà più garantire le volumetrie calcolate nel piano, con precisi criteri, come quantità di produzione rifiuti e popolazione nel suo bacino territoriale, il Servizio Rifiuti della Regione potrà decidere, di fatto con ampia discrezione e per le vie brevi, dove dirottare quelle tonnellate di materiale – spiega De Sanctis -. Le capacità nel Piano regionale sono state però ‘tarate’ con un percorso logico sulla base della produzione provinciale, anche perché più lontano porti i rifiuti e più costano. Quindi così si smonta alla base il Piano e non sono chiari i criteri per scegliere un soggetto piuttosto che un altro, quando una scelta del genere significa anche assegnare affari per decine di milioni di euro e appesantire o alleggerire i vari territori”.
E incalza: “abbastanza ingenua e significativa anche la dichiarazione che tale variante al Piano rifiuti non è sostanziale. Non è che se chiami “discoteca” un cimitero, il cimitero diventa discoteca. E’ una variante bella e buona e questo obbliga a fare su di essa la Valutazione Ambientale Strategica ”.
Atro passaggio critico è all’articolo 9 che, semplificando, introduce modifiche ai criteri localizzativi per siti di cave “da destinare a impianti di smaltimento di rifiuti non pericolosi”. Introducendo una deroga per l’ampliamento di impianti di smaltimento rifiuti in cave per discariche di inerti, e rifiuti non pericolosi e per impianti di trattamento di inerti.
“Da quanto si legge – spiega De Santis -, sarò possibile ampliare un impianto per rifiutu anche in aree interessate da produzioni agricole di pregio, in aree con falda, a distanze da centri abitati e case sotto i 100 o 500 metri a seconda della tipologia di rifiuti e impianto, in prossimità di funzioni sensibili come asili, scuole, ospedali, da 200 a 1.000 metri a seconda della tipologia di rifiuti e impianto, e di aree a rischio idrogeologico elevato o molto elevato”.
Ovviamente il progetto di legge prevede un iter e requisiti precisi per questi ampliamenti, ma ragiona De Sanctis, “quello che a priori nel Piano rifiuti era impossibile, ora diventa solo ‘penalizzante’, cioè, in qualche modo si potrà anche fare. E viene così meno la ratio condivisibile del Piano, che era quella di evitare ogni allungamento della vita di impianti impattanti realizzati da tempo in aree ritenute sensibili, per arrivarle alla chiusura una volta terminata la loro capacità di esercizio, ora la soluzione del problema rischia di allontanarsi”.
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