MAFIA DEI PASCOLI IN ABRUZZO: LE IENE, “ASSALTO AI FONDI EUROPEI PER L’AGRICOLTURA”

4 Aprile 2024 08:59

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “L’Abruzzo è la regione d’Italia con il maggior numero di terre destinate al pascolo, gestite dai Comuni che attraverso delle aste le dovrebbero mettere a disposizione degli allevatori locali per far pascolare gli animali. Ma da diversi anni i terreni di questa regione vanno quasi esclusivamente a imprenditori del nord”.

Il tema della mafia dei pascoli in Abruzzo al centro del servizio di Gaetano Pecoraro e Nicola Remisceg andato in onda nella trasmissione televisiva di Italia1, Le Iene.

Dopo due anni di indagini, il 26 settembre scorso, è scattata la maxi–operazione “Transumanza”, condotta dalla Guardia di Finanza di Pescara, diretta e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (D.D.A.) della Procura dell’Aquila. Sono 75 i soggetti e gli enti coinvolti, con 25 misure cautelari personali, 16 perquisizioni e sequestri preventivi in esecuzione, anche grazie ai mezzi aerei del Reparto Operativo Aeronavale di Pescara, in tutta Italia, tra Abruzzo, Puglia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Lazio e Campania, per un giro di affari illecito su cui si sospetta anche la mano della “mafia foggiana”, visto il coinvolgimento di affiliati alle organizzazioni criminali del Gargano. (Qui il link)





E sono sei gli abruzzesi, o residenti in Abruzzo, indagati nell’inchiesta: Francesca Federico di Popoli residente a Navelli e Americo Pezzopane dell’Aquila, Luca Federico di Popoli, residente a Navelli, Renata Mysliwy polacca residente all’Aquila, Marina Casarin di Venezia, residente all’Aquila, Fabio Giuseppe Borda, di Saluzzo (Cuneo) e residente all’Aquila.

A parlare ai microfoni de Le Iene è stata Lina Calandra, docente di Geografia all’Università dell’Aquila: “Basta andare a Campo Imperatore dove ci sono migliaia di ettari di pascolo che potrebbero ospitare milioni di pecore e invece se andiamo in queste zone non vediamo quasi nulla”.

“L’interesse di questi imprenditori del nord non sarebbe l’allevamento del bestiame ma i fondi dell’Unione europea per l’agricoltura. Posso non produrre niente, anzi, non viene chiesto di produrre”, è stato sottolineato ancora nel servizio

“Per accedere ai fondi Ue un agricoltore ha bisogno di titoli, associati alla terra. Un titolo è uguale a un ettaro di terra. Ed è per questo che importanti imprenditori del nord si sarebbero riversati in Abruzzo, terra piena di pascoli, e avrebbero fatto incetta di terreni e di contributi europei. E dove ci sono i soldi, ci sono anche le mafie. Mafia pugliese e imprenditori del Nord, un mix esplosivo che avrebbe fatto di tutto per accaparrarsi tutto, anche con metodi violenti”.





Da qui la testimonianza dell’allevatore Dino Rossi, che ha visto la sua stalla andare a fuoco: “In fumo 50mila euro di pala meccanica con l’escavatore, oltre ai 5mila euro per risistemare tutto, e poi ho dovuto anche vendere le mucche e quindi contiamo la mancata produzione. Prima di questo episodio ho visto bruciare anche una rotopressa dal valore di 20mila euro. Quello è stato un altro avvertimento”.

E ancora un altro allevatore, che ha preferito restare anonimo: “hanno rubato due trattori da 70mila euro, una rotoballa da 50mila. Non davo fastidio a nessuno. Sono venuti degli allevatori e a loro serviva la terra”.

Secondo l’inchiesta della Guardia di Finanza, che ha prodotto 25 misure cautelari, ci sarebbe stato anche un altro modo per aggirare le regole: la creazione di società fittizie che ricondurrebbero sempre agli stessi imprenditori del nord.

Moltissime sarebbero intestate anche a dei prestanome, uno dei quali intervistato ha ammesso: “io non ho nessun ruolo”.

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